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La Corte europea dei diritti umani nelle mani di Soros
di Cesare Sacchetti
Un interessante rapporto pubblicato dall’avvocato francese Gregor Puppinck, membro dell’ECLJ, il Centro europeo per il diritto e la giustizia, mostra l’influenza del magnate americano George Soros sulla CEDU, la Corte europea dei diritti dell’uomo.
La parola influenza può apparire riduttiva perchè stando alle conclusioni tratte da Puppinck, George Soros è praticamente il vero e proprio deus ex machina di questo importante organismo giuridico internazionale.
Ma procediamo con ordine, e per chi non avesse familiarità con la CEDU, precisiamo che essa è una corte di giustizia internazionale volta alla difesa dei diritti umani.
Nata nel 1959 per garantire l’applicazione della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali firmata da 47 Paesi, la Corte ha la sua sede a Strasburgo , così come la Corte di giustizia dell’Unione europea, ma essa è un tribunale che non c’entra nulla con l’UE nonostante abbia la sua sede nella città del Parlamento europeo e della suprema corte comunitaria.
Questo tribunale, come spiega lo stesso avvocato francese, ha una importanza praticamente fondamentale per tutto ciò che riguarda la determinazione di cosa è un diritto umano e di cosa non lo è.
Il problema è che la Convenzione alla quale questo organismo si ispira, lascia un ampio spazio interpretativo al ruolo dei giudici chiamati a decidere sui singoli casi che riguardano gli Stati che ne fanno parte.
I togati, uno per ognuno dei 47 Paesi appartenente alla CEDU, quindi sono i protagonisti assoluti e hanno il potere, attraverso le loro pronunce giudiziali, di fissare dei precedenti che debbono essere tenuti in considerazione dai vari tribunali nazionali nell’emanazione delle loro sentenze.
I giudici sono collegati a Soros
L’inchiesta di Puppinck ha scoperto che i giudici sono praticamente una diretta espressione della fondazione del magnate di origini ungheresi, la Open Society Foundation (OSF).
Nel corso della loro carriera infatti 22 di loro hanno avuto rapporti diretti con la OSF mentre gli altri hanno avuto rapporti indiretti attraverso le altre organizzazioni non governative collegate all’estesa rete internazionale di Soros.
In altre parole, i giudici di questa Corte hanno tutti avuto a che fare direttamente o indirettamente con il miliardario americano.
Questo ha portato la CEDU a interpretare la difesa dei diritti umani secondo la linea di riferimento ideologica dello stesso Soros.
Gli esempi sono molteplici. Si pensi in questo caso a tutte le sentenze della Corte negli ultimi 20 anni che hanno imposto le unioni dello stesso sesso all’Italia, all’Austria e alla Francia.
Sempre l’Italia è stata protagonista di un noto caso che l’ha vista scontrarsi con il tribunale di Strasburgo nel 2009 che si pronunciò a favore della rimozione dei crocifissi dalle scuole.
Tra i giudici che decisero di condannare l’Italia all’epoca c’era l’ungherese András Sajó.
Il professore ungherese András Sajó
Sajó è un professore universitario ungherese amico di vecchia data di Soros e ha fondato assieme a lui nel 1991 l’università europea centrale che si trova a Budapest, in Ungheria.
I rapporti professionali dell’accademico con il fondatore dell’OSF sono proseguiti anche dopo, quando ha fatto parte del direttivo della Open Society di New York dal 2001 al 2007.
L’accademico magiaro ha avuto un ruolo determinante nel far condannare l’Italia sul caso dei crocifissi nelle scuole, una sentenza che fu poi ribaltata nel 2011 in appello grazie anche al contributo di Puppinck.
Ma gli esempi di come la Corte abbia una visione politica molto incline al progressismo internazionalista non si limitano solo a questo caso.
Si pensi a questo proposito alla sentenza emessa contro la Polonia per favorire l’aborto o all’ordine verso la Francia di consentire il cambio di sesso non biologico, da fare solo attraverso i documenti d’identità.
Praticamente quasi tutti i Paesi hanno ricevuto condanne sfavorevoli. La Russia, ad esempio, è stata rimproverata per aver censurato le attività delle femministe Pussy Riot, mentre l’Ungheria è stata invitata ad abbandonare la pena che prevede l’ergastolo.
I diritti umani seguono l’ideologia del giudice
I diritti umani in questo caso sono come degli elastici. Si possono tirare dalla parte voluta e in due direzioni esattamente contrarie.
Lo spiega bene l’avvocato francese dell’ECLJ.
“I diritti umani sono una disciplina fortemente ideologica in natura. Puoi far dire alla Convenzione una cosa e il suo opposto. Se un giudice crede che la legalizzazione della maternità surrogata sia necessaria in nome della libertà, o se, al contrario, lo condanna in nome della dignità, può ritrovarsi a fare entrambe le affermazioni nello stesso testo.”
Ecco perchè la visione ideologica del giudice è praticamente determinante nel decidere sui casi che passano a Strasburgo.
Ricordiamo che i togati della CEDU vengono nominati dall’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, un organismo che ha già una connotazione chiaramente politica.
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Se poi si sfogliano i curricula dei 100 giudici che hanno fatto parte di questo organismo negli ultimi 20 anni, ci si potrà facilmente rendere conto che in pratica è Soros a decidere chi diventa giudice e chi no.
Per fornire un altro esempio dell’ideologia che anima la CEDU, si pensi che è diventata una scena comune quella di vedere i magistrati portare al collo la cordicella con i colori dell’arcobaleno, noto simbolo della comunità omosessuale.
I conflitti d’interesse sono praticamente abnormi e alla luce del sole.
Se fosse stata una organizzazione cattolica tradizionalista, o qualche misteriosa entità russa, ad influenzare la Corte di Strasburgo, non avremmo dubbi che la notizia sarebbe già finita in prima pagina e molti avrebbero sollevato dubbi sulla sua imparzialità.
Ma se si tratta di Soros, i media girano la testa dall’altra parte, troppo impegnati ad accusare i russi di inesistenti ingerenze nella vita occidentale per occuparsi di quelle reali del finanziere globalista della Open Society.
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