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Cesare Sacchetti

L’8 settembre: il tradimento e la caduta dell’Italia in mano all’anglosfera

08/09/2023

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di  Daniel Moscardi

Dwight D. Eisenhower definì l’intera faccenda dell’armistizio concluso tra l’Italia e le potenze alleate “uno sporco affare”, dal quale gli italiani ne uscivano con una pessima immagine. La guerra, almeno la prima parte, finiva nel peggiore dei modi per l’Italia, non tanto e non solo per le disastrose conseguenze materiali, quanto per l’irricuperabile giudizio negativo che daranno degli italiani amici e nemici, e che vedremo poi confermato nel punitivo trattato di pace che l’Italia sarà costretta a firmare a guerra finita, nel febbraio del 1947 a Parigi.

Se si esamina da vicino come vengono condotte dal nuovo governo italiano insediatosi all’indomani del colpo di stato del 25 Luglio 1943 le trattative per arrivare ad una resa verrebbe da pensare ad una farsa se non si trattasse del preludio alla tragedia che portò all’Italia altri 20 mesi di guerra civile dopo che i più alti vertici istituzionali della Nazione, Re e famiglia reale per primi, avevano abbandonato gli italiani, soprattutto i militari, al loro destino.

Ogni popolo dovrebbe avere interesse a promuovere lo studio di quei fatti   della storia – maestra di vita – che abbiano rivelato debolezze ed insuccessi, per poter trarne insegnamento alle generazioni future. In Italia accade esattamente il contrario. Se gli avvenimenti sono stati positivi e fortunati, si glorificano i fatti e gli uomini che li hanno guidati e qualsiasi tentativo di sana critica viene considerato come sacrilego, vero e proprio attentato all’intoccabile patrimonio nazionale. Se gli avvenimenti sono stati sfortunati, la documentazione ufficiale viene nascosta o comunque resa di difficile accesso, con l’eventuale sigillo finale del segreto di stato.

Quanto suddetto può essere sicuramente applicato a qualsiasi periodo della storia nazionale, a partire – se vogliamo – dalle tre guerre d’indipendenza del secolo diciannovesimo, tutte caratterizzate da grossolani disastri militari, (la battaglia navale di Lissa rimane da manuale), continuando con la disfatta di Caporetto dell’ottobre 1917 (della quale Badoglio fu uno dei principali responsabili, rimanendo inspiegabilmente intoccato), per arrivare allo sfacelo del settembre 1943 che ebbe come risultato pesantissimi vincoli politici, economici, finanziari tuttora in vigore.

Vincoli che rendono tuttora impossibile le interpretazioni di eventi fondamentali nella recente storia nazionale come le vari stragi e delitti eccellenti che si sono susseguiti dalla fine della guerra ad oggi. E’ di questi giorni il ritorno alla ribalta della strage di Ustica del Giugno 1980 che è da interpretare principalente sotto la lente della limitata o inesistente sovranità dello stato Italiano.

L’Italia cessava infatti di esistere come Stato sovrano sotto una tenda allestita a Cassibile, nella Sicilia Orientale, in un uliveto dal comando alleato alle 17.15 di venerdi 3 Settembre 1943 per mano di un insignificante generale che non parlava una parola di inglese e  che appariva – agli alti ufficiali alleati presenti alla firma – come uno dei tanti ristoratori italiani di Little Italy a New York. Si chiamò resa incondizionata, Unconditional surrender.

E proprio da servile ristoratore italiano il generale Giuseppe Castellano ci mise del suo, peraltro senza che gli fosse richiesto. Comunicò infatti agli ufficiali alleati che il Quartier Genarale delle forze tedesche in Italia – e quindi anche il feld maresciallo Kesserling – si trovava non a Roma, bensì a Frascati. Inutile dire che di li a poco piovverò su Frascati tonnellate di bombe sganciate da molteplici incursioni aeree alleate, con centinaia di morti della popolazione locale e nessun danno ai tedeschi.

Ma anche dopo la firma di Castellano gli alleati continuarono a non fidarsi degli italiani, e tanto per far capire chi comandava, ordinarono una ennesima imponente incursione aerea su Napoli con quasi 500 fortezze volanti.

E quelli che teoricamente erano (ancora) nostri alleati, ovvero I tedeschi?

La sera di venerdi 3 settembre, almeno 3 ore dopo la firma della resa a Cassibile, Badoglio riceve dopo forti insistenze l’ambasciatore tedesco a Roma, Rudolph Rahn, al quale testualmente dichiara: “La diffidenza del governo del Reich mi riesce incomprensibile. Ho dato la mia parola e la manterrò.”

Il giorno successivo, sabato 4 settembre, sempre l’ambasciatore Rahn incontra il Capo di S.M. Generale Ambrosio, il quale rassicura Rahn “della ferrea volontà italiana di continuare la guerra a fianco dei tedeschi”.

