Trump, il controllo della Federal Reserve Bank e la dedollarizzazione

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Categorie: Notizie

07/03/2025

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di Cesare Sacchetti

Alcuni la considerano giustamente come una sorta di spauracchio della finanza globale.

E’ la Federal Reserve Bank, la cosiddetta banca centrale degli Stati Uniti che in realtà non è mai stata una vera e propria banca centrare sin dall’inizio della sua fondazione, nel lontano 1913.

A volere la creazione di questa istituzione che non risponde direttamente e pienamente al governo degli Stati Uniti, furono principalmente le famiglie dell’alta finanza askenazita di New York che spinsero per fondare una istituzione governata in realtà da un manipolo di pochi signori della finanza.

A spiegare bene come la FED sia sempre stata nelle mani di famiglie quali gli ubiqui Rothschild, Rockefeller, Warburg, Kuhn,Loeb & Co e Morgan, che ormai si potrebbero definire come i soliti sospetti, è stato, tra gli altri, Eustace Mullins nel suo celebre saggio “I segreti della Federal Reserve”.

Le famiglie di banchieri che controllano la FED

La FED è strutturata in maniera tale infatti per far sì che siano questi i veri proprietari di questa banca centrale e il funzionamento di questa istituzione venne anche mostrato alla commissione bancaria del Congresso degli Stati Uniti, nell’agosto del 1976.

Sono 12 le banche che controllano la Federal Reserve Bank e gli azionisti di maggioranza di queste banche regionali sono proprio loro.

Sono gruppi bancari quali i defunti Lehman Brothers, la Chase National Bank, la Hanover National Bank, la First National Bank of New York, nelle quali appunto si trovano le partecipazione azionarie dei citati Rockefeller, Warburg, J.P. Morgan, fino a risalire alla casa madre di Londra, la famiglia Rothschild che si serve di diversi “partner” e agenti negli Stati Uniti in giro per il mondo per nascondere la reale entità della sua ricchezza, in omaggio alla “regola” del capostipite, Mayer Amschel.

Nel 1914 queste famiglie concepirono espressamente questa impalcatura che consentiva loro di avere quella che presto sarebbe divenuta la banca centrale più potente del mondo, in quanto detentrice della facoltà di emettere in maniera virtualmente illimitata la valuta di riserva del mondo, ovvero il dollaro americano.

Giscard D’Estaing chiamava questa condizione come un “esorbitante privilegio” ma in fondo l’ex presidente francese non era nella posizione di parlare molto della trave nell’occhio altrui perché anche nel suo ce n’era una altrettanto grande, come quella del dominio coloniale che la Francia ha continuato ad esercitare per decenni sull’Africa dopo la cosiddetta decolonizzazione degli anni’60, che non decolonizzò un bel nulla, ma soltanto cambiò la natura della precedente occupazione, rendendola persino più insidiosa e profonda attraverso lo sfruttamento economico dell’Africa.

Le élite della finanza ebraica hanno costruito una banca centrale che non fosse nelle mani dello Stato perché il capitalismo neoliberale si fonda tutto sulla facoltà di trasferire i poteri dello Stato dalle mani di questa entità a quelle di un ristretto gruppo di finanzieri che diventano in tal modo il nuovo Stato.

Il neoliberismo, in altre parole, è una privatizzazione strutturale dello Stato che non può avere luogo se non si prende prima il controllo della banca centrale.

Questo spiega perché sugli sciagurati libri di testo contemporanei scritti non da veri economisti, ma da agenti della Banca mondiale e del FMI, si professi il falso dogma della cosiddetta indipendenza delle banche centrali dallo Stato, che in realtà altro non vuol dire che indipendenza dallo Stato e dipendenza appunto dai mercati.

Gli Stati Uniti sono stati il caposaldo indiscusso del capitalismo finanziario e mai prima d’ora qualcuno aveva osato mettere in discussione tale totem.

John Kennedy: il presidente che voleva controllare la FED

Il solo presidente del secondo dopoguerra che osò addentrarsi nel potere della Federal Reserve Bank che si ergeva al di sopra di quello del governo è stato John Fitzgerald Kennedy.

Suo padre, Joe, con un passato a stretto contatto con la malavita negli anni’20 per via del traffico di liquori ai tempi del proibizionismo, aveva deciso di utilizzare quella ricchezza per aiutare la carriera politico di suo figlio e aiutare gli Stati Uniti ad emanciparsi da tale potere.

