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Cesare Sacchetti

L’UE pronta a sottrarre agli stati nazionali 56 miliardi di euro del signoraggio

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Categorie: Notizie

29/03/2018

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di Cesare Sacchetti

La Commissione UE ha allo studio un blitz per impossessarsi dei proventi del signoraggio monetario e tamponare così il buco dei fondi mancanti versati dalla Gran Bretagna dopo la Brexit.

L’operazione viene descritta nei dettagli dal Financial Times, che cita direttamente fonti interne alla Commissione UE, secondo le quali è al vaglio questa ipotesi per sopperire ai fondi che Londra non verserà più un volta uscita dall’UE.

Come funziona il signoraggio

Sostanzialmente, il signoraggio monetario non è altro che i proventi generati dall’emissione di moneta di una banca centrale. In questo caso è la Bce che crea moneta e ridistribuisce i profitti generati da questa emissione verso tutte le banche centrali nazionali dei 19 paesi dell’eurozona.

Ognuna di queste possiede una quota maggiore o minore dell’istituto di Francoforte, in proporzione del capitale di sottoscrizione versato.

Per capire come funziona il meccanismo del signoraggio, basti citare un esempio pratico di creazione di moneta cartacea. La Bce, in questo caso, stampa una banconota dal valore nominale di 10 euro dal costo ipotetico di emissione cartacea di 10 centesimi di euro.

Il reddito monetario, tolto il costo di produzione, generato da questa operazione per la Bce corrisponde a 9,90 euro, una somma che poi viene prestata alle banche commerciali dei paesi dell’eurozona al tasso di interesse  stabilito ufficialmente da Francoforte.

Gli utili di questa operazione, come prevede lo statuto della Bce, vanno girati poi alle banche centrali nazionali dei 19 paesi dell’eurozona in proporzione della quota di capitale detenuta da questi. Nel caso dell’Italia, terzo contributore della Banca centrale europea, è il 12,31% detenuto dalla Banca d’Italia.

La Banca d’Italia stessa precisa come viene ripartito l’utile da signoraggio monetario, regolato dall’art.38 dello statuto della banca centrale italiana, secondo il quale, almeno il 54% di questi profitti va versato nelle casse dello Stato.

In larga parte, quindi il profitto che deriva dal reddito monetario va nelle casse dello Stato, attraverso il ministero del Tesoro, e l’operazione che hanno allo studio a Bruxelles significherebbe violare apertamente lo statuto della Bce e sottrarre agli stati membri dell’eurozona gli utili del signoraggio.

L’UE vuole impossessarsi del reddito da signoraggio

Secondo le stime della Commissione UE, i redditi complessivi da signoraggio dei 19 paesi per i prossimi 7 anni ammontano a circa 56 miliardi di euro. Una cifra che spetta di diritto alle banche centrali nazionali dei paesi dell’eurozona verrebbe di fatto sottratta alla disponibilità degli stati appartenenti alla moneta unica.

Il Financial Times scrive che la Commissione ha allo studio una formula simile in quanto “è un modo rapido per generare denaro per il bilancio comune UE dal momento che i membri più ricchi, come Olanda e Austria, si rifiutano di versare più contributi al bilancio di 1 trilione di euro dell’UE, dopo l’uscita della Gran Bretagna.”

Secondo il quotidiano britannico, sarebbero già iniziate delle negoziazioni dietro le quinte tra rappresentanti di alcuni paesi dell’eurozona per trasferire di comune accordo i redditi da signoraggio nelle casse di Bruxelles.

Nel caso dell’Italia, se si prende ad esempio il bilancio di Bankitalia del 2015, la quota di utile netto spettante allo Stato è stata di 2.157 milioni di euro, somma finita per l’appunto nelle casse del ministero del Tesoro.

La stessa Bce ha già chiarito che per autorizzare questa operazione è necessario un cambiamento al suo quadro legislativo di riferimento perchè attualmente “le banche centrali nazionali distribuiscono i redditi da signoraggio, nel rispetto della loro legislazione, ai loro azionisti che sono i ministeri del Tesoro.”

Il fatto rimane uno solo: quel reddito non appartiene giuridicamente all’UE, ma alla Banca d’Italia e allo Stato Italiano. Viene utilizzato per pagare, tra l’altro, stipendi e pensioni, e se lo Stato viene privato di quella cifra, dovrà attingere altrove per far quadrare i conti.

L’Italia è già in passivo rispetto ai contributi versati a Bruxelles, e se dovesse passare una soluzione simile, sarebbe l’ennesima gabella versata per mantenere in piedi la costosissima macchina dell’UE. Si parla spesso di tagliare i costi della politica, ma non si parla mai di tagliare i costi di Bruxelles, pagati a peso d’oro dall’Italia.

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