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Cesare Sacchetti

L’omicidio rituale della famiglia Romanov da parte dei bolscevichi

12/09/2024

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di Cesare Sacchetti

La Russia non può chiudere con il suo passato senza prima essersi guardata dentro.

E il passato della Russia è fatto di dolore, sangue e martiri

La Russia per larga parte del secolo scorso è stata la nazione dalla quale si sono diffusi gli errori che poi hanno procurato altrettanto dolore e altrettanta morte in molti altri Paesi.

Sono gli errori del comunismo come disse la Madonna a Fatima nel 1917, che lasciò precise istruzioni alla Chiesa Cattolica sulla rivelazione dei suoi tre segreti o sulla terza parte del segreto, a seconda delle differenti letture degli esperti, che sono state purtroppo fino ad ora disobbedite.

La Madonna chiese alla Chiesa di consacrare la Russia al Cuore Immacolato per evitare che questa continuasse ad essere piagata dal comunismo e per evitare che tale piaga si diffondesse altrove.

La Chiesa non ascoltò e non obbedì, tantomeno rivelò la terza parte del segreto di Maria nella quale si parlava espressamente dell’apostasia che avrebbe colpito la Chiesa Cattolica.

A Giovanni XXIII spettava il compito per primo di obbedire alle richieste della Madonna che disse che la terza parte avrebbe dovuto essere rivelata entro il 1960, richiesta che non venne accolta da Roncalli, iniziato alla massoneria, poiché, ai suoi occhi, obbedire ai comandi della Vergine sarebbe stato un atto di autoaccusa.

Nemmeno gli altri pontefici obbedirono alla Vergine e ognuno di essi si è fatto portavoce di eresie e di apostasie che rinnegano l’autentica tradizione millenaria della Chiesa Cattolica.

La Russia ancora oggi attende la sua consacrazione al Cuore Immacolato, nonostante oggi essa non c’entri nulla contro l’insanguinata e sanguinaria URSS fondata dai bolscevichi.

Il sangue scorre sin dal principio sulla rivoluzione bolscevica, poiché dietro di essa non esisteva alcuna volontà di risollevare le sorti del proletariato russo, ma quella piuttosto di sottometterlo e di massacrarlo, in quanto cristiano e odiato dai comunisti russi, in larghissima parte di origine ebraica.

Erano di origini askenazite Lenin, Trotskij, Zinoviev, Kamenev e tanti altri nomi protagonisti della rivoluzione che ricevevano ingenti finanziamenti  da parte di Jacob Schiff e Paul Warburg, esponenti di primissimo piano della finanza di New York, il posto dove sulla carta meno ci si attenderebbe un sostegno al comunismo, ma soltanto se si resta da una visione superficiale dell’analisi storica e politica.

Il comunismo, sin dagli esordi, ha goduto del sostegno della finanza rothschildiana che ha finanziato le due internazionali tenutesi nel 1800, e ha avuto anche l’appoggio indiscusso della massoneria, tanto che questa partecipò alla stesura del manifesto del partito comunista ben prima che Karl Mark e Friedrich Engels, filosofi politici tedeschi di origine ebraica, lo pubblicarono nel 1848.

La rivoluzione del 1917 e l’arresto dello zar Nicola II

Uno degli eventi più insanguinati con i quali la Russia ancora sta facendo i conti alla ricerca di tutta la verità sulla rivoluzione bolscevica è l’eccidio dello zar, Nicola II, e della sua famiglia, composta dalla moglie Alexandra Feodorovna e dai suoi figli Olga, Tatiana, Maria, Anastasia, e Alexei.

Lo zar Nicola e la sua famiglia

Nella Russia imperiale dell’epoca regna il caos e il disordine e lo sconforto è diffuso per le perdite che il Paese stava attraversando al fronte nella prima guerra mondiale, nella quale la Russia si trovava schierata contro gli imperi centrali e a fianco delle potenze Occidentali.

Le dure condizioni portate dalla guerra si rivelano lo scenario ideale per personaggi quali Jacob Schiff che già nel 1905 avevano tentato, senza riuscirci, di rovesciare lo zar per mettere al suo posto il solito manipolo di comunisti assassini.

