Di Cesare Sacchetti La storia dell’Ucraina non è soltanto la storia di un barbaro regime nazista...
Il Tribunale del Riesame “censura” la procura di Roma: ordinato il dissequestro del mio cellulare
di Cesare Sacchetti
La vicenda kafkiana che mi ha visto involontario protagonista ha avuto una recente evoluzione alquanto positiva.
Il Tribunale del Riesame di Roma ha accolto pienamente l’istanza di ricorso che avevo presentato contro il decreto di perquisizione che la procura di Roma aveva disposto per la mia abitazione e contro il sequestro del mio cellulare.
Per coloro che volessero conoscere tutti i dettagli della surreale vicenda, rimando all’articolo precedente dove i lettori potranno trovare anche il provvedimento disposto nei miei confronti dai magistrati romani.
Prendiamo adesso in esame quanto deciso dal Riesame presso il quale l’avvocato che mi assiste, Emanuela Galati, ha presentato l’istanza per annullare il provvedimento del magistrato.
Il Riesame ha accolto completamente la tesi presentata dalla mia difesa e nell’ordinanza firmata dal presidente del Tribunale, Maria Agrimi, e dal giudice estensore, Fabio Mostarda, viene fatta immediatamente notare l’irritualità, per usare un eufemismo, e la completa mancanza di motivazioni che hanno portato al sequestro del mio cellulare.
I togati in questa occasione fanno notare citando la giurisprudenza della Corte di Cassazione, in particolare la sentenza 36072 emessa a sezioni unite nel 2018, come debba esistere un “nesso di pertinenzialità” tra le ipotesi di reato che il pubblico ministero elabora e i sequestri degli oggetti che vengono ritenuti.
In altre parole, se il magistrato dispone il sequestro di un apparecchio informatico è perché deve ritenere che questo in qualche modo possa contenere degli elementi di prova che possano suffragare i reati per i quali la persona viene sottoposto a indagine.
In questo caso specifico, le ipotesi di reato sono quelle degli articoli 290 e 656, che riguardano rispettivamente il vilipendio della Corte Costituzionale, della Repubblica, del Governo, e la diffusione di notizie false atte a turbare l’ordine pubblico.
Ora non occorre essere un raffinato giurista per comprendere che il mio articolo sullo stato di salute di Draghi non investe né il primo né il secondo articolo dal momento che in nessun modo nel mio scritto c’è una qualche diffamazione delle cariche citate prima, né tantomeno scrivere dello stato di salute di una persona che occupa un incarico pubblico può costituire un qualche turbamento dell’ordine pubblico, sempre ammesso che questa notizia sia falsa e non si comprende bene su che basi il PM possa fare una simile affermazione.
Accertato questo passaggio, i giudici del Riesame scrivono chiaramente che il sequestro è completamente infondato proprio perché mancano quelle motivazioni essenziali a giustificare un simile provvedimento.
Queste le parole dei magistrati su questo punto.
“Occorre rilevare che il PM non ha indicato quale fosse il nesso di pertinenzialità tra i telefoni e i supporti informatici dell’indagato e le ipotesi di reato sopra descritte, o, in altri termini, non vi è alcuna indicazione degli elementi in base ai quali è stato affermato il collegamento tra tali apparati e l’attività illecita (vale a dire che la pubblicazione del post); nesso che -— sebbene ipotizzabile — andava comunque esplicitato.”
La prima cosa che i magistrati avrebbero dovuto fare quindi era quella di spiegare perché mai era necessario sequestrare il mio cellulare anche a fronte delle improbabili, se non surreali, ipotesi di reato da lui elaborate.
Il Riesame poi prosegue nella sua ordinanza e si chiede a cosa sia servito il sequestro visto che l’unico “scopo” sulla carta era quello di accertare se io fossi o meno l’autore dell’articolo su Mario Draghi. A parte il fatto che è “pacifico” come afferma lo stesso tribunale ma se il PM voleva accertarsi della paternità dell’articolo poteva incaricare la postale di fare i dovuti accertamenti senza disporre una perquisizione del mio appartamento alle sei e trenta del mattino, e senza procedere ad un sequestro del tutto infondato.
I giudici che hanno accolto il mio ricorso si sono espressi in questo modo su questo punto.
