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Cesare Sacchetti

L’omicidio dell’ambasciatore Attanasio e la rete pedofila dell’ONU in Congo

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Categorie: Notizie | Pedofilia

09/01/2025

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Di Cesare Sacchetti

La mattina del 21 febbraio del 2021 il giovane ambasciatore italiano in Congo, Luca Attanasio, non aveva probabilmente la minima idea di ciò che lo aspettava.

Il diplomatico italiano aveva lasciato l’ambasciata italiana a Kinshasa per recarsi nel villaggio di Rutshuru assieme alla scorta che lo accompagnava in quello che purtroppo è stato il suo ultimo viaggio.

Giunti sulla strada RN2, non lontano dal parco di Virunga, ad aspettarlo c’era un manipolo di tagliagole che ha aperto il fuoco contro la scorta provocando così la morte dello stesso Attanasio, del carabiniere che lo proteggeva, Vittorio Iacovacci, e dell’autista del PAM, il programma alimentare delle Nazioni Unite.

La ricostruzione che è stata offerta subito dai media mainstream è quella che vedrebbe responsabili le milizie della FDLR, acronimo che sta per forze democratiche di liberazione del Ruanda.

Il Congo e le forze democratiche di liberazione del Ruanda

Le FDLR sono transfughe, per così dire, del Ruanda dopo che il Paese nel 1994 si vide trascinato in una faida tra le etnie Hutu e Tutsi, raccontata in maniera non poco distorta dagli organi di stampa Occidentali.

Se si segue infatti la narrazione di quest’ultimi a vestire i panni dei carnefici sarebbero stati gli Hutu e quelli delle vittime invece l’altro gruppo tribale dei Tutsi, ma i media europei e americani si sono guardati bene dal raccontare la vera storia di quel genocidio.

A dare l’ordine di attuare i massacri nel Paese è stato Paul Kagame, il leader del partito milizia del RPW, ovvero il partito per la liberazione del Ruanda.

Kagame aveva già potenti protezioni a Washington che vedeva di buon occhio l’ascesa al potere del RPW per controllare effettivamente una regione strategica come quella del Congo, ricca di diamanti e di altre importanti materie prime.

A rivelare che larga parte dei massacri contro i Tutsi furono eseguiti da ufficiali del RPW infiltratisi tra gli Hutu, sono stati gli stessi comandanti del partito che spiegarono negli anni a seguire che gli uomini di Kagame si misero addosso le uniformi degli Interahamwe, la milizia degli Hutu, per iniziare poi a uccidere indiscriminatamente larga parte dei Tutsi e far ricadere così la colpa sulla tribù degli Hutu.

Paui Kagame, presidente del Ruanda dal 2000 e in controllo del Paese dal’94

La vera storia del massacro è nota sia a Washington che nelle varie cancellerie europee ma Kagame, come si accennava in precedenza, godeva e gode dei favori del blocco Euro-Atlantico e di Israele, e quindi nulla venne scritto sui reali mandanti ed esecutori del massacro ruandese perché era stato già deciso che il vincitore di questa guerra sarebbe stato il militare del RPW.

Le FDLR nascono come una risposta alla dittatura di Kagame che ormai domina il Paese da 25 anni e si sono rifugiate nel Congo Occidentale per proseguire la loro resistenza contro di essa.

Non appena si diffuse la notizia della morte di Attanasio, i media Occidentali, con un tempismo perfetto, hanno subito imputato ogni responsabilità alla milizia delle FDLR, nonostante non fosse ancora nemmeno partita una seria inchiesta penale per accertare i mandanti e gli esecutori della morte del diplomatico.

I misteri dell’agguato ad Attanasio

La procura di Roma che ha condotto l’inchiesta guidata da Francesco Lo Voi e dal sostituto procuratore Colaiocco sembra aver seguito sin dal principio questa pista investigativa, anche se essa appare quantomeno lacunosa e contraddittoria sia nelle ragioni sia nelle dinamiche di esecuzione dell’imboscata.

Secondo i magistrati romani infatti le FDLR, o una loro frangia, avrebbero assaltato la scorta di Attanasio per tentare una estorsione lampo di 50mila dollari che sarebbero stati chiesti all’ambasciatore e i suoi uomini per poter proseguire nel loro viaggio verso Rutshuru.

Appare già strano il fatto che un bandito o rapitore professionista tenti la sorte in questo modo senza nemmeno sapere se le macchine degli ufficiali ONU o degli altri diplomatici che passano in quella zona portino cifre così alte con sé sul cammino, e non risulta che questo di norma avvenisse proprio per evitare di essere assaltati dai diversi gruppi di criminali presenti nell’area.

Anche l’ipotesi di un rapimento a scopo di ottenere un riscatto da 1 milione di dollari appare altrettanto debole, se si pensa che i banditi avrebbero aperto il fuoco sui preziosi ostaggi che avrebbero dovuto invece cercare di prendere vivi.