Stavolta l’occasione era davvero propizia e le condizioni erano ideali per farlo. I rivoluzionari trovano il terreno fertile per spingere verso l’abdicazione Nicola II nel marzo del 1917, il quale sarà sostituito da un governo provvisorio guidato prima dal principe Lvov e  poi nei mesi precedenti la rivoluzione d’Ottobre da Alexander Kerensky , un avvocato russo anch’egli di origini askenazite.

Kerensky ebbe un ruolo decisivo nella successiva rivoluzione d’Ottobre e si può dire che senza di lui questa non avrebbe mai avuto successo, in quanto fu l’allora primo ministro russo a consentire il rimpatrio di tutti i bolscevichi che erano stati espulsi dallo zar negli anni precedenti e ai tempi della prima rivoluzione del 1905.

Le forze del caos hanno sempre degli alleati interni per riuscire nei loro piani e Kerensky si è rivelato una loro potente sponda, anche considerato il fatto che fu sempre lui a ordinare l’arresto dello zar Nicola II nel marzo del 1917 quando l’avvocato russo ricopriva il ruolo di ministro della Giustizia prima di diventare egli stesso primo ministro nel luglio successivo.

Apparentemente a spingere per l’arresto e la caduta della monarchia in Russia, oltre alle citate forze finanziarie di New York, fu il loro alleato politico, il governo di Londra, che temeva che lo zar potesse firmare una pace separata con la Germania e mandare così definitivamente all’aria gli sforzi bellici della Gran Bretagna, che sotto il governo di David Lloyd George e del ministro Balfour, autore della famigerata dichiarazione rivolta a Lord Rothschild, era già nelle mani della lobby sionista che volevano che il conflitto proseguisse per far cadere l’impero Ottomano e impossessarsi della Palestina e, al tempo stesso, per liberarsi della vecchia nemesi della Russia zarista imperiale.

E’ noto che purtroppo entrambi i propositi ebbero successo. La macchina della sovversione era potente e la via di salvezza che era stata offerta dalla Madonna a Fatima non venne purtroppo ascoltata.

Kerensky prepara il terreno per la presa del potere dei bolscevichi che inizieranno il loro regno di sangue e di terrore che porterà al massacro di tantissimi cristiani e alla chiusura delle chiese.

Il vero grande obiettivo però era lo zar. I bolscevichi non volevano che Nicola II restasse in vita perché temevano che la sua figura avrebbe potuto rappresentare quel simbolo di resistenza e di fedeltà alla patria e alla fede cristiana che avrebbe potuto rovesciare a sua volta il governo bolscevico.

La famiglia reale viene detenuta nel 1918 nella celebre Ekaterinburg, che poi prenderà il nome di Sverdlovsk, in “omaggio” ad uno dei carnefici della famiglia reale, il bolscevico ebreo Sverdlov.

I bolscevichi e i comunisti erano talmente megalomani che amavano dare alle città i loro nomi come accadde anche  San Pietroburgo divenuta Leningrado per poi tornare nuovamente al nome antico una volta caduto il muro di Berlino.

Il massacro della famiglia reale: un rito talmudico?

La storia della strage della famiglia reale però non è stata raccontata al grande pubblico poiché essa nasconde un lato ritualistico e occulto che i media la storiografia liberale non vogliono far conoscere.

Il massacro fu voluto da Lenin in prima persona e dal citato Sverdlov, e probabilmente dallo stesso Trotskij, anche se questi nei suoi diari negli anni’30 scrisse che non era stato informato nemmeno dopo i fatti nonostante ci fosse stata una riunione subito il giorno dopo tra i vertici bolscevichi, alla quale lui prese parte, e questo inficia di molto la sua testimonianza e il racconto del suo diario.

Il giorno prima del massacro, il 16 luglio del 1918, venne in gran segreto un treno speciale da Mosca a Ekaterinenburg, sul quale viaggiava un rabbino che si premurava di coprirsi il volto per non farsi riconoscere.

