Di Cesare Sacchetti La storia dell’Ucraina non è soltanto la storia di un barbaro regime nazista...
La vera storia del delitto Matteotti: furono la corona inglese e Vittorio Emanuele III a volere la sua morte
di Cesare Sacchetti
C’è un falso passato che non vuole passare, almeno dalle parti della sinistra progressista e anche quelle del centrodestra liberale che amano molto l’esercizio di ripetere la mistificazione della storia.
Lo si è visto recentemente con il noto programma Report che qualche ingenuo ancora scambia per “informazione libera” quando esso, specie di recente, ha assunto le forme di una fabbrica di depistaggi storici per provare a nascondere la verità sotto un tappeto di menzogne.
E’ stato questo il caso della strage di Capaci nella quale persero la vita il giudice Falcone, sua moglie, Francesca Morvillo , e gli uomini della sua scorta, quando Report in una recente puntata ha provato a far credere che il valoroso magistrato siciliano fosse sulle tracce di una pista che lo stava portando direttamente ai presunti intrighi tra mafia e DC.
Poco importa però che Falcone negli ultimi mesi della sua vita non stesse facendo nulla di tutto questo.
Poco importa che il direttore generale degli Affari Penali, chiamato dal governo Andreotti e impallinato dalla sinistra ante e post – comunista, stesse seguendo una pista molto lontana dalla Balena Bianca e invece molto vicina a quelle di Botteghe Oscure.
E’ la famosa, almeno per chi ha letto questo blog di recente, indagine di Giovanni Falcone sui fondi neri del PCI che ammontavano almeno a 985 miliardi di lire, una montagna di denaro sporco sulla quale gli “eroi” del pool di Mani Pulite non posarono mai gli occhi mentre Falcone che gli occhi ce li posò e che saltò in aria poco prima di volare a Mosca e arrivare ai nomi di coloro che beneficiavano delle tangenti del vecchio PCUS, ovvero il partito comunista dell’Unione Sovietica.
Il caso Matteotti e la propaganda antifascista
Stiamo assistendo ora ad un altro esercizio di falsificazione della storia, ma stavolta non si tratta di storia recente, ma più antica, se vogliamo, che risale almeno ai tempi del fascismo, ovvero il famigerato delitto del deputato socialista Giacomo Matteotti.
Report, ancora una volta, ha fatto la sua parte e ha veicolato il messaggio che a ordinare il delitto fu Benito Mussolini, per impedire che il deputato socialista rivelasse un affare di corruzione, del quale si dirà a breve, e dove in realtà sono coinvolti attori tut’altro che fascisti.
A seguire la stessa (falsa) narrazione sono stati nei giorni passati le citate due braccia della democrazia liberale, centrodestra e centrosinistra, che come un sol uomo hanno rovesciato la responsabilità del delitto Matteotti al fascismo e a Benito Mussolini.
Il fascismo, si sa, è una vera e propria ossessione per il liberalismo e per la putrida repubblica angloamericana partorita dall’armistizio di Cassibile e sono mesi questi ai quali si assiste sempre di più ad una trita ripetizione di quei consunti riti antifascisti nella speranza, o meglio illusione, di esorcizzare la paura di un possibile ritorno di quell’epoca, considerata la profonda e attuale crisi della liberal-democrazia.
Matteotti è sempre stato un vecchio cavallo di battaglia della sinistra antifascista e ancora una volta si è rispolverato il repertorio del duce “assassino” che ordina l’uccisione del deputato per sopprimere la sua irrefrenabile avversione al governo fascista.
Ora, per chi conosce un minimo la storia del fascismo, e per chi conosce le doti politiche e intellettuali di Mussolini, sa che non c’era nulla di più sciocco da un punto di vista politico per l’allora presidente del Consiglio che ordinare la morte di Matteotti.
Il guadagno politico era pressoché nullo perché il deputato socialista non era assolutamente in grado di fare alcunché per arrestare la crescente avanzata del fascismo né tantomeno avrebbe potuto farlo in ottica futura, perché il fascismo, come fenomeno politico e sociale, era estremamente popolare tra gli italiani ed estremamente impopolare invece tra quegli ambienti d’Oltralpe, in particolare Londra, dove esso era considerato una temibile minaccia.