“Vi è poi una motivazione meramente apparente in ordine alle specifiche esigenze probatorie per le quali è stato imposto il vincolo di indisponibilità, essendosi il PM limitato a dire, in maniera del tutto vaga e generica, che i beni in sequestro avrebbero potuto essere oggetto di non meglio precisati “accertamenti di natura tecnica” (dei quali non veniva però indicata né la natura né lo scopo). ll decreto del PM non contiene dunque un’indicazione della finalità probatoria perseguita in concreto — finalità probatoria che, peraltro, appare, nel caso specifico, tutt’altro che intuitiva visto che non è dato comprendere quale accertamento istruttorio potrebbe essere svolto sui cellulari, tenuto anche conto del fatto che la riconducibilità del post incriminato al Sacchetti era abbastanza pacifica essendo stato pubblicato sulla sua pagina del social media e avendone l’indagato rivendicato la paternità anche in sede di perquisizione.”
Dunque non sussisteva alcuna seria e valida motivazione per procedere ad una perquisizione tantomeno ad un sequestro del mio cellulare dal momento che, come scrivono gli stessi giudici del Riesame, era chiaro che io fossi l’autore del post “incriminato” e non si comprende nemmeno bene cosa fossero questi fantomatici “accertamenti di natura tecnica” che la procura di Roma aveva tanta urgenza e premura di fare sul mio cellulare.
La domanda legittima che ci si deve porre a questo punto è quella relativa a quali siano state le motivazioni che hanno portato il PM Amelio a firmare un atto talmente lacunoso sotto il profilo giuridico che i suoi colleghi del Riesame non hanno potuto fare a meno di censurare.
Alla fine dell’ordinanza difatti i giudici non sono affatto teneri con la procura e affermano chiaramente che sussistono delle “radicali mancanze motivazionali” di questo decreto di sequestro che “non solo inficiano la validità del decreto impugnato ma sono tali da non poter essere “sanate” da questo Tribunale.”
È quindi questa una condanna senza appello di tutto il debole e contradditorio impianto del provvedimento firmato dal PM, e a questo punto non possiamo non tornare alle domande che mi sono posto nel precedente articolo.
A cosa è servita questa perquisizione e questo sequestro? A fare qualche tipo di pressione nei confronti di chi fa un tipo di informazione completamente indipendente e non nelle mani dei poteri finanziari che controllano la totalità dei media mainstream Italiani?
Se era questo lo scopo, l’operazione è miseramente fallita perché non solo questa vicenda ha gettato luce su una notizia che qualcuno ai piani alti riteneva scomoda ma non ha fatto altro che mostrare tutte le debolezze di un potere che ormai attraverso queste “azioni” crede di poter fermare il meccanismo che si è messo in moto da diversi mesi a questa parte.
Quanto accaduto dimostra soltanto che ormai coloro che abitano la palude dello stato profondo Italiano non riescono ad accettare una semplice evidenza. Il potere che avevano in mano fino a poco tempo fa gli sta scivolando tra le mani, e non c’è nulla che possano fare per cambiare questa realtà.
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Menomale!
Volevano arrivare al tuo informatore .. in pratica
È da approfondire, Orazio. Certamente la storia degli accertamenti di natura tecnica non sta in piedi e anche i giudici del Riesame lo hanno scritto nero su bianco.
Non so se abbiano semplicemente portato le tue attrezzature cioè pc e telefono semplicemente in caserma.
So che comunque, fossi in te, cambierei telefono e PC, a prescindere.
Sì.
Su alcune cose non la vediamo nello stesso modo ma di sicuro siamo d’accordo sul fatto che non esiste controinformazione vera in Italia me ne sto accorgendo ora che non c’è in atto nessuna guerra e la stanno costruendo come la falsa pandemia tutti nessuno escluso ma quello che mi meraviglia come fa la gente che fino a ieri ha schifato i media di regime a credere adesso . Gli unici che stanno dicendo la verità sono we the media su telegram . Ora si capisce del fiorire di tutti questi canali di controinformazione lasciati liberi sarebbero serviti per confermare la finta guerra alla fine si sono rivelati tutti fasulli . In pratica gli stessi che hanno orchestrato la finta pandemia Hanno creato la controinformazione per dividere e ora la usano per diffondere la falsa guerra. Sono andata sui giornali russi che raccontano la verità. Spero che distruggano definitivamente i poteri sovranazionali.
È la stessa cosa che ho pensato anch’io quando è accaduto questo fatto, avendo letto anche l’ articolo precedente di Cesare dove si parlava dello stato di salute precario di Draghi…
Felice che sia uscita la verità è che il tribunale abbia riconosciuto la illogicità del procedimento. Purtroppo la logica si sta perdendo!