Il rabbino, come racconta l’autore inglese Mike Walsh, venne accolto con il massimo riguardo, a dimostrazione che i bolscevichi erano molto lontani dall’essere “asettici” in termini di fede, quando al contrario, molti di essi, erano ebrei praticanti e osservavano anche le prescrizioni del Talmud, come nel caso di Iona Yakir, comandante dell’armata rossa che sotto la sua divisa portava la tipica veste ebraica chiamata Tzittzit.

Iona Yakir

Il rabbino venne per uno scopo preciso, ovvero quello di scrivere quegli strani simboli cabalistici ed esoterici che sono stati trovati sul muro della stanza nella quale è stato massacrato lo zar con la sua famiglia.

A parlare di questi simboli è stato, tra gli altri, uno dei primi ad indagare sulla strage, il giornalista britannico Robert Wilton, che riferì, già nel 1919, che sul muro della casa di Ipatiev dove avvenne il massacro erano presenti questi simboli ““1918 года” , l’anno 1918, assieme alla sequenza numerica “148467878 р” and “87888”.

Oltre a questa sequenze numeriche sui muri sono state trovate anche queste scritte che sono una citazione del poeta tedesco di origini ebraiche, Henrich Heine.

Le scritte trovate sui muri dove avvenne il massacro della famiglia reale zarista

“Belsatzar ward in selbiger Nacht / Von seinen Knechten umgebracht”.

Questa frase si traduce in “Belsatzar è stato, la stessa notte, ucciso dai suoi schiavi” e ciò appare essere un chiaro riferimento a Baldassar, il re babilonese di cui si narra anche nella Bibbia e al quale venne annunciata la propria disfatta attraverso un messaggio sul muro.

Gli assassini dello zar volevano mandare un messaggio simile, a quanto pare. Nicolas II era il re che andava ucciso ai loro occhi in quanto colpevole di aver oppresso gli ebrei in Russia.

La lettera N nel messaggio è stata scritta, come si può vedere nell’ingrandimento, in tre lingue differenti, quali l’ebraico, il samaritano e il greco.

Ad aiutarci meglio nella decodifica di queste lettere e dei suoi significati esoterici è l’autrice Leslie Fry che nel suo libro “Waters Flowing Eastward: The War Against the Kingship of Christ “ dedica un capitolo alle scritte rinvenute sul muro della casa di Ipatiez.

Leslie Fry spiegò che attraverso l’interpretazione della cabala e del Talmud ebraico, il messaggio che viene ricavato dalla lettura di quelle lettere è il seguente.

“Qui il re è stato colpito al cuore come punizione per i suoi crimini.”

Non c’è dubbio che chiunque abbia scritto quel messaggio avesse una conoscenza profonda dei citati testi “sacri” dell’ebraismo moderno che hanno sostituito la torah, ovvero la legge mosaica dell’Antico Testamento.

Gli assassini che diressero il massacro sono Yakov Sverdlov, Philippe Goloshchyokin, Pyotr Voykov, Beloborodov Alexander Georgievich, Konstantin Myachin e Georgy Safarov.

Da in alto a sinistra verso destra: Yakov Sverdlov, Philippe Goloshchyokin, Pyotr Voykov, Beloborodov Alexander Georgievich, Konstantin Myachin e Georgy Safarov

Gli esecutori materiali invece sono Peter Ermakov, Mikhail Medvedev, Pavel Medvedev,  Yakov Yurovsky e Grigory Nikulin.

Dopo che l’intera famiglia venne sterminata a colpi di pistola e baionetta, e dopo che la stanza divenne un mattatoio talmente era il sangue che scorreva dai corpi delle vittime, gli assassini si incaricarono di smembrare i corpi e di depositarli in una cava mineraria, non prima di aver cosparso acido solforico per distruggere quanto restava di essi, proposito non del tutto riuscito perché dei resti della famiglia reale sono stati successivamente trovati.