Nel libro di Michael Collins Piper, “Il legame mancante” viene riferito di un incontro tra Joe Kennedy, padre di JKF, e un imprenditore dell’epoca, DeWest Hooker, che voleva aiutare la carriera politica della famiglia nella speranza di liberare gli Stati Uniti dalla morsa della lobby sionista.

Joe in quel colloquio riconosce candidamente che tutta la sua vita è stata dedicata a combattere quel potere e che adesso tutta la sua sapienza era stata passata nelle mani dei suoi figli.

John Fitzgerald non era un presidente che andava di certo d’accordo con la finanza ebraica o con la lobby sionista.

Gli scontri tra lui e gli israeliani sono stati la causa che ha portato al suo assassinio a Dealey Plaza il 22 novembre del 1963, dopo il suo fermo rifiuto di non fermare il programma nucleare israeliano che, ad oggi, ha consentito allo stato ebraico di possedere illegalmente armi nucleari in Medio Oriente, anche se i suoi vicini non sembrano essere rimasti a guardare e pare si siano segretamente dotati negli ultimi tempi anch’essi di testate nucleari, come l’Iran, per avere a loro volta la facoltà di disincentivare gli israeliani dall’usare queste devastanti armi.

Il dollaro emesso da Kennedy recava in testa la scritta “Banconota degli Stati Uniti” e non “banconota” della FED

Kennedy però non voleva soltanto fermare il potere politico del sionismo, ma anche quello finanziario ed aveva in programma di tornare ad una emissione del dollaro da parte direttamente del Tesoro degli Stati Uniti senza dover passare dalla FED, nelle mani dei privati.

JFK non aveva altro in mente che il ritorno al celebre greenback di Abraham Lincoln, il presidente che esattamente un secolo prima di Kennedy aveva stabilito che avrebbe dovuto essere il governo a stampare il dollaro, in quantità virtualmente illimitata, fino a quando i bisogni dell’economia americana lo avessero ritenuto necessario.

I due uomini sono andati incontro allo stesso destino, uccisi da comitati d’affari massonici e finanziari estremamente potenti, perché avevano provato a fare quello che pochi altri presidenti avevano fatto, ovvero rendere finalmente gli Stati Uniti una nazione sovrana.

Donald Trump è certamente il presidente che ha raccolto la loro eredità e che è riuscito a compiere quello che i suoi due predecessori avevano fatto in una maniera meno aperta e dichiarata di Lincoln e Kennedy, ma i risultati però sembrano andare nella stessa direzione.

A far notare come Trump stesse segretamente in possesso della FED è stato un attento osservatore come Joe Lange, che in un articolo del 2023 aveva ricostruito le varie tappe del rapporto tra la banca centrale americana e Trump.

Tra i primi atti di Trump, c’è stato quello di nominare le due posizione lasciate vacanti del consiglio di amministrazione della FED dal suo predecessore, Obama, che probabilmente mai avrebbe immaginato di vedere sconfitta Hillary Clinton per mano del candidato repubblicano.

Non lo immaginava nessuno in realtà perché sia a Washington che a Wall Street erano molto sicuri che si sarebbe insediata l’ex segretario di Stato americano e che si sarebbe viaggiati a rapidi passi verso la governance globale, ma com’è noto non è andata così.

Trump si insedia, e non appena inizia il suo mandato si dimettono altri 3 membri del consiglio direttivo della FED, e questo gli consente di nominare ben 5 uomini in quell’organismo, e questo certamente costituisce un problema per l’alta finanza perché il presidente che c’è alla Casa Bianca è uno che vuole utilizzare i suoi poteri e vuole controllare e influenzare l’operato della FED.

Il presidente Trump nomina Powell governatore e questo gli consente di nominare un altro membro del consiglio direttivo perché Powell sedeva anche lui in questo organismo e così si è aperta un’altra posizione vacante.

La FED viene così a poco a poco “occupata” dal nuovo presidente ma la svolta più interessante si ha nel 2020, quando inizia la famigerata farsa pandemica.

I vari governatori degli Stati iniziano a chiudere le varie attività economiche e questo provoca una forte recessione nel Paese, a causa della stagnazione fermata delle imprese.

