di Cesare Sacchetti A guardarlo bene il tipo giunto dalla Scozia nei giorni scorsi a Roma, tale...
Il divorzio Tesoro-Bankitalia: un colpo di Stato economico firmato dal gruppo Bilderberg
di Cesare Sacchetti
Non sono in molti a sapere la storia di come l’Italia ha perduto il controllo della sua banca centrare, la celebre Banca d’Italia.
C’è stato un tempo in cui l’Italia non aveva nemmeno una banca centrale nel vero senso del termine, ed era questa l’epoca dello Stato unitario liberale che di italiano aveva molto poco e di massonico invece tutto.
La classe politica risorgimentale era difatti la perfetta espressione di quelle forze che accompagnarono tutto il processo risorgimentale.
C’erano latifondisti, banchieri e soprattutto massoni perché purtroppo il processo di unificazione non è stato fatto sulla base delle radice cattoliche e greco-romane del Paese, ma seguendo invece quelle della libera muratoria che non era composta da patrioti come si vuole far credere, bensì da uomini che avevano come principale obiettivo la distruzione della tanto odiata Chiesa romana.
In questa epoca, la banca d’Italia, nata nel 1893, non aveva nemmeno la facoltà esclusiva di stampare moneta tanto da doverla condividere con due banche private, quella di Sicilia e quella di Napoli.
Lo Stato liberale era pienamente in linea con gli interessi di quel ristretto ceto di possidenti e affaristi che in realtà avevano in mano le redini del potere economico, sempre ovviamente su mandato di Londra, la potenza che aveva voluto l’unità d’Italia già ai tempi del primo ministro e influente massone, Lord Palmerston.
Soltanto negli anni’20, dopo l’ascesa al potere del fascismo e dopo la presidenza di Benito Mussolini lo Stato inizia ad assumere quei caratteri che non lo rendono più uno svuotato simulacro giuridico, ma un’entità pienamente sovrana che presidia e difende la sovranità e l’interesse del suo Paese.
La prima importante riforma bancaria è quella del 1926 che stabilisce che deve essere solo e soltanto la banca d’Italia ad avere la facoltà di stampare moneta.
La banca centrale inizia ad essere veramente tale soltanto dal ventennio in poi e la sua definitiva trasformazione giuridica si completa attraverso la riforma della legge bancaria del 1936, la celebre legge Menichella, che oltre a marcare una netta separazione tra banche commerciali e banche di investimento, toglie ai privati la facoltà di avere in mano le azioni di Bankitalia.
L’economista Domenico Menichella
Ogni quota passa nelle mani di istituti bancari e altri organismi economici di proprietà pubblica.
La Banca d’Italia è da quel momento in poi interamente nelle mani dello Stato e l’impianto economico disposto dal fascismo sarà preservato anche dopo l’avvento della repubblica di Cassibile e della Costituzione del’48, ed è grazie a questi capisaldi fondamentali che è stato possibile il cosiddetto miracolo economico dei successivi anni’60.
In quell’epoca, il Paese aveva acquisito una posizione pressoché invidiabile.
Il suo sistema bancario era tra i più stabili al mondo, la sua industria tra le più prospere grazie all’IRI fondata da Mussolini nel 1933, e il tasso di risparmio era il più alto al mondo assieme a quello del Giappone.
Semplicemente, tale ricchezza e tale prosperità era divenuta troppo “ingombrante” per quegli ambienti finanziari che volevano invece trasformare il giardino d’Europa in un incolto campo di erbacce.
Occorreva smantellare pezzo per pezzo tutto quel impianto. Occorreva spoliare poco a poco tutto quell’immenso patrimonio per spartirselo meglio tra i vari falchi della finanza askenazita.
I nemici dell’Italia: i vari club del mondialismo
Il Club di Roma fondato nel 1968 da Aurelio Peccei, dirigente FIAT e novello Adam Weishaupt, aveva già stabilito nelle sue riunioni che il Paese custode delle radici cattoliche e latine andava violentemente saccheggiato per portarlo verso la tanto agognata estinzione.