E per comprendere il filo dell’assassinio di Giacomo Matteotti occorre risalire al contesto politico e geopolitico di quel tempo che fu spiegato abbastanza bene proprio da un insospettabile come Matteo Matteotti, figlio di Giacomo, ed ex deputato sia del partito socialista italiano, sia del partito socialista democratico italiano nato da una scissione dei socialisti nel dopoguerra.
Matteo Matteotti e la verità sull’omicidio di suo padre
Matteo Matteotti rilasciò una intervista allo storico Marcello Staglieno nel 1985 che fu pubblicata sulla rivista Storia Illustrata.
In questa intervista, il deputato socialista ripercorre tutti i retroscena della morte del padre e prende in considerazione una pista che poco ha a che vedere con gli interessi politici di Mussolini e molto invece con quelli della corona italiana e soprattutto della corona britannica.
Matteo Matteotti afferma che il giorno in cui suo padre Giacomo fu prelevato dal noto Amerigo Dumini, membro della Ceka – una sorta di polizia politica fascista così chiamata per emulare la più famigerata Ceka di stampo sovietico fondata dai bolscevichi di Lenin e Trotskij – mentre il deputato passeggiava in Lungotevere Arnaldo da Brescia per recarsi alla Camera dei Deputati.
Quando Matteotti fu fatto salire a forza sulla Lancia Trikappa dei sequestratori, uno di essi, Viola, estrasse un coltello con il quale ferì all’addome e al torace l’uomo, morto in seguito alle ferite e abbandonato poi nelle campagne romane, dove venne ritrovato soltanto due mesi dopo.
La storia che i vari storici liberali raccontano è che questo delitto sia stato ordinato da Mussolini per “punire” il discorso contro il fascismo pronunciato da Matteotti alla Camera pochi giorni prima, ma questa storia, come al solito, non è molto attinente ai fatti e “sorvola” tutti quegli elementi che invece portano altrove.
Matteo Matteotti all’epoca, animato da una onestà intellettuale di cui non c’è traccia dalle parti della sinistra comunista, vuole vedere quegli elementi e scopre che il giorno nel quale suo padre fu prelevato da Dumini portava con sé dei documenti importanti che aiuterebbero a comprendere chi fu davvero il mandante di quell’assassinio.
Il figlio del deputato si sofferma a fare queste interessanti considerazioni su quella documentazione.
“Nel 1924, dopo l’uccisione di mio padre, i giornali – ma non soltanto quelli – parlarono della denuncia che avrebbe dovuto essere portata da Giacomo Matteotti davanti alla Camera, riferendosi in particolare ad un dossier, contenuto nella sua cartella il giorno del rapimento, che riguardava appunto, assieme alle bische, i petroli.”
La pista degli affari delle grandi corporation petrolifere dell’epoca, che sono ancora sostanzialmente le stesse sotto altro nome, non viene presa in considerazione dalla vulgata antifascista poiché questa ha tutto l’interesse a gettare il cadavere di Matteotti addosso a Mussolini, e mentre fa questa operazione protegge ovviamente invece i mandanti sovranazionali di quell’omicidio e le loro sponde qui in Italia.
Ciò non deve destare stupore in quanto compito precipuo degli ambienti liberali e progressisti è sempre quello di tutelare gli interessi di quei potentati esteri che da sempre hanno cercato di controllare l’Italia, Paese strategico sotto molteplici aspetti, su tutti quello geopolitico e spirituale, per via della sua inestricabile relazione con il cattolicesimo, così detestato dagli ambienti massonici e protestanti.
Matteo Matteotti quando gli viene chiesto di questi documenti prende invece in seria considerazione questa ipotesi che sembra avere più di qualche fondatezza, come confermò uno degli storici più autorevoli del fascismo, Renzo De Felice.