Caro Sacchetti,
l’intenzione, è evidente, era quella di
poter analizzare le parti “nascoste/cancellate” del suo dispositivo, con calma, per poi fare anche un clone per poter analizzare ancora con più calma le possibili connessioni o fonti.
Le agenzie attraverso i chiavari possono entrare in casa e controllare a piacimento quello che vogliono, ma il cellulare non lo molliamo mai, era l’unico metodo per sapere fantomatiche cose, a mio avviso.
Prima cosa da farsi è la sostituzione immediata del cellulare con uno nuovo.
Che pena caro Sacchetti. Ti ho scritto più volte e senza risposta. Mi hai bloccato sul tuo canale telegram senza motivo…
Andrea, io ho molti messaggi e a volte non ce la faccio a rispondere a tutti. Scrivimi in privato nella sezione contatti. Vediamo di risolvere a breve.
Congratulazioni a Lei, dott. Sacchetti ed alla valente avvocatessa Galati.
E’ proprio il caso di dire: ridate a Cesare quel che è di Cesare! (in questo caso, il telefonino). 😉
Molto carina!
Sono proprio contenta!
Vorrei esprimere le mie felicitazioni per come si è conclusa la vicenda; vorrei anche esprimere un mio pensiero, perchè la mia capacità di resistere alla situazione delirante si sta invece esaurendo.
Comunque un sincero ringraziamento a Sacchetti per la sua opera di reale informazione. Ai giornalisti di regime vorrei dire che anche loro potrebbero essere degni di essere definiti tali, ma manca loro qualcosa…sufficit animus!
Aneddoto zen-politico:
su questo pianeta vivono due esseri umani, si chiamano Mario tutti e due; hanno entrambi un tipico cognome lombardo; se dovessero parlare tra di loro in dialetto, parlerebbero la stessa lingua; uno abita a Busto Arsizio in Italia, l’ altro a Brusino Arsizio (sì esiste!), che si trova in Svizzera, Canton Ticino. Entrambi hanno studiato a scuola la Divina Commedia e la storia della civiltà italica. Mario lo svizzero è orgoglioso della propria lingua e cultura e non pratica l’ autorazzismo.
Riguardo al delirio-virus, Mario lo svizzero abita in un paese che inizialmente è stato molto meno oppressivo rispetto all’ Italia e che poi ha permesso il voto referendario su come il governo dovesse affrontare la pseudopandemia; Mario lo svizzero ha detto allora al governo che poteva andare avanti purchè, quando la situazione fosse migliorata, tutto doveva tornare subito alla normalità e così è stato. Mario lo svizzero è abituato a votare per i propri diritti: in passato ha votato anche addirittura se abolire o no l’ esercito e se impedire la costruzione dei minareti islamici sul territorio. Mario sa che il governo dopo il voto agisce di conseguenza.
Mario lo svizzero, sempre, è cittadino di un paese che ha come bandiera la Croce, nient’ altro che la croce di Cristo; un certo Napoleone impose per un certo periodo una bandiera tricolore agli svizzeri, ma con gli svizzeri gli andò male: essi si ripresero la Croce.
Ci sono altri paesi europei che mai hanno fatto soffrire i propri cittadini, come fanno in Italia: questi paesi appena possibile sono usciti dal delirio del virus e, in pratica, mai ci sono nemmeno entrati. Guarda caso questi paesi, anche essi, hanno una Croce come bandiera. questi paesi vengono considerati erroneamente da alcuni (non tutti) Patrioti di altri paesi, come stati in preda ai globalisti, quando invece è vero l’ esatto contrario.
Egr. Alessandro, anche in Italia avevamo la croce sulla bandiera ma con la Monarchia, la famosa bandiera Sabauda. Persa quella ci siamo messi nelle mani di una classe politica di ARRAMPICATORI (ladri) SOCIALI AMORALI E ASOCIALI che ci hanno portato, dopo 70 anni di peripezie (leggi furti economici-sociali) ci hanno portato sotto il controllo della MASSONERIA. Ora, NON RINSAVENDO, ci ritroveremo SCHIAVI DELL’ELITE FINANZIARIAcapeggiata da SOROS, ROTHSCHILD, ROCKEFELLER e dai rappresentanti MASSONI Locali (per noi DRAGHI e soci).