Sul finire degli anni’70, dopo l’operazione del sequestro di Aldo Moro, nella quale dal principio alla fine sono stati all’opera elementi dei servizi anglo-americani e i massoni della loggia P2, inizia l’assalto più violento all’Italia.
Si arriva al 1981. Si diffondono rapidamente in Europa le idee del neoliberismo economico patrocinate in quel periodo da Milton Friedman, economista americano di origini ebraiche, che sosteneva che lo Stato mai doveva intervenire nei processi economici, ma dovesse lasciar fare tutto invece alla cosiddetta “mano invisibile” del libero mercato.
Il neoliberismo afferma che l’economia se lasciata operare da sé tornerebbe al suo stato di funzionamento “ideale” attraverso una fantomatica autoregolamentazione che in realtà mai è esistita e mai esisterà.
La “autoregolamentazione” si tramuta in realtà nel dominio assoluto e predatorio del capitale sulle masse e su intere nazioni.
Friedman parla difatti a nome di quei finanzieri di Wall Street che avevano tutto l’interesse ad inaugurare una selvaggia stagione di privatizzazioni il cui solo risultato sarebbe stato quello di trasferire un enorme ammasso di ricchezze dalle mani dello Stato, e quindi del pubblico, a favore di un manipolo di oligarchi, come purtroppo avvenne nei decenni successivi.
L’economista americano per salvaguardare meglio gli interessi delle élite del capitale aveva già fondato nel 1947 un think tank molto esclusivo, la Mont Pelerin Society, che si riunisce ogni due anni e che non rilascia pubbliche dichiarazioni, circostanza questa che lo rende più simile ad una sorta di società segreta che ad un gruppo di accademici.
Gli economisti della Mont Pelerin Society
La Mont Pelerin vuole privatizzare l’economia e dentro di essa c’è un altro importante economista apologeta del libero mercato come Friedrich Von Hayek, maestro di David Rockefeller, membro di un’altra famiglia di finanzieri e industriali che aveva un interesse primario alla rimozione dello Stato nell’economia.
In Italia, gli anticorpi contro il neoliberismo sembrano ancora molto sani.
Il Paese che aveva concepito lo Stato imprenditore sulle orme della dottrina sociale della Chiesa sembrava respingere le “sirene” del libero mercato, fino a quando però la quinta colonna al suo interno non si adoperò per portare il cavallo di Troia dentro le viscere della nazione.
L’attacco alla Banca d’Italia e il gruppo Bilderberg
L’attacco non poteva che partire proprio dall’istituto che Benito Mussolini aveva nazionalizzato nel 1936, ovvero la citata banca d’Italia.
A condurlo sono stati due personaggi fondamentali nell’assedio economico scatenato all’Italia e si tratta dell’allora ministro del Tesoro, Beniamino Andreatta, e dell’ex governatore di palazzo Koch, Carlo Azeglio Ciampi.
L’anno è il 1981, ma per entrambe le figure si erano già dischiuse le porte del gotha del mondialismo.
Beniamino Andreatta era uno di quegli esponenti della DC di sinistra che se si potesse dare un punteggio nel computo dei danni procurati al Paese, avrebbe probabilmente il massimo dei voti.
Il ministro del Tesoro aveva già iniziato a sedere ai tavoli di uno dei più giri più influenti dell’apparato mondialista come il cosiddetto gruppo Bilderberg, fondato nel 1954 dal politico polacco Jozef Retinger e così chiamato perché la sua prima riunione ebbe luogo nell’albergo Bilderberg di Osterbeek, nei Paesi Bassi.
Jozef Retinger
All’inizio si sa poco e nulla di questo gruppo che più che un think tank assomiglia ad una società segreta perché nei primi tempi le sue riunioni non sono nemmeno annunciate, né tantomeno sono oggetto di discussioni pubbliche le decisioni del club che vengono prese a porte chiuse senza nessuna legittimazione democratica di nessun tipo.