Ad oggi, la procura di Roma vorrebbe procedere contro due funzionari del programma alimentare delle Nazioni Unite, Rocco Leone e Mansour Rwagaza, accusati dai togati di aver deliberatamente falsificato i documenti di viaggio della missione delle Nazioni Unite per non far dare all’ambasciatore italiano la scorta armata che sarebbe stato necessario avere su quel tratto di strada, la citata RN2, particolarmente pericoloso appunto per la presenza di questi gruppi armati.

Rocco Leone era lì con Attanasio quando si scatenò l’inferno e iniziò ad arrivare una pioggia di colpi, ma, ad oggi, non è ancora chiaro come il funzionario ONU sia riuscito a sopravvivere alla sparatoria.

Secondo una ricostruzione trapelata sul Fatto Quotidiano, l’uomo non ricorda se si è salvato “inciampando o buttandosi per terra”, una circostanza davvero anomala considerata la gravità del momento, e non si sa nemmeno bene dove sia andato dopo l’agguato.

Era stato scritto inizialmente che Leone sarebbe stato ricoverato in un ospedale locale sotto shock ma le intercettazioni telefoniche sul cellulare della moglie smentiscono questa ipotesi e rivelano che il funzionario del PAM non avrebbe mai messo piede in nessuna struttura sanitaria.

Successivamente era stato detto invece che Leone si sarebbe rifugiato presso un ristorante di proprietà di un italiano che vive in Congo, Michele Macrì, assieme al console onorario del posto, Gianni Giusti.

La sera prima dell’agguato era proprio qui che Attanasio si era recato per invitare a cena gli italiani che risiedevano nella zona.

Leone forse sa più di quello che ha detto, ma è l’ipotesi iniziale degli inquirenti dell’estorsione o del rapimento che appare essere in contrasto con quanto accaduto quel giorno.

Se Leone e Rwagaza hanno veramente falsificato i documenti della missione ONU per impedire che fosse data una scorta armata ad Attanasio, allora forse non si dovrebbe considerare soltanto l’ipotesi dell’omicidio colposo, ma occorrerebbe capire se ci sia stata una eventuale complicità tra i due funzionari del PAM e gli assalitori del convoglio.

Un’operazione da professionisti

A mettere in discussione subito la narrazione ufficiale che imputava ogni responsabilità alle FDLR, è stato, tra gli altri, il giornalista congolese Nicaise Kibel Bel, che affermò che la zona dove avvenne l’imboscata non era sotto il controllo della milizia ruandese, ma sotto quella della bande armate che praticavano lì le loro operazioni criminali.

Bel è molto netto sulla dinamica dell’agguato.

Non è stato il risultato di una operazione da dilettanti, ma invece la diretta conseguenza di una meticolosa preparazione di professionisti reclutati appositamente per uccidere l’ambasciatore.

Il luogo dell’agguato. Fonte: InsideOver

I criminali si sarebbero persino appostati giorni prima sul luogo dove sarebbe poi passato l’ambasciatore, a dimostrazione che non solo ci fu una meticolosa premeditazione dell’agguato ma anche delle informazioni sugli spostamenti di Attanasio che potevano venire soltanto da persone a lui vicine.

Bel sembra essere concorde anche lui sul fatto che gli assalitori avrebbero avuto scarse possibilità di successo se non ci fossero state delle talpe nel convoglio del diplomatico italiano.

Il governo congolese non era stato informato degli spostamenti di Attanasio quel giorno, e quindi la responsabilità non potrebbe che ricadere sui funzionari ONU.

A suggerire anche che dietro l’omicidio dell’ambasciatore ci siano ambienti ben più potenti che quelli di qualche tagliagole del posto, è anche il fatto che sulla stessa strada dove ha trovato la morte il diplomatico, è stato ucciso William Hassani, il procuratore militare che stava indagando sulla sua morte, ucciso anch’egli in una imboscata.

Difficile scartare il legame evidente tra queste due morti che appaiono entrambe premeditate ed entrambe legate dal filo comune di proteggere i veri mandanti di questi omicidi eccellenti.

Ci si chiede allora perché l’ambasciatore italiano fosse diventato così pericoloso per le Nazioni Unite.

La rete pedofila dell’ONU

Alcune fonti diplomatiche si sono messe in contatto con questo blog e hanno spiegato perché il diplomatico originario di Varese fosse diventato così ingombrante per le Nazioni Unite.

Attanasio aveva apparentemente iniziato ad indagare sul traffico pedofilo che avveniva nel Paese e questo traffico vedeva coinvolti diversi alti funzionari della nota organizzazione internazionale.