Mercoledi 8 settembre, 5 giorni dopo la firma della resa, l’ambasciatore Rahn si reca questa volta in visita ufficiale dal Re, Vittorio Emanuele III.

Nel suo rapporto a Berlino, Rahn scrive: “ Al termine della conversazione il Re ha sottolineato di nuovo la decisione di continuare la guerra a fianco della Germania, con la quale l’Italia è legata per la vita e per la morte”.

Lo stesso giorno, alle 17.15, Radio Algeri, controllata dagli americani, diffonde la notizia della avvenuta capitolazione italiana.

Alle 19.42 la voce di Pietro Badoglio, precedentemente incisa su disco, ordina per radio alle forze armate Italiane di cessare i combattimenti, aggiungendo però che le forze armate “reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza”.

Nella notte tra l’8 e il 9 settembre, come un branco di traditori fuggitivi, Badoglio e una schiera di ufficiali superiori, il Re e la famiglia reale abbandonavano Roma, raggiungevano Brindisi e si consegnavano agli alleati. Va aggiunto che Badoglio ebbe cura nel frattempo di far espatriare moglie e figlia in Svizzera.

Una diserzione a tutti gli effetti. E con infamia, passibile della applicazione degli artt. 51 e 84 del Codice Penale militare di guerra in vigore al momento. E molto ci sarebbe da investigare sul fatto che tutto il convoglio di disertori fuggitivi passò indenne attraverso le linee tedesche, con relativi posti di blocco.

Poi, a guerra finita, il trattato di pace di Parigi del febbraio 1947, che Benedetto Croce chiamò in realtà un “dettato di pace” tante e tali punitive erano le condizioni. Un giornale, il Corriere d’Informazione, uscì il giorno successivo alla firma del trattato con questo titolo: “Alle 11.35 firmata a Parigi la nostra dura condanna”.

Una dura condanna che riserva alla nascente Repubblica Italiana, come si direbbe in inglese “insult to injury”, ovvero la beffa oltre al danno con l’articolo 16 del trattato, che impone all’Italia di non poter giudicare, o inquisire tutti coloro, compresi gli appartenenti alle forze armate, che hanno “espresso simpatia o agito in favore delle potenze alleate”.

Una infamia questa riservata solo all’Italia, nessun articolo simile fu imposto nei trattati con Germania e Giappone, e che in sostanza si legge così: “Tutti quelli che hanno attivamente collaborato contro l’Italia, consentendo di fatto la morte di migliaia di loro connazionali sui campi di battaglia (ma soprattutto in mare) non possono essere in alcun modo toccati”.

Vale la pena concludere con una battuta: “Italiani, non fidatevi”. Neanche dei generali che scrivono libri sul mondo al contrario.

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10 Commenti

  1. Gabriele

    Quando si leggono certe cose mi sembra sempre piu’ evidente che e’ altamente improbabile che l’ Italia possa realmente liberarsi. Spero di essere smentito.

    Rispondi
    • La Cruna dell'Ago

      A me pare evidente che nonostante tutto alcuni non capiranno mai..

      Rispondi
      • Gabriele

        A cosa si riferisce?

        Rispondi
      • franco furlan

        Alcuni non capiranno mai che la storia non é un intercalarsi di episodi casuali, e non lo é mai stata e mai lo sarà. É per questi ‘alcuni’ che viene raccontata la storia alla Barbero o alla Villani o attraverso la bocca di altri storici istituzionalmente rassicuranti e introdotti. La prima e la seconda guerra mondiali hanno dato modo ai ‘vincitori’ di ottenere per loro stessi un profiquo ‘raccolto’ dal trattato di Versaille prima e dal accordo di Brettonwood poi nell’ambito di conflitti e rivolgimenti programmati e indotti. E l’Italia purtroppo trovandosi al centro del Mediterraneo ha sempre sofferto a causa della prerogativa che il mondo anglosassone attribuisce a se stesso in ambito geopolitico militare, commerciale e strategico, ovvero di considerare il Mediterraneo il proprio lago.

        Rispondi
  2. STELVIO DAL PIAZ

    il SOTTOSCRITTO STELVIO DAL PIAZ UTILIZZA IL LINGUAGGIO SINTETICO DEL COMBATTENTE : ” FINIS HISTORIAE “

    Rispondi
  3. Oliver

    Concordo pienamente. Non fidatevi di certi connazionali. Questa è la mia esperienza come cittadino sempre italiano che vive in Germani da una vita

    Rispondi
  4. j.b. Mirabile.caruso

    Quello Italiano è un popolo che distintamente necessita di essere guidato. Come tutti gli altri popoli del mondo, d’altra parte, con la differenza di alcuni di essi che esprimono una più o meno tiepida tendenza ad autogovernarsi. Di fatto va osservato essere ‘contro-natura’ per un popolo aspirare alla sua ‘sovranità’, e, di contro, essere del tutto ‘naturale’ farsi governare da una Entità in possesso delle qualità all’uopo necessarie.