In questa società segreta di alto livello ci sono dentro tutti i politici e uomini d’affari più importanti del secolo scorso e di quelli di questo secolo, tra i quali si possono citare il sempre ubiquo Henry Kissinger, re Carlo d’Inghilterra, Gianni Agnelli, Pierre Trudeau, ex primo ministro canadese e padre di Justin, Paolo Gentiloni, David Rockefeller, Emmanuel Macron, Emma Bonino, Matteo Renzi, Tony Blair, Hillary e Bill Clinton e molti altri nomi pesanti della politica internazionale.
Il Bilderberg scrive le linee di politica estera da seguire per i vari Paesi membri.
E’ qui che si delineano le linee fondamentali dell’Unione europea che aveva già iniziato a fare i primi vagiti quando la fondazione Rockefeller aveva finanziato il movimento federalista europeo del massone Altiero Spinelli, del quale i media parlano così tanto in questi giorni, ma sul quale dicono tutto tranne le vere informazioni che il pubblico avrebbe bisogno di sapere.
Nel 1955, è proprio al Bilderberg che ha luogo una importante riunione nella quale si stabilisce che l’Europa avrebbe dovuto subire un processo di unificazione politica ed economica attraverso la creazione di un’unica entità statuale e di una moneta unica, ovvero il progetto già concepito negli anni precedenti dal padre putativo dell’Unione europea, il conte Kalergi.
Nel 1957, arriva il trattato di Roma e nei decenni successivi il processo di indebolimento delle sovranità nazionali va avanti ma un punto fondamentale di questa strategia della colonizzazione era sicuramente quello di togliere allo Stato la facoltà di controllare la propria banca centrale.
A questo pensano i citati Andreatta e Ciampi. Sono loro due, senza alcun mandato parlamentare, a scambiarsi un carteggio nel febbraio del 1981 attraverso il quale di fatto impediscono al Tesoro di controllare Banca d’Italia e ordinare a questa di comprare i titoli di Stato al tasso deciso dal governo.
Lo spartito che stavano suonando Andreatta e Ciampi non era altro che quello della Mont Pelerin Society di Friedman.
Si stava affermando, in altre parole, il principio della cosiddetta indipendenza delle banche centrali che toglie agli Stati la facoltà di poter ordinare alle prime di stampare moneta e di monetizzare il debito pubblico.
Gli effetti di tale scellerata separazione sono prevedibili. Dopo aver tolto al Tesoro la possibilità di far comprare i titoli di Stato a Bankitalia al tasso di interesse stabilito dal primo, non è stato più il governo a decidere il prezzo dei titoli, ma il mercato.
I titoli per poter essere venduti alle aste sono stati piazzati a tassi enormemente più alti, e se il rapporto tra debito pubblico e PIL è salito oltre il 100%, non è avvenuto certo per la spesa pubblica della politica o per la corruzione, come vuole la vulgata travaglina e grillina, ma perché Andreatta e Ciampi hanno eseguito le linee guida del padre della Chicago School, il premio Nobel, Milton Friedman.
Il primo vero colpo al cuore del sistema economico italiano è stato certamente questo è impossibile non vedere come in esso abbia giocato un ruolo centrale il citato Bilderberg Group.
Se Andreatta era già divenuto un membro di questa esclusiva società segreta, Ciampi non tarderà a seguirlo quando sarà invitato nel 1987 alla riunione che si tenne a Cernobbio, a villa D’Este, nella quale c’erano il sempre presente Gianni Agnelli e il giovane Mario Monti, professore presso la Bocconi, e futuro presidente del Consiglio nel 2011 dopo che il presidente Napolitano tramite una manovra golpista aveva di fatto lavorato per la caduta dell’allora premier Berlusconi.
Le impronte del Bilderberg nell’omicidio dell’economia italiana sono praticamente ovunque.
Soltanto pochi anni dopo, nel famigerato 1992, Carlo Azeglio Ciampi, ancora una volta nelle vesti di governatore della banca d’Italia, mette in atto la più folle e distruttiva politica di difesa del cambio fisso della lira con lo SME, l’antenato dell’euro.