Non si tratta purtroppo di storia recente, ma di una lunga scia di abusi che procede da anni nei Paesi dove vengono mandati i celebri peacekeeper dell’ONU.

I caschi blu dell’ONU

Secondo la stima di Andrew Macleod, ex membro delle stesse Nazioni Unite, sarebbero almeno 3330 i pedofili presenti nell’organizzazione e i casi di stupri da essi commessi arriverebbero alla enorme cifra di 60mila.

Il Congo è da tempo una delle mete preferite di questi traffici e già 21 anni prima venne scoperta una vasta rete di ufficiali delle Nazioni Unite che si sono macchiati di pedofilia.

Il 23 di dicembre del 2004 il Times di Londra dava difatti notizia dell’arresto di un funzionario francese dell’ONU in servizio presso l’aeroporto di Goma.

Nella sua stanza, l’uomo aveva allestito delle telecamere nascoste per “immortalarsi” mentre era impegnato nell’abusare dei vari bambini congolesi.

Il pedofilo francese non era purtroppo una isolata mela marcia.

Assieme a lui c’erano molti altri orchi, almeno 150, sempre del’ONU, che non sono stati mai perseguiti perché nonostante le dichiarazioni di facciata di condanna della pedofilia da parte del palazzo di vetro a New York, nei fatti l’ONU è la prima a partecipare a questi traffici e ad essere parte integrante della rete di pedofilia mondiale.

Anche la stessa UNICEF, l’agenzia ONU dedicata alla “protezione” dei bambini, è rimasta coinvolta in questi traffici, tanto che uno dei suoi direttori in passato, il belga Josef Verbeeck, fu arrestato nel 1987 dalle autorità belghe per essere a capo di un giro di prostituzione infantile gestito dall’UNICEF stessa.

Nella sede dell’UNICEF in Belgio, la polizia trovò un archivio di immagini pedopornografiche che venivano distribuite ai vari clienti dell’organizzazione che si rivolgevano alla stessa UNICEF per scegliere il bambino o la bambina da abusare sessualmente.

Era un giro così vasto dall’essere radicato in ben 16 Paesi, e l’aspetto più rivoltante è forse proprio quello che i cosiddetti e sedicenti difensori dei bambini che infestano le televisioni con i loro ripugnanti spot per chiedere donazioni, siano invece proprio i primi orchi che abusano dell’innocenza di quei bambini che dicono di voler proteggere.

Attanasio, secondo le citate fonti diplomatiche, si stava avvicinando a questa zona proibita.

Sapeva che le Nazioni Unite in Congo davano protezione ai pedofili come hanno fatto in passato e come continuano a fare tuttora , nonostante giorno dopo giorno continuino ad accumularsi le denunce di molestie che i media Occidentali raramente riportano, troppo impegnati a dare soltanto rilevanza ai casi di pedofilia nella Chiesa come si diceva in un precedente contributo.

Non ci sarebbe stato alcun rapimento andato a male quindi, ma un agguato premeditato per eliminare una figura scomoda sia alle Nazioni Unite sia alla Francia che in Congo è diventata sempre più influente nel corso degli ultimi anni attraverso la sua missione militare.

Gli interessi della Francia in Africa

La Francia ha interessi economici da proteggere anche in questa zona, soprattutto a Virunga, a poca distanza da dove Attanasio è stato ucciso, e dove la compagnia petrolifera francese Total gestisce un giacimento di idrocarburi.

La strategia di Parigi è stata per tutto il secolo scorso quella di presidiare militarmente l’Africa perché questa è il suo granaio privilegiato dal quale saccheggiare abbondantemente le varie materie prime e risorse naturali strategiche per l’economia transalpina.

Il caso di scuola più noto è forse proprio quello recente della Eramet, la società francese di proprietà della famiglia Rothschild che deteneva i diritti di sfruttamento del manganese nel Gabon, Paese rimasto per lungo tempo sotto l’egida neocoloniale di Parigi.

A scuotere i precedenti equilibri in Africa negli ultimi anni è stato certamente l’affermarsi dei BRICS e del mondo multipolare che stanno fornendo ai vari Paesi africani preda del colonialismo francese l’opportunità di affrancarsi una volta per tutte e di iniziare quella decolonizzazione che non avvenne negli anni’60.

Dopo la fine della seconda guerra mondiale si passò difatti da un colonialismo più dichiarato ad uno forse persino più insidioso e sotto traccia, attuato tramite degli accordi coloniali che garantivano a Parigi la possibilità di avere dei diritti di prelazione sullo sfruttamento delle materie prime dei Paesi francofoni, oltre al fatto di non dare a questi la possibilità di stampare liberamente moneta attraverso l’imposizione del franco CFA.