La stanza nella quale avvenne la strage dello zar e della sua famiglia

La storia di questo massacro, come si vede, contiene elementi certamente politici e finanziari, in quanto le potenze che volevano liberarsi dello zar erano quello del movimento sionista mondiale, ma ci sono anche fortissimi elementi esoterici e occulti che rendono del tutto evidente che in quella stanza nella casa di Ipatiev, a Ekaterinenburg, è stato consumato un rituale di magia nera.

La Chiesa Ortodossa russa lo aveva annunciato già qualche anno fa ed è per questo che si era formata una commissione d’inchiesta apposita, composta anche dal vescovo Tikhon, molto vicino a Vladimir Putin.

La verità sul massacro dello zar e sui mandanti di quella strage è certamente importante per la Russia ma lo è anche per il mondo intero.

Gli architetti del caos e della rivoluzione permanente sono gli stessi da secoli.

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23 Commenti

  1. Topaz

    Complimenti come sempre per l’articolo e grazie per l’immenso lavoro svolto ogni giorno! Ancora oggi la Russia Imperiale è soggetta ad attacchi di ogni tipo da parte dei soliti media e della falsa controinformazione, spesso venendo accusata di aver compiuto un presunto genocidio contro il popolo circasso, in realtà mai avvenuto. Sono le stesse accuse rivolte alla Turchia (genocidio armeno), alla Cina (sterminio degli uiguri) e addirittura agli USA di Trump (discriminazione verso gli afroamericani e razzismo della polizia). Tutte accuse sempre infondate su stermini mai avvenuti, mosse come al solito dai media britannici in primis (ad esempio il “massacro di Bucha”), a dimostrazione di quanto l’élite sia disposta a mentire pur di screditare i paesi che non si piegano a determinati ambienti.

    Rispondi
    • La Cruna dell'Ago

      Grazie mille, Topaz. Penso sia molto importante far conoscere la verità storica sull’URSS e chi c’era veramente dietro essa.

      Rispondi
      • Vittorio

        Topaz, Cesare, potete darmi qualche indicazione su dove cercare la verità sugli armeni? Grazie mille e…. complimenti per questo nuovo estratto di verità.

        Rispondi
          • Vittorio

            Si, il genocidio degli armeni tra il 1915 e il 1916

          • La Cruna dell'Ago

            Fu uno dei massacri fatti dell’impero Ottomano che era già in via di dissoluzione per le spinte massoniche che i giovani turchi avevano. I turchi credettero che gli armeni fossero alleati con i loro nemici, in parte vero, e da lì commissero gli orrori contro i cristiani armeni.

  2. Giorgio

    Grazie Cesare, al solito, un delitto rituale, mascherato, come accadde per Aldo Moro e il “Killer delle Sei Pallottole” attorno al cuore. Oltretutto, nel tempo è apparso ben chiaro che Moro venne torturato, prima di essere ucciso. Se per i Romanov non era evidente che ci fosse un elemento in più, oltre al massacro da macellai, nel caso di Moro (e quanti altri?) era apparso, nel 2016, un articolo chiarificatore, sul Fatto Quotidiano, firmato da Stefania. Sperando di non disturbare, mi permetto di riportare il testo e il link, perché mi sembra importante, poiché, come scrivi “Gli architetti del caos e della rivoluzione permanente sono gli stessi da secoli.”

    E’ breve, mi permetto di riportare integralmente il testo dell’articolo apparso sul Fatto, vale la pena di leggerlo, soprattutto dopo avere letto il tuo.