Trump ne approfitta per fare una mossa che non risulta avere precedenti e che già all’epoca suscitò lo sconcerto della nota testata finanziaria Bloomberg, uno dei vari portavoce della finanza anglosionista.

Il presidente ricorse nel marzo del 2020 ad uno strumento chiamato come Special Purpose Vehicle, che letteralmente si tradurrebbe come veicolo per uno scopo speciale, ma è la stessa Bloomberg che, allarmata, spiegò, quanto accaduto.

La Fed finanzierà uno Special Purpose Vehicle (SPV) per ogni acronimo per condurre queste operazioni. Il Tesoro, attraverso l’Exchange Stabilization Fund (ESF), effettuerà un investimento azionario in ogni SPV e si troverà in una posizione di  perdita primaria”. Cosa significa? In sostanza, il Tesoro, non la Fed, sta acquistando tutti questi titoli e si sta facendo carico dei prestiti; la Fed sta agendo come banchiere di ultima istanza e fornendo i finanziamenti necessari. La Fed ha assunto BlackRock Inc. per acquistare questi titoli e gestire l’amministrazione degli SPV per conto del proprietario, il Tesoro. In altre parole, il governo federale sta nazionalizzando ampie fasce dei mercati finanziari. La Fed sta fornendo i soldi per farlo. BlackRock si occuperà delle negoziazioni. Questo schema essenzialmente fonde la Fed e il Tesoro in un’unica organizzazione. Quindi, ecco il nuovo presidente della Fed, Donald J. Trump.”

Lange rileva correttamente come in origine l’ESF fosse uno strumento nato nel 1934 per consentire al governo di investire nei mercati valutari, e in seguito è stato riconvertito per elargire aiuti e prestiti alle banche centrali stranieri.

Trump lo ha riconvertito nuovamente. Si è servito dell’ESF per trasferire parti dell’economia americana in forte difficoltà direttamente nelle mani del Tesoro americano e la FED, forse per la prima volta dal dopoguerra, ha assunto le vere funzioni di una banca centrale che finanzia il deficit dello Stato a favore dell’economia americana.

Gli argini da allora sembrano essere stati rotti perché la Federal Reserve non sembra essere più tornata ad essere quella che un tempo lasciava affondare i risparmiatori americani e correva in soccorso invece dei vari predatori di Wall Street, come accaduto, ad esempio nel 2008, quando il fallimento di Lehman Brothers provocava un terremoto nell’economia mondiale, ma i computer della FED creavano moneta invece per salvare i colossi della finanza, e non la classe media americana devastata da quel crollo finanziario.

Un economista “al di sopra di ogni sospetto” come Milton Friedman, famigerato falco neoliberista, in uno dei suoi rari momenti di sincerità affermò che l’altra grande crisi del 1929 era stata espressamente provocata dalla decisione della FED di restringere la liquidità immediatamente prima del crollo.

Le banche centrali sono come un rubinetto. Se ad avere questo rubinetto sono gli uomini dell’alta finanza, allora questo si chiuderà quando ci sarà bisogno di liquidità per i piccoli risparmiatori, mentre si aprirà a profusione quando si tratterà di correre in soccorso degli squali del mondo bancario newyorchese e londinese.

L’era Trump sembra aver messo chiaramente fine allo status storico della FED, soprattutto se si pensa che la banca centrale americana non è in corsa in soccorso delle varie banche investite dalla crisi.

La decisione del 2023 di alzare i tassi da parte della Federal Reserve non aiutò certo banche come la celebre istituzione bancaria della Silicon Valley Bank, i cui clienti si videro costretti a ritirare i propri soldi per far fronte agli aumentati costi dei prestiti.

La Silicon Valley Bank era proprio una di quelle banche nelle mani degli onnipresenti fondi di investimento dei Rothschild, quali Vanguard e BlackRock, e quindi ci si sarebbe dovuto aspettare sulla carta un intervento della banca centrale americana.

La FED invece non mosse un dito per salvare questi colossi. Li lasciò affondare.

Anche alla First Republic Bank toccò la stessa sorte, e dovette intervenire JP Morgan per acquistarla perché il paracadute della banca centrale anche in quel caso rimase strettamente chiuso.

