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La conferenza per l’Europa: nasce il nuovo superstato UE franco-tedesco?
di Cesare Sacchetti
Francia e Germania prendono l’iniziativa e preparano un documento per delineare le proposte programmatiche della prossima “conferenza sul futuro dell’Europa”.
Anche in questa occasione, l’asse franco-tedesco ha pensato bene di muoversi senza il coinvolgimento degli altri 25 Stati UE, e ha redatto un documento dove propone di fatto l’agenda dei lavori della conferenza in questione.
La proposta di preparare una sorta di stati generali dell’Unione europea risale in realtà allo scorso luglio quando Emmanuel Macron chiese di dare vita a questa iniziativa.
Il presidente francese allora si spinse anche oltre e suggerì il nome di quello che doveva essere il presidente della conferenza, individuato nel federalista supereuropeo Guy Verhofstadt, membro del gruppo parlamentare UE “Renew Europe”.
Più avanti si vedrà che cosa comporterebbe una eventuale nomina di Verhofstadt.
Ad ogni modo, la Commissione UE accolse con favore la proposta di Macron e lo scorso ottobre preparò una prima bozza con i tempi dei lavori di questo nuovo consesso europeo che dovrebbe partire da gennaio 2020 e concludersi agli inizi del 2022.
Il documento franco-tedesco pubblicato in questi giorni propone una vera e proprio tabella di marcia dei lavori da seguire e individua i temi principali che dovrà seguire la conferenza.
Gli obbiettivi dell’evento sono quelli di dare vita ad una Europa “più unita” e “sovrana” che metta al centro della sua agenda le questioni del cambiamento climatico, le migrazioni, l’integrazione monetaria e le politiche di sicurezza e difesa da seguire del blocco europeo.
Il presidente della conferenza, secondo le indicazioni franco-tedesche, dovrebbe a sua volta essere consigliato da un gruppo di saggi composto da rappresentanti della società civile, intellettuali, accademici e scienziati.
Parigi e Berlino infine raccomandano il coinvolgimento di tutte le istituzioni europee, dal Consiglio UE al Parlamento, con il preciso obbiettivo di arrivare alla fine dei lavori con “risultati concreti e tangibili.”
L’asse franco-tedesco più sbilanciato verso la Francia
Nonostante i dissapori crescenti tra Francia e Germania degli ultimi mesi, l’asse franco-tedesco sembra essere ancora la direttrice fondamentali degli equilibri dell’UE.
La novità più rilevante negli ultimi mesi nei rapporti tra i due Stati è senz’altro lo spostamento dei rapporti di forza dell’asse a favore di Parigi piuttosto che di Berlino.
L’esempio più utile in questo senso è la nomina alla presidenza della Bce della francese Christine Lagarde che recentemente ha elaborato una proposta di completa revisione dei modelli macroeconomici seguiti dal blocco europeo.
Sostanzialmente, la Lagarde ha individuato la causa della scarsa crescita dell’eurozona in un modello troppo basato sulle esportazioni ed esposto, di consenguenza, più pesantemente ai rovesci delle crisi economiche degli altri Paesi.
La neo-presidente ha quindi raccomandato l’abbandono del modello export-led, fondato in maniera preponderante sul ruolo delle esportazioni, per passare ad un aumento degli investimenti pubblici dei Paesi europei, avvicinandosi di più alla visione dello stesso Emmanuel Macron.
Il messaggio è sembrato rivolto chiaramente a Berlino, dal momento che la crescita dell’economia tedesca è rappresentata largamente dalle esportazioni.
Probabilmente è presto per dire che siamo vicini ad un nuovo asse franco-tedesco sotto la guida francese, ma si può già registrare sicuramente un riequilibrio tra i due Paesi a favore della Francia.
L’influenza di Macron non ha raggiunto solamente la Bce, ma si è estesa anche sulla Commissione UE. La nuova presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen, nonostante la sua precedente appartenenza al governo Merkel viene considerata molto più vicina a Macron.
La conferenza per l’Europa darà vita agli Stati Uniti d’Europa?
Se il presidente della conferenza per l’Europa sarà effettivamente Guy Verfhostadt, non sarà difficile immaginare quale sarà l’idea ispiratrice di questo evento.
Guy Verhofstadt è infatti l’autore di un saggio intitolato “Gli Stati Uniti d’Europa: manifesto per una nuova Europa”, nel quale propone il passaggio successivo per completare l’integrazione europea, ovvero la creazione degli Stati Uniti d’Europa.
Gli Stati Uniti d’Europa sarebbero una nuova entità statuale a livello europeo alla quale gli stati membri dovrebbero consegnare la loro residua sovranità.
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Sarebbe di fatto una sorta di supergoverno sovranazionale che non risponderebbe ai Parlamenti nazionali ed inevitabilmente influenzato dagli attuali rapporti di forza nel blocco europeo, sbilanciati pesantemente in favore di Francia e Germania.
L’Italia in tutto questo risulterebbe ancora più debole sulla scena europea, dal momento che si ritroverebbe a ricoprire il ruolo di vassallo di questa nuova sovrastruttura europea.
Il nuovo governo PD-M5S ha certamente rappresentato un riposizionamento dell’Italia a favore dell’asse franco-tedesco, a differenza del governo giallo-verde più spostato verso Washington.
Se poi dovesse essere approvata la controversa riforma del MES, i risparmi italiani rischierebbero di essere polverizzati per consentire il salvataggio delle banche tedesche e francesi, in una ripetizione ancor più catastrofica per il Paese di quanto già accaduto con la prima approvazione del MES.
Se l’Italia prima aveva provato parzialmente a mettere in discussione i rapporti di forza di una Europa a guida franco-tedesca, l’attuale esecutivo appare invece completamente prono a Parigi e Berlino.
Non è un caso che le élite europee avessero dichiarato guerra al governo gialloverde. Il governo Lega-M5S, al netto di tutte le sue fragilità e contraddizioni, era comunque un intralcio per i piani dell’establishment.
Tolto di mezzo questo, non ci sono virtualmente più ostacoli per procedere spediti verso l’ultimo passo del nuovo superstato europeo.
In altre parole, gli Stati Uniti d’Europa vogliono dire una cosa sola: la completa fine di ciò che resta della sovranità e dell’indipendenza dell’Italia.
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