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Trump pronto a sostenere l’Italia nello scontro finale con l’UE?
di Cesare Sacchetti
Una missione istituzionale di 5 giorni iniziata dal sottosegretario di Stato Giorgetti lo scorso giovedì a Washington presso la sede dell’Heritage Foundation, il think-tank conservatore più vicino a Trump, e che si concluderà oggi all’ambasciata italiana, dove il Richelieu della Lega incontrerà Bill Lynn, amministratore delegato di Drs-Leonardo .
Il viaggio di Giorgetti a Washington sembra essere solo l’ultimo temporaneo capitolo di una serie di contatti avviatisi tra le opposte sponde dell’Atlantico sin dalle prime battute dell’avventura del governo giallo-verde.
Al primo viaggio ufficiale del presidente Conte alla Casa Bianca nel luglio dello scorso anno, ne ha fatto seguito un altro del sottosegretario alle Infrastrutture Siri, ricevuto a Washington dal consigliere economico di Trump, Larry Kudlow, e ora giunge da ultimo quello del sottosegretario Giorgetti.
Il dirigente leghista in questa batteria di incontri dovrà continuare ad allacciare il filo rosso del dialogo tra le due amministrazioni.
A Giorgetti di fatto non è stato dato solo il compito di consolidare i rapporti geopolitici tra Italia e USA, ma anche quello di intermediare per assicurare la realizzazione di alcuni importanti progetti che interessano le corporation statunitensi, su tutti quello dell’aeroporto di Taranto, dove la Space X di Elon Musk avrà il compito di sviluppare lo scalo pugliese.
La cooperazione Italia-USA seppur basata su probabili contrappesi e scambi che assicurino i mutui interessi dei due Paesi, sembra svilupparsi su basi completamente inedite da quelle del passato.
Il presidente Trump con il presidente del Consiglio Conte all’ONU
Il punto di incontro tra Italia e USA in questo frangente storico sembra trovarsi nel comune intento di colpire l’asse franco-tedesco che domina l’UE ormai in maniera sempre più oppressiva rispetto allo spazio di azione degli altri 25 stati membri.
I nuovi “nemici” di Washington
La nuova dottrina geopolitica di Trump sembra appunto essere descritta perfettamente proprio in uno dei documenti pubblicati dall’Heritage Foundation, intitolato “Un nuovo approccio all’Europa: gli interessi USA, i movimenti nazionalisti, e l’UE”, firmato da Theodore Bromund, uno dei ricercatori dell’istituto americano.
Washington ha rimesso al centro delle sue priorità la difesa degli interessi nazionali rispetto a quelli delle organizzazioni sovranazionali, e di conseguenza i “nemici” della Casa Bianca non sono più principalmente a Mosca, quanto a Bruxelles, capitale dell’UE.
In questo senso, come si legge nell’analisi, è giunto il momento per gli USA di “riconoscere che l’UE è un aperto e dichiarato nemico al ruolo assunto dagli Stati Uniti in Europa dal 1945.”
Se Washington dal 1945 ad oggi ha sempre avuto la ferma intenzione di assicurare e garantire la prosperità del processo di integrazione europeo a guida franco-tedesca, oggi la politica dell’America First rimette al centro lo stato nazionale nella conduzione dei rapporti internazionali.
Sono principalmente tre i fronti dai quali gli USA si sentono più minacciati da Bruxelles, come espone Bromund.
Il primo riguarda la volontà dell’UE di costruire una sorta di esercito europeo, in quello che appare come un tentativo di esautorare la NATO dal compito di provvedere alla difesa del vecchio continente.
Il secondo riguarda la funzione dell’euro. La moneta unica non è un mezzo per raggiungere la crescita economica, ma un fine per assicurare una sempre più fragile stabilità politica dell’UE.
Gli USA soprattutto non sono più disposti a tollerare il mercantilismo teutonico che proprio grazie alla moneta unica costruita su misura per l’economia della Germania, ha consentito alle grandi industrie tedesche di accumulare enormi surplus commerciali a discapito degli altri partner europei ed internazionali.
Il terzo invece si fonda sulla volontà di Bruxelles di costruire una sorta di frontiera comune dell’UE, con il preciso scopo di annullare i confini dei singoli stati nazionali europei, ridotti al ruolo di attore secondario anche sulla facoltà di scegliere chi ha diritto di entrare sul proprio territorio e chi no.
Gli USA pronti a sostenere l’Italia nello scontro finale con l’UE?
L’agenda della Casa Bianca quindi sembra coincidere su molti punti con quella del governo giallo-verde, in cerca di forti alleati per andare allo scontro con l’asse franco-tedesco dopo le elezioni europee del 26 maggio.
Se il Parlamento UE sarà costituito da una elevata rappresentanza sovranista, inizierà la battaglia più importante per conquistare la guida dell’organo esecutivo dell’Unione, la Commissione europea.
E sarà in questa inedita fase di scontro tra gli interessi franco-tedeschi e quelli di Roma, che il ruolo di Washington potrebbe risultare decisivo per consentire all’Italia un’uscita di sicurezza dall’unione monetaria in caso di probabile stallo.
Alcuni osservatori sostengono, non completamente a torto, che Washington non farà tutto questo per puro spirito di beneficenza, e sono noti gli interessi delle corporation statunitensi in Italia.
Se ad ogni modo, la sponda americana dovesse limitarsi a questo o alla realizzazione del TAP in Puglia, il vantaggio potenziale dell’Italia nei termini di recupero del proprio spazio di azione economico e geopolitico in Europa sarebbe di gran lunga superiore.
Un elemento comunque appare consolidato. Il rapporto Washington – Roma attuale non ha nulla a che vedere con il rapporto Washington – Roma dal dopoguerra fino al crollo del muro di Berlino.
Diversi erano gli interessi americani in quel periodo, volti principalmente ad assicurare la stabilità delle istituzioni comunitarie, diversi erano i nemici comuni in quell’epoca, non l’UE franco-tedesca ma l’URSS, e diversi infine i margini operativi attuali degli USA sull’Italia.
Le amministrazione presidenziali americane precedenti hanno ingerito spesso nella sfera degli affari italiani, mentre l’attuale amministrazione di Trump non sembra intenzionata a violare il perimetro di azione del governo giallo-verde.
Qualsiasi cosa accada dopo il 26 maggio, si può dire già ora con relativa certezza che i contatti tra le due amministrazioni si intensificheranno ancora di più.
Roma sta per giocarsi la sua partita più importante, e si prepara ad andare allo scontro con l’asse franco-tedesco con il sostegno della prima potenza mondiale.
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A quale prezzo ci sosterranno……… Qui sta il punto. Lo verremo a sapere dopo.
Lo stesso prezzo che abbiamo pagato nel dopoguerra, ovvero prosperità economica ma basi NATO. Se Francia e Germania avessero avuto un minimo di buonsenso non avrebbero lasciato che la Grecia morisse e l’Italia si avvicinasse al baratro.
Purtroppo queste due nazioni hanno classi dirigenti totalmente inutili, che funzionano solo dal punto di vista economico, fallendo sul resto.
O da un altro punto di vista, classi dirigenti che si arrogano il diritto esclusivo al nazionalismo, riservato appunto solo a Francia e Germania (io sono io e voi non siete ecc) mentre gli altri possono crepare.