“Non ne ho le prove materiali. Però uno storico serio come Renzo De Felice afferma che le insistenti voci di un delitto affaristico “non possono essere lasciate cadere a priori” (Mussolini il fascista – La conquista del potere 1921-1925. Einaudi 1966, p. 626 n.d.a.). Ed esistono due documenti, sempre citati da De Felice: 1) un rapporto “riservatissimo” di polizia per De Bono, nel quale si afferma che Turati sarebbe stato in possesso di copia dei documenti sulla Sinclair che aveva mio padre e dove si precisa che Filippo Filippelli del Corriere Italiano aveva contribuito all’uccisione per rendere un servizio all’onorevole Aldo Finzi e al fascismo; 2) un rapporto dell’ambasciata tedesca a Roma inviato a Berlino (10 settembre 1924) che parla di quei tali documenti pervenuti nelle mani di mio padre.”
Il personaggio citato da Matteo Matteotti, il capo della polizia, De Bono, è uno degli elementi chiave per comprendere in quali ambienti è maturato questo delitto e chi aveva davvero interesse a togliere dalla scena politica Giacomo Matteotti e su di lui si tornerà in seguito.
L’affare della Anglo-Iranian Oil
A rivelare il contenuto esplosivo di quei documenti citati dal figlio di Matteotti e da Renzo De Felice fu Giancarlo Fusco che in suo articolo per Stampa Sera scrisse che Aimone di Savoia d’Aosta, nonno del contemporaneo Aimone di cui abbiamo parlato in un altro contributo, nel 1942 rivelò che Matteotti si era recato a Londra nel 1924 per partecipare ad una riunione massonica tenutasi presso la loggia inglese “L’unicorno e il leone” del quale il deputato socialista era membro.
E’ in questa circostanza che il politico apprese che esistevano delle scritture private firmate da re Vittorio Emanuele III nelle quali il sovrano di casa Savoia si impegnava a garantire i diritti di sfruttamento dei giacimenti petroliferi italiani alla Sinclair Corporation, storica società americana del petrolio, legata a sua volta ad un’altra nota società petrolifera, allora nota come Anglo-Iranian Oil.
La Anglo-Iranian Oil è la prima società petrolifera britannica ed essa è nata con il preciso scopo di sfruttare i vasti giacimenti petroliferi iraniani che fecero la fortuna di Londra, ma soprattutto di tutto il reticolato di imprese e corporation legate al “grande” capitale della city londinese.
Quando si parla di capitale “inglese” non si può non parlare di loro, ovvero dei famigerati Rothschild che sono da sempre stati il vero referente della corona britannica tanto da prendere impegni solenni con i banchieri di origine askenazita per assicurargli la creazione dello stato ebraico in Palestina, come avvenne con la nota dichiarazione Balfour.
Negli anni a seguire dopo il caso Matteotti, la Anglo-Iranian Oil divenne la British Petroleum, una delle multinazionali leader del settore petrolifero, e se i lettori stanno pensando che questa sia nelle mani del governo britannico si sbagliano, poiché i proprietari sono ancora una volta gli onnipresenti fondi di investimento di Vanguard e BlackRock dentro i quali ci sono i capitali dei citati Rothschild, dei DuPont, dei Rockefeller, dei Warburg e dei Morgan.
Questo dà un’idea più esaustiva delle enormi proporzioni degli interessi in gioco che travalicano di gran lunga i confini italiani per approdare invece nei luoghi del potere finanziario internazionale.
Nelle scritture private citate sopra ce n’è un’altra nella quale si rivela che Vittorio Emanuele III dopo aver di sua sponte, senza aver informato Mussolini, preso accordi per lo sfruttamento di giacimenti petroliferi italiani era entrato come azionista nel capitale della Sinclair Corporation e questo faceva di lui un diretto beneficiario di quell’illecito patto con Londra e la corporation anglo-americana.
Ad avere tutto l’interesse che Matteotti sparisse dalla scena, come si vede, non era affatto Mussolini ma il re d’Italia che coltivava stretti rapporti d’affari con la corona britannica, che assieme al sovrano italiano aveva tutto l’interesse a insabbiare un enorme scandalo internazionale che avrebbe potuto incrinare ancora di più i rapporti tra Londra e Roma, divenuta una “spina nel fianco” della Gran Bretagna dei Rothschild dopo l’ascesa del fascismo.
Si presti attenzione ora per un momento al depistaggio storico eseguito da Report.
