Di Cesare Sacchetti La storia dell’Ucraina non è soltanto la storia di un barbaro regime nazista...
La crisi della Polizia e quelle divise che chiedono di cambiare per salvare il corpo
di Cesare Sacchetti
C’è stato un tempo in cui vestire una divisa della Polizia era sinonimo di rispetto, serietà e fiducia.
Soprattutto questa è l’ultima parola che trasmetteva un tempo lontano il poliziotto. Fiducia.
Quando c’era necessità di essere tratti in salvo da qualche situazione pericolosa e quando c’era necessità di denunciare un crimine, era alla polizia che si rivolgeva.
Ora il tempo del quale stiamo parlando sembra essere divenuto passato remoto. È quasi come se ci si fosse del tutto dimenticati di cosa vuol dire vestire davvero la divisa e cosa vuol dire onorare una professione che, non differentemente dal medico, prima ancora che un mestiere dovrebbe essere considerata una missione.
La missione di mettersi al servizio del prossimo e di aiutarlo quando questo ne ha bisogno. Invece all’indomani della fallita farsa pandemica vediamo che di quella che una volta era una istituzione seria e affidabile è rimasto davvero ben poco.
Abbiamo ancora negli occhi le immagini di indecenti abusi commessi da uomini delle forze dell’ordine durante la farsa pandemica. Abbiamo ancora negli occhi le immagini di quei poliziotti che piuttosto che perseguire pericolosi criminali facevano irruzione nelle case e nelle chiese, violando flagrantemente una enormità di leggi, e trascinavano via anziani e donne in preghiera.
La domanda che dobbiamo porci di fronte a questo scempio è questa. Com’è stato possibile? Cosa è accaduto negli ultimi decenni che ha trasformato un corpo come questo in una sorta di milizia senza scrupoli pronta a qualsiasi efferatezza pur di compiacere il padrone dello Stato che non è certo più un’entità giuridica dotata di qualche potere effettivo, ma un simulacro nelle mani di potentati finanziari internazionali, case farmaceutiche e istituzioni sovranazionali non elette da nessuno quali la Commissione europea.
A nostro avviso, il passaggio dirimente per comprendere il male che affligge la polizia è questo. È quello che ha spogliato lo Stato dei suoi poteri e della sua sovranità per trasformarlo in una entità che ha il preciso scopo di perseguire i cittadini riluttanti a vivere da schiavi in quello che avrebbe dovuto essere il “paradiso” globalista del Grande Reset, laddove ciò che è rimasto dello Stato sarebbe sparito del tutto.
È del tutto naturale quindi che se i vertici dello Stato sono diretti da uomini che hanno giurato fedeltà alle società segrete delle massonerie che altro scopo non hanno se non quello di servire i poteri sovranazionali che vogliono la distruzione delle nazioni per lasciare il posto ad un governo mondiale, la Polizia da istituzione al servizio dello Stato ha seguito la stessa parabola discendente.
Essa non serve più il cittadino, ma lo reprime e lo perseguita perché questo negli occhi di chi ha concepito questo piano è un nemico qualora non decida obbediente di recarsi al macello senza protestare.
I poliziotti che chiedono riforme per salvare il corpo
C’è però una parte sana di questo corpo che non è più disposta a tollerare l’attuale status quo. C’è una parte sana che durante il corso della farsa pandemica è stata messa ai margini perché ha mostrato un barlume di dignità e onore che gli altri uomini in divisa non hanno purtroppo potuto o voluto mostrare.
Questa parte inizia a chiedere a gran voce dei cambiamenti nel corpo che appaiono ineluttabili se non si vuole trasformare definitivamente la Polizia, se già non lo è, in una parodia di sé stessa incapace di fare alcunché per gli italiani.
Si sono susseguite diverse riunioni nel corso dell’anno in diverse questure italiane nelle quali diversi poliziotti hanno iniziato a chiedere quei cambiamenti che ormai appaiono indispensabili.
“I limiti di età dei concorsi sono semplicemente ridicoli e le domande dei test non servono in alcun modo a selezionare dei poliziotti adeguati” affermano questi “dissidenti” e difficilmente non si può non essere d’accordo con loro.
Se si dà uno sguardo al concorso che è stato bandito lo scorso luglio, si vedrà che il limite di accesso è stato fissato alla soglia alquanto bassa di 26 anni.
Questa età però, com’è noto, nell’attuale mondo contemporaneo liberal-progressista è ancora un’età profondamente immatura.
Lo era già 20 anni fa, figurarsi oggi nell’epoca dei tik tokers che pullulano su Tik Tok, la nota, o famigerata, rete sociale cinese.
Ed è questo tipo di persone che sono entrati nei corpi negli ultimi anni. Sono entrati dei ragazzini immaturi che credono che vestire la divisa sia soltanto un gioco e che vedono l’essere diventati dei poliziotti non come un’occasione per aiutare il prossimo o il Paese ma semplicemente come un’occasione per farsi qualche selfie in divisa da condividere poi su Facebook e Tik Tok con gli amici.