Il colonialismo ha mutato soltanto la sua forma esterna e quando gli interessi economici transalpini venivano messi a rischio, la Francia non esitava a intervenire tramite manu militari seppur ora, come si accennava in precedenza, il predominio francofono sta venendo meno soprattutto grazie all’assistenza militare che la Russia mette a disposizione dei vari Paesi africani che vogliono liberarsi dal cappio coloniale di Parigi.

Le fonti dai noi interpellate riferiscono che l’omicidio Attanasio oltre ad aver avuto il placet delle Nazioni Unite avrebbe visto la partecipazione diretta di alcuni legionari stranieri al servizio della Francia, desiderosa di mettere fine ad una situazione di potenziale instabilità ai suoi danni.

Parigi non è certo nuova ad operazioni di questo tipo, specialmente nei riguardi dell’Italia.

Soltanto 5 anni fa, ad esempio, nel maggio del 2019, venne trovato cadavere Massimo Insalata, tenente colonnello dei servizi segreti, che presentava una ferita al mento ed era riverso in una pozza di sangue.

Le autorità francesi dopo aver eseguito la loro autopsia dissero che si trattava di “attacco cardiaco” nonostante ci fossero gli elementi per pensare invece ad una morte violenta, ma a Roma si fecero andare bene questa versione e non pensarono nemmeno di fare una loro autopsia per verificare di cosa veramente fosse morto Insalata.

Il governo gialloverde all’epoca, il Conte I, decise di non alzare ulteriormente le tensioni con la Francia dopo gli scontri sulle politiche migratorie, e lasciò correre l’episodio senza nemmeno fare una seria inchiesta, fino a quando nei mesi successivi l’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, decise di staccare la spina al suo esecutivo perché al Carroccio fu affidata la missione dai vari ambienti europeisti e globalisti di preparare il terreno all’uomo del Britannia, Mario Draghi.

Lo spostamento sempre più netto dell’orbita dell’Italia verso l’asse francese si è suggellato in seguito con il patto del Quirinale firmato proprio da Mario Draghi nel novembre del 2021.

La classe politica italiana ha agito di fatto per trasformare l’Italia in una sorta di protettorato francese e non sorprende che le autorità italiane non abbiano chiesto di fare veramente luce sulla morte di Attanasio e di Insalata.

Se lo avessero fatto si sarebbero turbati sia gli “equilibri” del patto del Quirinale sia quelli con le Nazioni Unite contro le quali nessun governo italiano degli ultimi anni mai ha levato la voce nonostante il ruolo quantomeno opaco di questa organizzazione nella morte dell’ambasciatore italiano in Congo.

Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci attendono di ricevere veramente giustizia, ma per averla avrebbero prima bisogno di politici non telecomandati dalla Francia e non sottomessi alle corrotte Nazioni Unite.

Una volta che Parigi non varrà più una messa, allora forse si saprà la verità sulla morte di questi due funzionari dello Stato e su quella di Massimo Insalata.

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8 Commenti

  1. Massimo

    Grazie Cesare per questa notizia a me inedita.Vorrei capire se gli incendi devastanti in California siano da collegare alla pedofilia.Sembra che siano fatti apposta per cancellare molte prove su abitazioni e non dove venivano perpretati questi abomini.Ciao.

    Rispondi
    • La Cruna dell'Ago

      Grazie Massimo, ho sentito di questa ipotesi e non è da escludersi. Di certo è che gli incendi sono dolosi e fatti con tecnologie particolari.

      Rispondi
      • Gianni

        Buongiorno, mi chiedo la repubblica di Cassibile, è anche colonia francese oltre che ameri-cana?
        E poi cos’altro???
        Grazie Gianni

        Rispondi
        • La Cruna dell'Ago

          Ci sono più padroni, ma tenga sempre presente che dietro lo stato profondo di Washington e la Francia ci sono sempre le famiglie dell’alta finanza ebraica.

          Rispondi
  2. Gianni

    Avrei da rispondere in un certo modo alla Sua gentile risposta, ma meglio cucirsi la bocca al momento.
    Grazie e complimenti per il suo blog

    Rispondi
  3. Isabel.

    Buuona sera, Cesare. Poter leggere i tuoi articoli, con le tue analisi dettagliate e i dati e le informazioni inconfutabili che gestisci è una finestra sulla VERITÀ che si nasconde dietro le BUGIE. Ciò che mi è sempre chiaro, da questo angolo di terra così a sud del pianeta, è che coloro che ci attaccano ferocemente da diverse parti sono i sionisti, che hanno i loro TENTACOLI negli Stati Uniti d’America nel Regno Unito e anche nella NATO. Essere in grado di IDENTIFICARE il nemico è sempre un passo AVANTI, perché loro ci considerano ADDORMENTATI ma noi ci stiamo già RISVEGLIANDO in modo esponenziale. Da Mendoza, Argentina: grazie per aver sollevato il VELO che nasconde la VERITÀ. Un grande saluto a te.

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