Gli speculatori internazionali capitanati da George Soros, presidente del Quantum Fund, non aspettavano altro per lanciare il loro attacco.
Sapevano già evidentemente in anticipo che il governatore Ciampi invece che lasciar svalutare la moneta avrebbe difeso il cambio fisso vendendo 48 miliardi di dollari di riserve di valuta estera pur di mantenere il rapporto di cambio della lira con lo SME.
Se Soros fece in quell’anno profitti da capogiro lo deve tutto a Ciampi che invece che essere messo sotto inchiesta dalla magistratura che accendeva i riflettori su tangenti migliaia di volte inferiori a quella rapina, veniva poi ricompensato negli anni successivi con la più alta carica dello Stato, la presidenza della Repubblica.
Al Quirinale si instaura così, dopo Francesco Cossiga, il primo presidente del gruppo Bilderberg che aveva prima spogliato il Tesoro della facoltà di controllare l’istituto bancario, e poi aveva dilapidato il patrimonio valutario di palazzo Koch per la gioia degli speculatori anglosionisti che ancora oggi lo ringraziano e che erano stati informati in anticipo del comportamento di Ciampi, ma i togati come si è visto erano impegnati nella loro rivoluzione colorata per conto di Washington.
Il lavoro però non era ancora completato. Ciampi doveva portare a compimento la privatizzazione definitiva di Banca d’Italia e lo fa nel 1993, quando diviene presidente del Consiglio, dandosi il cambio con Giuliano Amato, già compartecipe dell’omicidio economico dell’Italia e famigerato autore del prelievo forzoso sui conti correnti.
L’ex governatore di Banca d’Italia vara subito la legge bancaria di quell’anno che mette fine all’impianto stabilito anni prima dal fascismo.
Le banche commerciali sono fuse con quelle di investimento, e l’annullamento della precedente linea di demarcazione ha messo i correntisti più soggetti alle pressioni della finanza che li ha indotti a fare scellerate speculazioni in borsa.
Il mercato prende il sopravvento, e la banca d’Italia allora nelle mani di banche ed enti pubblici passa nelle mani di istituti bancari privati e ancora oggi tale assetto è immutato.
La banca centrale italiana ancora oggi non è di proprietà dello Stato, ma dei mercati e appare risibile che sul suo sito palazzo Koch dica che Bankitalia è un istituto di diritto pubblico perché tale definizione è priva di valore se le azioni dell’istituto sono nelle mani dei privati.
A dare il definitivo colpo di grazia all’Italia è ancora una volta un uomo del gruppo Bilderberg come Romano Prodi che vanta almeno sei partecipazione all’esclusivo ritrovo di globalisti, senza contare che il “professore” faceva già parte del comitato direttivo nel 1981, un anno prima di diventare presidente dell’IRI e di tentare la svendita dello SME a favore dell’ingegner De Benedetti, operazione fortunatamente sventata dall’allora presidente del Consiglio, Bettino Craxi.
E’ Prodi nelle vesti di presidente del Consiglio a togliere definitivamente all’Italia la possibilità di avere una moneta attraverso l’ingresso nella gabbia dell’euro, per il quale l’uomo del Bilderberg verrà poi ricompensato con la presidenza della Commissione europea nel 1999.
La Banca d’Italia già privatizzata entra a far parte così di un sistema sovranazionale chiamato SEBC, nel quale la facoltà di stampare moneta è rimessa alla BCE, una banca “centrale” soltanto nel nome, in quanto essa non risponde in nessun modo ai governi europei, nè tantomeno finanzia il loro deficit e garantisce il pagamento dei loro titoli di Stato.
La storia degli ultimi 50 anni è, come si può vedere, un doloroso percorso funestato di tradimenti e saccheggi selvaggi, e ognuno di questi è stato perpetrato da uomini fedeli al gruppo Bilderberg come Andreatta, Ciampi, Monti e Prodi.