E questi ultimissimi demenziali giovani della generazione globalizzata non sono chiaramente in grado di combattere il crimine, dato che non sanno nemmeno cosa è, e non sono minimamente interessati a saperlo perché loro sono impegnati nel loro gioco social e guai a chi li disturba.
Ed è difficile pensare che gli attuali quadri dirigenti della polizia vogliano mettere fine a questo fenomeno, visto che lo vediamo nelle stesse pagine social della Polizia, quali Agente Lisa e la stessa pagina ufficiale del corpo, che assomigliano sempre di più a quelle pagine degli influencer impegnati in una spasmodica e ridicola operazione simpatia nella quale ci si autocelebra di continuo e non si tollerano osservazioni e appunti critici di nessun tipo sia dentro l’istituzione che fuori.
Sono molti i poliziotti coscienziosi che chiedono di alzare i limiti di età per poter entrare in polizia per consentire a persone più mature e anche preparate fisicamente di poter fare davvero qualcosa per i cittadini, a differenza dei Tik Toker che sulla strada quando si trovano di fronte ad un vero pericolo sono paralizzati dalla paura e dall’inesperienza.
A qualcuno però più in alto va bene così. Va bene reclutare ragazzini allo sbaraglio perché questi non saranno mai un problema per coloro che siedono ai vertici del potere.
Un uomo più formato e più maturo è sulla carta in grado di dire no ad un eventuale abuso, e soprattutto un uomo che non entra nel corpo solamente per poter prendere uno stipendio ha una coscienza minima e rispetta le leggi e non le viola, come invece abbiamo visto negli ultimi anni e purtroppo in altri gravi precedenti come quelli del G8 di Genova nel 2001.
E proprio da questo ultimo infausto evento nel quale tuttora esistono gravissime ombre sull’operato del corpo, una proposta fatta da coloro che vogliono restituire dignità e onore alla polizia sarebbe utile per evitare abusi come quelli di Genova o della farsa pandemica.
Quella di mettere sulla divisa un numero identificativo per consentire alle persone di poter risalire al poliziotto che si è macchiato di un eventuale reato senza farlo rifugiare in un anonimato ormai inaccettabile.
Sul tavolo poi c’è un’altra questione che è molto nota all’interno del corpo ed è quella che riguarda le condizioni dei poliziotti vaccinati.
Così come si legge sempre più frequentemente di morti in casa di persone normali, lo stesso si legge di poliziotti senza nessuna particolare patologia che muoiono allo stesso modo vittime dei “malori improvvisi”.
Molti hanno ceduto per paura di perdere il reddito quando un regime, quello di Draghi, ricattava criminalmente gli italiani con la pistola alla tempia rappresentata dalla perdita o dalla sospensione del lavoro come accaduto a diversi poliziotti e carabinieri che si sono rifiutati di fare da cavie per la somministrazione dei sieri delle case farmaceutiche.
Altri invece hanno ceduto per conformismo e servilismo nei confronti degli aguzzini di palazzo Chigi, ma il risultato non cambia di molto. Molti dei vaccinati nelle forze dell’ordine sono oggi menomati e non in grado di fare le attività minime di una professione normale, figurarsi quella del poliziotto che richiede sulla carta una preparazione fisica più che buona.
Le infiltrazioni massoniche nella polizia
La Polizia va salvata, ma per farlo, come si diceva prima, occorre partire dal male che l’ha infettata. Solamente una radicale bonifica del corpo da infiltrazioni massoniche può restituire quella integrità necessaria a questa istituzione e solamente una severa formazione che passi in rassegna i candidati e valuti seriamente se sono portati o meno per fare questo delicato lavoro può alzare il livello delle divise.
Oggi c’è il processo inverso. Negli ultimi 35 anni si è fatto di tutto per abbassare il livello del corpo e a nostro avviso il declino è iniziato con la sciagurata smilitarizzazione della polizia decisa nel 1981 da Francesco Cossiga, forse il più grave errore commesso dall’ex presidente della Repubblica nel corso della sua carriera politica.
Il bilancio di questa riforma oggi è sotto gli occhi di tutti. La Polizia ha perduto metodo, serietà, rigore e professionalità e ha creato anche una sorta di vulnus irrisolto tra questa, ormai ridotta al rango di civili in divisa, e le altre forze dell’ordine ancora militarizzate, quali i Carabinieri e la Guardia di Finanza.
Le forze dell’ordine per definizione non possono non essere militari. Lo status di civile per un poliziotto è impensabile perché questo non è certo un impiegato della posta ma un uomo che ha giurato di difendere lo Stato ed è un uomo che deve attenersi ad un rigoroso codice che gli impedisce, ad esempio, di scioperare o di fare attività politica dentro il corpo come un qualsiasi altro impiegato dello Stato.
Questo è quello che è accaduto con la smilitarizzazione. I sindacati oggi abbondano nel corpo e non è stato infrequente vedere che essi sono divenuti dei serbatoi di voti per poi far eleggere il poliziotto di turno legato al centrodestra o al centrosinistra.
La Polizia è divenuta politica, fatto impensabile un tempo, ma oggi triste realtà.