La storia recente ha chiaramente portato la Federal Reserve a non essere più la riserva illimitata di liquidità che era fino a 10 anni fa per il conglomerato di Wall Street.

Se Trump non è arrivato ad una vera e propria nazionalizzazione diretta dell’istituto, si può dire che ha utilizzato altri strumenti indiretti per avere un controllo più stringente sulla FED e iniziare a fare in modo che questa banca centrale da tesoriere dell’alta finanza diventasse invece tesoriere del governo americano che ha bisogno di creare spesa pubblica per sostenere l’economica.

Questo dimostra, tra le altre cose, come Donald Trump non sia affatto un neoliberista come alcuni suoi detrattori amavano definirlo.

Un neoliberista non avrebbe mai di fatto utilizzato strumenti legislativi per fondere la FED e il Tesoro e costringere la prima a salvare le piccole e medie imprese in difficoltà a suon di vere e proprie nazionalizzazioni.

Un neoliberista avrebbe lasciato agire la fantomatica “mano invisibile” del mercato che non avrebbe fatto altro che spazzare via le varie imprese, fagocitate dalle varie corporation che avrebbero assunto dimensioni ancora più grosse di quelle prima della crisi.

Trump sembra essere riuscito a compiere questo ultimo passaggio e se ancora non si può parlare di nazionalizzazione vera e propria, è certamente un processo che va nella direzione giusta e anche dalle parti di Harvard, l’ateneo simbolo dell’establishment americano, sono molto preoccupati che la cosiddetta indipendenza della FED in questo mandato di Trump possa definivitamente terminare.

La liberazione degli Stati Uniti era fatta di diversi passaggi e tra questi c’era indubbiamente quello di togliere alle famiglie della finanza ebraica di New York e Londra il potere di controllare la FED americana, che consentiva a questi gruppi di avere la possibilità di creare moneta in maniera illimitata.

Si spiega così anche qualcosa che fino a qualche tempo fa era impensabile. La famiglia Rothschild che sedeva su immense fortune è stata costretta negli ultimi anni a mettere all’asta i pezzi pregiati della propria collezione d’arte, qualcosa che i banchieri originari di Francoforte non avrebbero di certo fatto se non avessero avuto davvero bisogno di liquidità.

La piovra sembra davvero annaspare a questo giro e continua a perdere pezzi.

La dedollarizzazione: l’ultimo chiodo sulla bara della finanza globale

A chiudere il cerchio manca soltanto un ultimo tassello. Manca appunto la dedollarizzazione definitiva e nonostante le dichiarazioni recenti di Trump sul dollaro, l’ultima delle cose che il presidente ha intenzione di fare è fermare appunto la fine dello status del dollaro come valuta di riserva globale.

La dedollarizione nel corso degli ultimi anni

Il presidente vuole infatti abbattere l’enorme deficit commerciale americano e se i dazi sono certamente un ottimo modo per riequilibrare la bilancia dei pagamenti, ancora di più lo è togliersi dalle proprie tasche quella valuta che un tempo tutti volevano per pagarsi le importazioni.

I BRICS, quindi, stanno facendo proprio quello di cui Trump ha bisogno ma il presidente è uomo astuto e per ingannare i mezzi di comunicazione, nelle mani proprie della finanza di New York e Londra, ogni tanto rilascia qualche dichiarazione contro il mondo multipolare per confondere le acque e sfuggire all’accusa da parte dei media di essere troppo “filorusso”, ma poi puntualmente è con i Paesi di questo blocco che interloquisce, mentre punisce quelli ancora nelle mani di tale apparato, quali Canada, Messico ed Unione europea.

Il futuro sarà in conclusione molto più equilibrato del passato. Non solo non ci sarà più lo strapotere militare dell’impero americano, ma non ci sarà più nemmeno il suo potere finanziario che nel corso dei decenni è stato utilizzato come una mannaia per punire i vari nemici di Israele e della lobby sionista americana.

Trump assieme a Putin hanno portato il mondo nell’era del ritorno degli Stati nazionali e nell’era dove non ci sarà più il dominio di una valuta su tutte le altre.

Il secolo della finanza askenazita sta davvero finendo.

