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Per i giudici svedesi lo stupro non è un reato molto grave
di Cesare Sacchetti
A quanto pare presto lo stupro in Svezia sarà depenalizzato. Non si tratta di una semplice provocazione, ma di quello che è possibile dedurre da quanto accaduto recentemente in un’aula di tribunale della Corte distrettuale di Uppsala.
Qui si è appena celebrato un processo che vedeva imputato un migrante eritreo di 19 anni entrato nel paese con lo status di richiedente asilo.
L’uomo è stato arrestato lo scorso 9 dicembre nella città di Uppsala, a pochi passi dal centro, dove ha aggredito una donna spingendola contro un muro per poi abusare di lei.
I giudici della Corte hanno deciso di comminare una pena piuttosto lieve nei confronti dell’eritreo che è stato condannato a 15 mesi di carcere.
In Svezia però vige la cosiddetta norma dei “due terzi” secondo la quale è possibile applicare agli imputati sconti di pena pari appunto a due terzi della condanna inizialmente inflitta.
In questo caso quindi l’uomo farà solamente 10 mesi di carcere e poi sarà libero di camminare tranquillamente per le strade della Svezia senza nemmeno rischiare l’espulsione.
Il procuratore che rappresentava la pubblica accusa ha chiesto ai giudici della Corte distrettuale di infliggere una pena maggiore all’imputato e il conseguente allontanamento dal paese una volta trascorso il periodo in carcere, ma i togati svedesi hanno deciso in senso contrario.
Secondo questi, la natura del reato commesso dall’eritreo “non è molto grave” e la sua permanenza in Svezia “non costituisce alcun pericolo per l’ordine pubblico.”
Nel dispositivo della sentenza, i giudici scrivono che in base alle valutazioni dell’ufficio immigrazione svedese “l’uomo è a rischio di persecuzione in caso di una sua espulsione in Eritrea” e conseguentemente un suo rimpatrio metterebbe a rischio la sua sicurezza e la protezione dei suoi diritti umani.
Sembra dunque che al primo posto per i membri della Corte di Uppsala venga in primo luogo la sicurezza dell’uomo e non quella delle donne che potrebbero essere nuovamente abusate dall’eritreo una volta che questo sarà rilasciato.
Il solo fatto che un rifugiato o un richiedente asilo commetta un crimine dovrebbe portare all’immediata considerazione di un suo allontanamento dal paese ospitante per aver dimostrato di non meritare la protezione umanitaria che gli era stata concessa inizialmente.
Appare ancora più sconvolgente il fatto di non considerare pericoloso un uomo che stupra così platealmente una donna nel pieno centro cittadino senza nemmeno curarsi di poter essere colto in flagrante.
Delle considerazioni che evidentemente non sono state fatte dai togati svedesi che hanno decretato una sorta di depenalizzazione de facto del reato di stupro e una riabilitazione sociale dello stupratore che non rappresenta più un pericolo per la sicurezza pubblica.
Oggi i richiedenti asilo o i rifugiati che sono intenzionati a commettere degli stupri sanno che non incoreranno nell’espulsione perchè la loro “sicurezza” viene prima di quella delle loro vittime.
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