Il programma di RaiTre occulta completamente la storia di queste carte, e prende lo scandalo della Sinclair Oil per scaricarlo addosso a Mussolini piuttosto che invece al re che aveva tramato alle spalle del presidente del Consiglio per dare agli angloamericani i diritti di sfruttamento di alcuni giacimenti in Italia, diritti poi annullati dal governo di Mussolini alla fine del 1924.
Mussolini anche in quell’occasione si dimostrò impermeabile agli interessi dei britannici mentre la corona italiana invece purtroppo era di fronte a questi permeabilissima tanto da mettere al primo posto i suoi affari davanti a quelli del Paese.
La presenza degli inglesi si vede poi anche quando questi si sono adoperati per informare i loro referenti in Italia che Matteotti aveva con sè delle carte che potevano sollevare un enorme scandalo internazionale.
Ad informare De Bono che Matteotti era in possesso di quei documenti fu infatti un agente inglese, tale Thirshwalder, che andò dall’allora capo della polizia che si attivò subito per eseguire il delitto, poiché la sua fedeltà non andava al governo fascista ma a Vittorio Emanuele III.
Una volta passate in rassegna tutte queste informazioni, Matteo Matteotti giunge quindi alla conclusione più logica.
Non fu il duce a ordinare quella operazione.
“Mussolini voleva – fin dal 1922, subito dopo la marcia su Roma – riavvicinarsi ai socialisti. Il 7 giugno 1924, quando già il delitto era in piena fase di progettazione, pronunciò un discorso che era un appello alla collaborazione rivolto proprio ai socialisti. Per questo l’attacco fattogli da mio padre pochi giorni prima fece infuriare il duce: è un fatto innegabile. Ma è altrettanto vero che quel 7 giugno Mussolini pensava – nonostante mio padre – di poter avere i socialriformisti, D’Aragona e forse Turati, al governo. Ci sono in proposito due testimonianze: quella di Giunta e quella di Carlo Silvestri. Anzi a quest’ultimo, come risultava da una sua deposizione al processo Matteotti rifatto nel 1947, fu proprio Mussolini in persona a dichiararlo, aggiungendo che Matteotti era stato vittima di loschi interessi. No, il duce non aveva alcun interesse a farlo uccidere: si sarebbe alienato per sempre la possibilità di un’alleanza con i suoi vecchi compagni., che non finì mai di rimpiangere…”
Quanto accaduto nel secolo scorso e nella storia più recente non è altro che un classico capovolgimento della storia.
Gli ambienti della sinistra antifascista nelle loro ipocrite celebrazioni hanno pensato bene di occultare tutti quei collegamenti che indicano i veri mandanti dell’omicidio Matteotti nella corona britannica, nelle corrotte compagnie del petrolio in mano ai Rothschild e quegli elementi infedeli delle istituzioni italiane, e nello stesso Vittorio Emanuele III, impegnato in questo sporco intrigo a curare i suoi affari e quelli di potenze estere.
Da un punto di vista storico, è ancora più interessante prendere in esame il ruolo giocato proprio dal re d’Italia.
Il tradimento del re nei confronti di Mussolini e dell’Italia non è iniziato il 25 luglio 1943 quando Vittorio Emanuele III ordinò illegalmente l’arresto del duce e preparò il terreno all’infame armistizio di Cassibile.
Il tradimento del re verso il suo Paese e il governo italiano iniziò già quasi 20 anni prima quando il monarca si premurava di fare i suoi loschi affari con Londra e i vari magnati del petrolio angloamericani.
Le carte citate da Matteo Matteotti e Renzo De Felice mostrano che il re d’Italia di fatto giocava il ruolo di una quinta colonna che aveva lo scopo di eseguire le volontà di Londra e non certo quelle di Roma.
Quanto accaduto con la storia del delitto Matteotti non è altro dunque che l’ennesimo capovolgimento della verità eseguito dalla storiografia liberale e progressista che non ha interesse a raccontare la vera storia, ma ha soltanto quello invece di dare fiato alle sempre più deboli trombe della retorica antifascista.
Si cerca ossessivamente di sostituire la verità con la bugia, ma l’impressione è che in questo particolare frangente storico, il liberal-progressismo non ha perso soltanto la battaglia politica dopo il fallimento del mondialismo, ma anche quella della storia.