Oggi sono altri gli interessi che diversi alti dirigenti perseguono. Dietro di essi ci sono consorterie politiche e logge varie, e nessuno ad oggi ha pensato mai di chiedere, come andrebbe chiesta per ogni professione pubblica, agli uomini in divisa di rivelare o meno la propria appartenenza alla massoneria.
Nessuno lo chiede perché ovviamente se lo Stato è diretto da massoni di alto livello c’è tutto l’interesse a tacitare la questione e non a metterla in risalto.
E si sta parlando di un grave problema di integrità che chiaramente impedisce sin dal principio al poliziotto di poter essere al servizio dello Stato dal momento che egli ha giurato di servire una società parallela con scopi radicalmente diversi da quelli di preservare la sovranità e la sicurezza del Paese.
Qualche tempo fa, ad esempio, nel trapanese sono stati arrestati dei poliziotti che appartenevano ad una loggia massonica segreta. Una loggia che operava laddove è stato latitante per 30 anni senza muoversi da casa sua, il boss dei boss, quel Matteo Messina Denaro, che non avrebbe mai potuto essere “nascosto” nel salotto della sua abitazione senza la protezione di quella massoneria che ormai tutto ha infettato.
Nessuno ha mai pensato di indagare più a fondo sulla questione perché il tema dell’infiltrazione della massoneria in polizia è uno che dà fastidio a troppi potenti dentro e fuori dalla polizia.
C’è però un barlume di speranza in questo quadro a tinte fosche. Il barlume di speranza è rappresentato da quegli uomini in divisa che chiedono una riforma radicale del corpo in grado di sfornare degli agenti seri e coscienziosi e non dei soggetti instabili pronti a tutto pur di assicurarsi lo stipendio a fine mese e di compiacere coloro che tirano le fila nelle varie logge.
Sono questi poliziotti che chiedono di far entrare nel corpo uomini preparati e adatti a svolgere questo mestiere.
Sono questi poliziotti che chiedono di espellere dal corpo chi ha infangato la divisa negli anni precedenti e negli ultimi tempi per aver perseguitato innocenti cittadini che portavano a spasso il cane.
La polizia ha bisogno di un anno zero, così come ce l’ha bisogno il Paese che si trova in una sorta di guado nel quale sembra imminente la dismissione dell’intero sistema politico e di questa compromessa classe “dirigente” che ha voluto una polizia fatta a sua immagine e somiglianza, ovvero un’immagine e somiglianza marcia che ha vessato i cittadini invece di difenderli durante la farsa pandemica.
Il male però che affligge il sistema politico italiano è troppo radicato per essere, fortunatamente, reversibile e dunque in futuro si può e si deve sperare in un Paese del tutto diverso da quello attualmente in via di estinzione.
Così come si può e si deve sperare in una polizia nuova che assomigli molto di più a quella del passato e non a quella di un presente che va rimosso il prima possibile.
Ciò che rincuora è sapere che esistono ancora uomini d’onore nella polizia ed è da questi che occorrerà ripartire per rifondare questa istituzione.
La polizia non deve più essere qualcosa che fa paura al cittadino perbene.
Il blu oggi trasmette timore e disprezzo in molti. Domani si spera possa ancora tornare a trasmettere fiducia e rispetto.
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Secondo me l’infiltrazione massonica si è avuta nel 1981, anno della smilitarizzazione, voluta fortemente dalla sinistra ed in particolare dal partito radicale.
Ho visto una spaccatura all’interno del Corpo. Sindacato di sx contro quello di dx.
L’infiltrazione si è avuta nel 1981, anno della smilitarizzazione voluta fortemente dalla sinistra ed in particolare dal partito radicale.
Negli anni 60e70 lo slogan all’ interno delle scuole era: “la Polizia è al servizio del cittadino”.
Molto interessante questo discorso, Tonino. Ci sarebbe da capire però perché Cossiga e la DC fecero passare una simile riforma.
Che bell’articolo
E la cosa più bella da stampare e imparare a memoria è : “La polizia non deve più essere qualcosa che fa paura al cittadino perbene.”
Grazie
Ti ringrazio, Sara.
Mi ero perso questo suo articolo. Le mie opinioni riguardo alle ffo, e alle ffaa in generale, sono piuttosto contrastanti, e non necessariamente benevole: porto il massimo rispetto a qualunque lavoratore che porti a termine con serietà e diligenza i suoi compiti, ma d’altro canto il fatto che in nessuna formula di giuramento si faccia diretto riferimento al popolo, o ai cittadini, ma solo alle varie “istituzioni” mi rende piuttosto scettico su chi questi cittadini scelgono di servire, più o meno coscientemente.
Tutte le ffoo si sono macchiati di infamia.
Per questo ritengo che occorre una militarizzazione locale e non sotto certe direzioniù
Ce ne sarebbe da scrivere. Ad iniziare da quel capo della polizia nominato da un governo di sinistra, vezzeggiato dai tg rai con uno spot quasi pubblicitario e con nomignoli fumettistici. Passato poi indenne sia al cambio di governo che al peggior processo subito dal corpo. Per poi finire la carriera ai servizi segreti. In pensione premiato con una nomina di primissimo livello per la sicurezza della nazione.