    “Studiate l’autopsia, lì c’è la firma del killer di Aldo Moro“. L’audizione di don Fabio Fabbri, il braccio destro del cappellano delle carceri Cesare Curioni, scorreva liscia, interessante ma senza particolari novità. La trattativa voluta da Paolo VI; il misterioso intermediario, forse due, che Curioni incontrava quasi sempre a Napoli, nelle toilette della metropolitana, qualche volta andò anche al Nord; i 10 miliardi raccolti dal Papa – “non erano soldi dallo Ior, questo lo so per certo”, dice Fabbri in uno dei passaggi che fin lì si annuncia come il più intrigante, tanto che la seduta per qualche minuto viene segretata (in serata in presidente Fioroni farà sapere che Fabbri ha fornito notizie utili per identificare la provenienza di quei soldi); l’interruzione dei contatti che, per tutta la durata del sequestro furono intensi, almeno una volta alla settimana; l’agente segreto “Gino“, che lo segue durante i 55 giorni, e poi incontra anche dopo: non sa il suo nome ma dà tutte le indicazioni per rintracciarlo, “era lo zio di una donna di cui ho celebrato il matrimonio”. Ma ecco che, passata una buona oretta dall’inizio, il sacerdote fa un leggero movimento sulla sedia e dice: “A questo punto ve lo devo dire: ma l’avete guardata bene l’autopsia?”. Silenzio in sala, come si suol dire. Fabbri prende a spiegare che il primo a cui furono mandate le foto dell’autopsia, proprio appena fatta, fu proprio Curioni: “Io ero lì con lui, come sempre, le guardammo insieme, in tutto erano 5, 6, forse 8. Si vedeva in modo chiaro che sei colpi erano stati sparati attorno al cuore di Moro, fotografato separatamente. Curioni ebbe un sussulto, ‘io conosco il killer, è un professionista, quella è la sua firma”. Bisogna tener presente, per cogliere il peso di questo inedito ricordo (ebbene sì, dopo 38 anni) che monsignor Curioni conosceva molto bene il mondo dei penitenziari italiani: sin dal periodo dell’attentato a Togliatti (14 luglio 1948), aveva una intensa attività e frequentissime relazioni dentro le carceri italiane, ne respirava l’aria, conosceva bene i suoi abitanti, captava gli umori, sentiva le confidenze. Ebbene di quell’uomo, il killer di professione, si parlava nell’ambiente criminale, e le dicerie erano rimbalzate anche al suo orecchio: tra quelle più macabre c’era il particolare di quella firma, i sei colpi attorno al cuore. Curioni nel tempo aveva messo ben a fuoco l’identità di quell’inquietante personaggio perché lo aveva conosciuto in passato, quando era ancora solo un piccolo delinquente e venne portato al Beccaria, il carcere minorile di Milano. Forse negli anni aveva avuto qualche altra notizia di lui, sapeva che era stato a lungo all’estero. Fino a quel giorno in cui vede il cuore di Moro e crede di riconoscere quella firma. La scena finisce qui. L’audizione è finita. C’è una nuova pista da seguire. Ma sarà possibile trovare riscontri, fare qualche passo in avanti più concreto? Avrà mai un volto questo killer? Vedremo, forse ci saranno sviluppo investigativi.
    L’inchiesta va avanti, ma che amarezza quella frase del sacerdote, persa tra l’immagine di un cuore colpito a morte e quella di killer maniacale: Fabbri svela che ci fu un “successivo accordo tra Andreotti e don Cesare che aveva chiesto al presidente del Consiglio la garanzia che non sarebbe mai stato chiamato a parlare del suo coinvolgimento nel caso Moro. Una richiesta che venne accolta dal presidente Andreotti.

    Rispondi
    • La Cruna dell'Ago

      Ti pareva che Il Fatto non perdevavoccasione per dare addosso ad Andreotti. Ma poi non si fa nemmeno il nome di questo presunto killer..

      Rispondi
      • Giorgio

        No, non si fa il nome del killer, ma in effetti la cosa che mi incuriosiva era il numero 6. Se disegno i sei colpi attorno al cuore e “unisco i puntini”, viene fuori una stella a sei punte, giusto? Forse la testimonianza suggeriva qualcosa?

        Rispondi
  3. Sara

    Il mio personale pensiero (da sempre, nonostante tutto quello che mi son sentita dire…)è che lo Zar Nicola II sia stato un martire. la sua famiglia idem, e la ringrazio di questo splendido articolo.

    Sara

    Rispondi
  4. Sara

    Splendido articolo, personalmente ho sempre visto la famiglia Romanov come dei martiri, pur non sapendo nulla di tutto questo…quanta tristezza per questa immensa ingiustizia

    grazie per questo splendido articolo, Sara

    Rispondi
    • La Cruna dell'Ago

      Grazie mille, Sara. Se non ricordo male, la Chiesa Ortodossa russa lì considera come martiri.