La verità è rimasta seppellita a lungo e il venir meno del vecchio status quo non può più impedire che essa venga pienamente alla luce.
La storia, quella vera, non può più essere nascosta.
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Grazie per l’ articolo……perché quindi anche Trump prende finanziamenti e fa accordi con i petrolieri? Ultimamente dice che renderà pubblica la verità sulla morte di Kennedy e sulle Torri Gemelle…..perché non l’ ha fatto durante il suo primo mandato? Perché promette di fare cose che avrebbe potuto fare nei primi 4 anni? In quattro anni possono si possono fare tante cose……
Grazie..Trump si finanzia principalmente con i contributi di piccoli e medi imprenditori..Non con società petrolifere..Il primo mandato serviva per fare determinate cose. Non poteva fare tutto in quel quadriennio..
Ciao Cesare. Ora non ricordo più dove, mi pare in un editoriale di molti anni fa, lessi che Mussolini non poteva aver ordinato la morte di Matteotti perché non gli avrebbe portato nessun “beneficio”. E quindi che chi lo uccise lo fece per mettere in difficoltà il Duce. Quindi tu confermi.
Ciao Nico, non so quale sia l’editoriale in questione ma è certo che il duce era l’ultima persona che poteva beneficiare di quel delitto.
Quindi sintetizziamo: primo mandato fa alcune cose, poi nel secondo mandato ” occulto” 2020/2024 ne fa altre sembrando che sia fuori fuorigioco, e per finire dal 2024 in poi compie l’ atto finale?
Diciamo di sì..Comunque Trump non è l’argomento di questo articolo..
Capisco, ma Sacchetti sinceramente la ringrazio del suo articolo ma il fatto e’ che dobbiamo cominciare a pensare al futuro, nel futuro c’ e’ per il momento Trump che sembra essere colui che farà cambiare le cose, il passato, seppur di enorme importanza alla fine non lo si può cambiare….
Trump è un discorso diverso e non riguarda la storia d’Italia..Dobbiamo studiare bene il passato, altrimenti non abbiamo nessun futuro. Inizia a studiare i libri di cui sto parlando e perdi meno tempo sui canali spazzatura..Ci guadagnerai non poco..
Che splendido articolo…. grazie!
Mi ha fatto venire alla memoria un signore anziano, uno di quei gentiluomini d’altri tempi, che abitava vicino ai miei nonni: diceva spesso che Mussolini non aveva mai tradito il suo Paese, aveva fatto un grave errore alleandosi con Adolf Hitler e che sarebbe stato riabilitato dalla storia con grande ritardo, ma che la realtà sarebbe comunque venuta a galla. Veniva sempre contestato e talvolta con grande stizza.
Purtroppo questo signore non è più tra noi, ma sarebbe lieto di leggere questo articolo.
La verità piano piano verrà fuori.
Con stima, Sara
Grazie mille, Sara. Chiunque sia stato questo signore, dev’essere stato un grande.
Ciao Cesare, non ti pare che è giunto il momento di uscire allo scoperto e chiedere di eliminare il segreto di stato sia dell’unità d’Italia e tutto il periodo successivo e, qualora vi fossero rifiuti, creare nuovo partito politico per andare a governare per la verità passata, presente e futura ove raggiungeremo sicuramente il monocolore come quando la DC aveva quasi il 52%.
Nessuna obiezione per la rimozione dei segreti di Stato da te citati. Non capisco però cosa vuoi dire con “uscire allo scoperto”..
Forse voleva dire che e’ arrivato il momento di far pubblicare la verità dal 1861 ad oggi….perché non si potrebbe fare? Come lo cambiamo il futuro altrimenti? Senza conoscere la verità sul passato?
