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L’allarme dell’Onu:”l’ISIS sta per provocare un’ondata migratoria verso l’Europa”
di Cesare Sacchetti
L’allarme è giunto ieri sulle colonne de The Guardian, ed è di quelli che dovrebbero far preoccupare immediatamente tutti i governi europei.
David Beasley, il direttore esecutivo del programma alimentare mondiale dell’ONU, ha rivelato al quotidiano britannico che molto presto potrebbe esserci una nuova ondata migratoria, in arrivo dall’Africa verso l’Europa, di proporzioni tali da far apparire come minima quella precedente provocata dal conflitto siriano.
A provocare l’aumento dei nuovi flussi di migranti, potrebbe essere con ogni probabilità una scarsità di risorse alimentari che interessa la regione africana del Sahel, dove i gruppi di islamisti radicali sarebbero già attivi per cercare di destabilizzare l’area e approfittare della crisi per infiltrarsi tra i migranti economici e raggiungere così l’Europa.
E’ lo stesso Beasley che rivela la strategia degli islamisti, i quali “stanno già collaborando con Boko Haram ed al-Qaeda, per spartirsi i pezzi di territorio con le loro risorse, dove mirano a creare la destabilizzazione necessaria per provocare nuove migrazioni verso l’Europa, infiltrandosi poi tra queste in mezzo al caos.”
I terroristi islamici quindi sarebbero pronti a provocare una enorme crisi umanitaria nella regione, ma allo stesso tempo proporrebbero alle vittime della carestia la soluzione, ovvero quella di arruolarsi tra le fila dell’ISIS per avere i mezzi necessari per sopravvivere.
Il rappresentante dell’ONU ha avuto testimonianza diretta di questa scelta di molti africani, parlando direttamente con diverse persone della popolazione locale che si sarebbero dette costrette ad andare con i terroristi islamici, perchè “non hanno altra scelta se non vogliono morire di fame.”
Uno schema simile potrebbe essere stato attuato probabilmente proprio da Alagie Touray, il richiedente asilo del Gambia, uno dei paesi della regione del Sahel, arrestato ieri a Napoli che aveva giurato fedeltà al califfo al-Baghdadi dell’ISIS, tanto da essere pronto ad eseguire nel suo nome un attentato in Italia lanciandosi con un’auto sulla folla.
Questa volta però gli effetti sulla sicurezza dei cittadini europei potrebbero essere peggiori della crisi dei migranti del 2015 che ha travolto l’Europa.
All’epoca più di 1 milione di persone raggiunse l’Europa, e ci furono non pochi casi di infiltrazioni di uomini dell’ISIS tra i molti richiedenti asilo provenienti in larga parte dalla Siria e dall’Afghanistan.
In questa occasione, i numeri in questione potrebbero essere molto più grandi.
Il Sahel infatti è una enorme striscia di territorio che attraversa tutta l’Africa Sub-Sahariana da Est ad Ovest e interessa stati come il Gambia affacciato sull’Oceano Atlantico nella parte occidentale fino ad estendersi in Eritrea verso il lato orientale, sulle rive del Mar Rosso. Si tratta di un enorme pezzo di Africa popolato da 500 milioni di persone.
La regione africana del Sahel in rosso
Beasley si è soffermato proprio su questo mettendo in guardia gli europei “che se pensano di aver avuto un problema dalla crisi di un paese come la Siria, popolato da 20 milioni di abitanti, aspettino di vedere cosa accadrà quando la regione del Sahel di 500 milioni di abitanti verrà ulteriormente destabilizzata.”
Secondo il direttore del programma alimentare mondiale, la comunità internazionale e l’UE debbono agire immediatamente per evitare la prossima crisi umanitaria nel Sahel e impedire così l’arrivo di enormi flussi migratori che potrebbero gettare nel caos l’intera Europa.
Una strategia di buon senso, ma che apparentemente non pare essere la soluzione da seguire per i paesi europei. Recentemente infatti, il presidente francese Macron ha annunciato che la “grande povertà” e i “conflitti geopolitici” porteranno gli africani a riversarsi in massa sull’Europa.
Una situazione che secondo Macron è inevitabile ed è per questo che i paesi europei debbono prepararsi al meglio per ricevere i nuovi arrivi. L’Europa dunque sa cosa sta per accadere in Africa, ma non vuole impedirlo.
Preferisce vedere l’Europa invasa da milioni di africani. La sostituzione etnica pare dunque essere l’obbiettivo finale delle èlite europee.
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