    La cosiddetta ‘democrazia’ è un sistema di governo – contro ogni contrario convincimento – interamente pacchiano per i più spregiudicati parassiti del mondo. Lo dimostra la Storia dei secoli scorsi che hanno visto l’abbattimento sistematico di tutti i governi a conduzione monarchica per mano dei parassiti che si vedevano inesorabilmente perdenti nella loro lotta contro un Monarca, un Imperatore, un Papa, un qualsivoglia individuo che avesse la capacità di ascendere al comando di un popolo, specialmente se in possesso della magnanimità con la quale si accaparrava la fiducia ed il supporto del popolo di cui era posto al comando.

    Penso seriamente che – sulla base di quanto sopra osservato – noi dovremmo considerare la possibilità di fare dei passi indietro rispetto al presente, di ritornare, cioè, al governo “secondo natura”, all’uomo giusto che si pone in veste di servizio nei confronti del suo popolo. Ce ne sono stati parecchi nel passato, ce ne possono essere parecchi ancora oggi, soltanto a volerlo, soltanto a comprendere che ciò che è ‘secondo natura’ lo è per sempre!

    Rispondi
    • Giacomo Limonetti

      Anch’io credo che la cosiddetta democrazia liberale rappresentativa, che non a caso nasce nella perfida Albione, sia uno dei miti più difficili da rimuovere. È usato oramai come un feticcio o un simulacro per coprire le più infime nefandezze con equilibrismi logici che arrivano al grottesco, mi viene in mente l’ultimo esempio dei nazisti buoni.

      Le dinamiche dell’ultimo quadriennio, mi fanno pensare che il popolo/i popoli voglia/no solo stare comodo/i e tranquillo/i, non mi aspetto nessun risveglio collettivo delle coscienze né tantomeno la capacità di uscire autonomamente dal paradigma in cui siamo immersi dalla nascita.
      È contro natura, anche le pecore nere seguono il gregge.

      Arriverà un cambio di paradigma e il gregge si aggiusterà per spirito di conservazione.
      Ad ora sembra ce ne siano due in competizione per l’egemonia.
      Se vincessero Davos e il transumanesimo sarebbe l’estinzione del gregge.
      Se vincessero BRICS, con una I in più si spera, si potrebbe sperare in un recupero di tradizioni e valori che hanno reso eterna la nostra terra, e con ciò il ritorno di una forma di governo meno ipocrita e più naturale.

      Rispondi
  5. raffa raffa

    questo articolo me lo tengo in memoria. E per giunta….lo sto già diffondendo. E’ indispensabile distinguere ciò che è VERO dal mare di menzogne che ci asfissia a partire dai tempi della scuola ..
    Avremmo vinto la guerra grazie agli americani e ai BELLA CIAO??? ahahahaah….
    Non me la raccontavano , così, in famiglia, quelli che la guerra l’avevano fatta sul serio! E che c’avevano anche rimesso un braccio o una gamba.
    Abbiamo perso e siamo una colonia. E il resto sono tutte frottole..
    E si parte da questo. Dalla verità, Non dai telefilm scritti a Hollywood.
    Grazie Moscardi e grazie Sacchetti

    Rispondi
  6. roberto

    … e non solo …Dal 1952 tutte le aziende e gli Stati che sono iscritti per autocontrollo alla S.E.C. sottostanno alle leggi dell’UCC. Ecco che, quindi, anche l’Italia e i suoi cittadini devono sottostare alle leggi dell’UCC.
    La predetta affermazione è confermata anche dal seguente documento:
    Registration Statement No. 333-152589 del 09 aprile 2013 a firma dell’Ambasciatore italiano Claudio Bisogniero6, è uno dei tanti
    6http://www.dt.tesoro.it/export/sites/sitodt/modules/documenti
    _it/debito_pubblico/emissioni_sui_mercati_internazionali/Pro spectus_Global_2013
    60
    testi ove si evince la subalternità giurisdizionale italiana (civile e commerciale) rispetto agli organi giudicanti, inclusa la S.E.C. Di seguito se ne riporta un estratto delle pagine nn.l e 2:
    “… Italy will irrevocably submit to thè jurisdiction of thè Federai and State courts in The City ofNew York and will irrevocably
    waive any immunityfrom thèjurisdiction of such courts , to thè extent permitted by ltalian law, but not execution, attachment or process in thè nature thereof Italy will waive any objection to venne, in connection with any action arising out of or based upon thè debt
    securities or thè warrants brought by any holder of debt securities or warrants.

    Rispondi

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