      Rispondi
  5. Mariella.cannarozzo@tiscali.it

    Buongiorno Cesare,
    il racconto mi colpisce ancora.
    Nonostante sia noto, almeno in parte, quello che è accaduto alla famiglia dello Zar, rileggere i particolari mi fa rabbrividire.
    Non riesco a non pensare a quella remota possibilità che un componente della famiglia sia rimasto vivo, mi riferisco ad Anastasia.
    Ho letto che Melania Trump sarebbe potuta essere una discendente dei Romanov.
    Che ne pensa?
    Grazie ad ogni modo, per il lavoro di ricerca e di condivisione che stà facendo
    un caro saluto
    Mariella

    Rispondi
    • La Cruna dell'Ago

      Grazie Mariella, avevo sentito di questa possibilità che Melania Trump potesse avere qualche parentela con loro. Non ho però conferme definitive al riguardo.

      Rispondi
  6. G M Balabam

    Di solito si racconta che la Germania avesse trasportato Lenin da Zurigo a San Pietroburgo, passando per Germania, Svezia e Finlandia. Lo scopo sarebbe stato di far scoppiare la rivoluzione e ottenere una pace separata, che ci fu e portò anche forniture alimentari agli imperi centrali. È la prima volta che leggo che l’Inghilterra appoggiasse lo stesso piano con lo scopo opposto, cioè di non far concludere una pace separata. Può dirci di più?

    Rispondi
    • La Cruna dell'Ago

      In realtà la Germania si diede la zappa sui piedi perché favorendo il ritorno di Lenin in Russia ha di fatto aiutato anche la causa comunista nel suo Paese e i successivi disordini che portarono alla repubblica di Weimar. A volere principalmente che Lenin tornasse in patria fu Warburg che autorizzò il treno speciale. Sembra che il kaiser stesso non sia stato informato. In uno dei link ipertestuali che ho messo, trovi informazioni sulla volontà di Nicola II di trovare un accordo con la Germania. Il vero scopo della presa del potere dei bolscevichi era quello di rovesciare lo zar che rappresentava una grave minaccia per il movimento sionista e i Rothschild.

      Rispondi
  7. Veronica

    Ottimo storico, mai studiato a scuola.
    Sacchetti perche’ sui canali
    “ufficiali “dei Mass media continuano a dare per perso Trump contro un “67 per cento” della “Cabala Harris”?? Vabè che il loro compito e’ quello di mentire e di depistare la gente ma che senso ha farlo quando tra 53 giorni accadrà il contrario di quello che dicono? Praticamente dichiarano una cosa che poi li smentirebbe a breve termine, appunto tra 53 giorni…..
    E’ pura follia, ci siamo ormai…

    Rispondi
    • La Cruna dell'Ago

      Grazie Veronica, serve a scoraggiare gli elettori di Trump e farli restare a casa. La cosa, ovviamente, non funziona.

      Rispondi
  8. davide

    Agghiacciante! Faccio un collegamento con quanto la Vergine disse nele apparizioni di Ghiaie di Bonate nel 1944 circa il fatto che l’istituto della famiglia è nelle mire distruttive del demonio. La famiglia Romanov tutti assassinati.
    Fuori tema: cosa c’è notizie di recente sul Bayesan?

    Rispondi
    • La Cruna dell'Ago

      Le notizie delle autopsie, Davide. Si parla di morte per asfissia, ma ancora non è sicuro.

      Rispondi
  9. alfio Krancic

    A lato delle rivelazioni di Fatima, anni fa lessi un curioso articolo di Eugenio Scalfari il quale nelle sue (inutili) elucubrazioni filosofico-religiose con il papa o con cardinale tipo Martini, pose la domanda. Cito a memoria: ” Come mai la Madonna a Fatima mette l’accento sugli errori/orrori che il comunismo avrebbe portato nel mondo e non ha mai parlato dell’Olocausto…” Non ricordo che ci sia stata alcuna risposta.

    Rispondi

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