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17 Commenti

  1. Massimo

    Ciao Cesare.Mi puoi dire se è una notizia falsa o meno e del perché di questa operazione? Secondo Epoch Times , Blackrock avrebbe comprato ( o sta tentando) di acquisire tutti i porti di Panama per un valore di 23 milioni di dollari.Questa notizia sarebbe in contrasto con ciò che afferma Trump perché significherebbe che sono ancora molto attivi in materia di liquidità e le banche aprirebbero le cassaforti.

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    • La Cruna dell'Ago

      Salve Massimo, il fondo BlackRock sembra agire più su indicazione del Tesoro ora. Anche lì pare esserci stato un intervento di Trump.

      Rispondi
  2. Massimo

    …sono 23 miliardi ..ho riportato milioni.

    Rispondi
    • GIORGIO MARIA BORGATO

      Salve , Massimo , .. è vero .. anch’io su questa ‘spesa’ di 23 miliardi da parte di Black Rock salutata da Trump come una personale vittoria , ho perso qualche ‘certezza’ sulle parti in causa .. L’articolo dell’amico Sacchetti , mi ha aperto gl’occhi . . sto iniziando a capire la genialità di Trump . .

      Rispondi
  3. Sara

    Splendido articolo, molto molto tecnico, da leggere con calma perché certi meccanismi non sono proprio intuitivi.

    grazie, con stima

    Sara

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  4. softlyfestb109dcdac8

    Congratulations Mr. Sacchetti. Excellent article. To be read and digested during weekend. Again fabulous analisys of Trumpnomics. 🎯

    Rispondi
      • Veronica

        Articolo dettagliato, speriamo però cambi veramente le nostre condizioni.
        Ha visto che la lady Aspen e’ concorde con l’ art 5 della nato?

        Rispondi
  5. Salvatore

    buongiorno Cesare, ottimo articolo, come sempre. Ma mi sembra che ci sia un refuso:
    “…dopo il suo fermo rifiuto di fermare il programma nucleare israeliano…”
    non dovrebbe essere, piuttosto:
    “…dopo il suo fermo proposito di fermare il programma nucleare israeliano…”.
    Grazie

    Rispondi
    • La Cruna dell'Ago

      Grazie Salvatore. Sì, avevo già sistemato. Grazie per la segnalazione.

      Rispondi
      • ALICE

        Buongiorno Cesare,

        quindi, ad oggi, gli Stati Uniti non devono più sottomettersi allo strozzinaggio alle aste dei titoli di stato?

        Un articolo fondamentale, oltre ad essere sionista, si rimprovera sempre a Trumpone di non aver nazionalizzato la FED. Complimenti, articoli da storico come questo sugli altri canali non esistono. Grazie di Cuore

        Alice.

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        • La Cruna dell'Ago

          Ciao Alice, ti ringrazio. Il controllo della FED è sempre più stringente, quindi non escluderei che prossimamente il Tesoro ordini alla FED di comprare i titoli al tasso indicato dal primo.

          Rispondi
  6. Gabriele

    Ottimo articolo.
    Ovviamente però non si capisce il perché tutti questi eventi non abbiano però portato nessuno cambiamento economico positivo nella vita delle persone,qui come anche in America vi sono ancora gli stessi problemi economici di prima senza stravolgimenti positivi a favore di un comune cittadino.
    Dal momento che la Fed ha perso il potere nessuno si e’ accorto di nulla proprio perché per noi non e’ cambiato appunto….nulla……
    Va bene quello che ha fatto Trump, va benissimo, ci mancherebbe, ma quindi a noi che ci viene di buono in tasca/nel portafoglio?
    Saluti

    Rispondi
  7. Silvio

    circostanza casuale ,pare che i banchieri che si opponevano alla costituzione della Fed ,persero la vita sul Titanic….

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  8. Mario Antonio Ciancio

    Articolo magnifico che mi piacerebbe far leggere a Fabio Bonciani che da grande esperto di economia quale pretende di essere a cercato di farci bere la panzana che negli Stati Uniti il governo siccome controlla la politica fiscale controlla anche la politica monetaria. Il solito cialtrone della MMT.

    Rispondi
  9. Frank

    Se non lo eliminano, il piano potrebbe (forse) anche funzionare. Per quanto riguarda Panama, i CInesi hanno venduto. incassando adeguatamente e, probabilmente in tempi non molto lunghi, attiveranno la costruzione di una alternativa in Nicaragua; trattative molto avanzate con il governo Nicaragueno: canale 2 il ritorno.

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