Chi vuole cercare la verità, rispetto al passato, oggi ha molti mezzi in più per farlo, fermo restando che un giorno i libri di testo su cui abbiamo studiato e (spero ancora per poco) studiano i miei figli andranno cestinati e sostituiti in modo integrale. Però non è detto che non si possa cercare la verità, è sufficiente avere qualche “dubbio” e porsi qualche domanda anche da soli per essere attaccati da un “tarlo” che deve essere soddisfatto. Oggi, a 52 anni, mi rimprovero spesso di aver sprecato il tempo dal 1990 al 2013 senza pormi domande, fidandomi di quello che veniva propinato dai media, a partire da Tangentopoli, quello che adesso si è rivelato per quello che è stato, un “golpe”, anche grazie a Cesare. Per caso anni fa, nel 2013 appunto, mentre cercavo qualcosa sull’Expo di Milano, mi è capitato un link che riportava alla “classifica” dell’Expo di Parigi del 1856…. Regno delle Due Sicilie al terzo posto e…. si è accesa la lampadina…. “Come ha fatto un brigante con 1000 scagnozzi a sconfiggere il terzo regno (in termini di progresso tecnologico, culturale etc etc)?”… Ecco, io ho iniziato da lì e ho scoperto un “mondo diverso” che mi ha permesso di capire la farsa pandemica e di salvare la mia famiglia, per poi approdare in questo porto, il “porto di Cesare”, fonte di verità e saggezza…..
Ti ringrazio, Vittorio. L’importante è esserci arrivati ed essere usciti dalla loro tela di menzogne.
Signor Vittorio per scoprire la verità su quanto accaduto dalla “falsa costruzione dell’unità di Italia” eseguita dal corsaro massone garibaldi, corsaro e non pirata in quanto aveva una lettera di corsa del re di inghilterra la perfida Abione… Basta recarsi di persona all’archivio di stato dei savoia a Torino, lì leggerai, vedrai e scoprirai tutta la storia VERA.
Sacchetti io non seguo canali spazzatura, ho compreso da tempo quali sono….. Saluti.
Meglio così, mi fa piacere..
Bravissimo! 👏🏼👏🏼👏🏼 Finalmente un articolo a proposito di uno dei fatti di cronaca più mistificati della storia d’Italia, perpetrato dagli antifascisti perché diventasse il loro cavallo di battaglia. Ecco mi piacerebbe molto poter leggere qualcosa di più delucidante anche sulle leggi razziali del ’38, cosa spinse il Duce a dover fare anche lui il gioco del sionismo.
Grazie mille Cesare.
Ti ringrazio, Vale. Ci sono varie teorie al riguardo. Una in particolare è quella che Mussolini si alleò suo malgrado con la Germania Nazista per timore di essere invaso da quest’ultima. È un tema che mi interessa e sicuramente lo approfondirò di più prossimamente.
Cesare, standing ovation !
Ti ringrazio, Carlo.
Grazie a Lei Dottor Sacchetti, grazie per ricordarmi e rinfrescarmi la memoria con pezzi e passi di storia che ho studiato cercando al di fuori della falsa verità dei libri di scuola/stato.
Io la sapevo un po’ diversa, cioè che VMIII si fosse impegnato a non fare esplorazioni petrolifere in Libia, in cambio di un pacchetto azionario della Sinclair Oil, danneggiando così il proprio paese in maniera ancora peggiore di quanto esposto sopra. Si può saperne di più?
Anche. Si è impegnato a non toccare i pozzi in Libia ma anche a dare i giacimenti in Italia alla Sinclair.
E noi coglioni a morire per lui…traditore
Buongiorno dott Sacchetti,
A proposito dei giacimenti petroliferi italiani di cui si parla nel suo articolo a complemento di quanto ha scritto:
la pagina Wikipedia di quella gloria italiana che fu Ardito Desio riporta a riguardo della Libia e del suo sottosuolo che nel 1938 mentre faceva prospezioni geologiche per cercare falde di acqua da pozzi artesiani necessaria alla colonizzazione agricola, si imbatté nei primi litri di petrolio. In concorso con L’AGIP avrebbe dovuto continuare la ricerca con attrezzature più adeguate secondo un programma da sviluppare nei tre anni successivi nell’area Sirtica. Le vicende di guerra non permisero di continuare. Nel dopoguerra, uscito di scena V.E. 3°, saranno gli americani a riprendere le perforazioni e scoprire il petrolio basandosi sul lavoro di descrizione geologica della Libia fatta da Desio.
Ancora grazie per il suo impegno.
Ti ringrazio, Davide, anche per interessante spunto.