La lezione che si può trarre da questa storia appare essere soltanto una.
La quinta colonna ha avuto la meglio perché le leve del sistema democratico liberale sono perfette per consentire ai vari circoli del potere transnazionale di prendere il controllo di un Paese.
L’Italia per tornare alla sua piena sovranità in futuro dovrà partire da questo.
Dovrà tenere a mente che nulla salus esiste nel liberalismo e nella sua protesi economica, il liberismo.
C’è solo malattia perpetua.
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Cesare una domanda su Andreatta che e’ rimasto in animazione sospesa per molti anni, questo malore e’ genuino oppure e’ stato indotto da qualcuno? Guarda caso si ‘e sentito male nel 1999, ed e’ morto nel 2007 rimanendo per 8 anni in questo stato vegetativo….
Salve Marco, non saprei se c’è stato qualcos’altro che possa aver causato il malore. È stato un pessimo personaggio comunque.
CAro CESARE, sei ammirevole per la capacità di descrivere i fatti storici accaduti nell’ultimo secolo con la semplicità di un racconto per ragazzi. Le persone che sono “libere” dentro il loro cervello, apprezzeranno questo tuo “racconto” e sapranno trarne le dovute decisioni per il prosieguo della loro esistenza e delle future scelte elettorali. Purtroppo questa tua capacità rarissimamente tocca il cervello di persone che sono state obnubilate da decenni di strategica disinformazione, e che quindi non riescono a rendersi realmente conto di quanto siano state “prese in giro” anche da coloro che in un modo o nell’altro le hanno favorite dopo un risultato elettorale in linea con le prospettive volute. Tutto è e rimane una visione POLITICA e MORALE della vita pubblica di un popolo la cui volontà è pervicacemente ignorata da coloro che lo governano. Tu caro CESARE meriteresti ben altra considerazione pubblica da parte della tua categoria professionale e da parte dei potenziali milioni di lettori che gradirebbero leggerti se solo sapessero che tu esisti e scrivi esattamente come loro desidererebbero. Io invio questo “racconto HORROR” a chi lo apprezzerà ed a chi lo rifiuterà a priori….ma io in entrambi i casi sono sicuro di aver fatto una scelta giusta,ma non per me, non per te….ma per la conoscenza della verità che da decenni viene occultata da chi manovra i giornali ed i giornalisti come se fossero “marionette”. Un caro abbraccio. E continua così.
Ti ringrazio come sempre, caro Massimo, e spero davvero che il pubblico di questo blog continui a crescere e raggiungere sempre più persone, giovani inclusi.
Grazie Cesare della interressante chiave di lettura della crisi economico finanziaria italiana per mano di entità mondialiste e di 5e colonne che ne facevano parte. Il gruppo Bildenberg pur percependone la negatività non riuscivo a collocarlo concretamente nelle dinamiche storiche.
In particolare, sembra che il rapimento e l’assassinio Moro sia stato lo spartiacque tra lo Stato imprenditore e lo Stato “spogliato di sovranità”. Un sorta di shock che ha cosentito il cambio di rotta finanziario, economico e sociale. Mi chiedo perchè il sistema Moro, formato da personalità pubbliche e private, civili e militari, imprenditori e lavoratori, non ha reagito in autodifesa? poi si può interpretare dal punto di vista storico che quel che accadde in Italia sul finire degli annni settanta è un riflesso della crisi americana avvenuta con l’omicidio dei Kennedy verso la fine anni 60? grazie!
Ciao Tony, ti ringrazio. Non parlerei di un “sistema Moro”. Nella DC di sinistra sembrava essere l’unico che volesse ampliare lo spazio di sovranità dell’Italia. Gli altri, li abbiamo visti. Erano in prima fila nel servire i vari gruppi Bilderberg. Provarono a opporsi in qualche modo Craxi e Andreotti, e sappiamo il trattamento che ricevettero.
Buonasera signor Tony.
Alla sua ultima domanda io risponderei decisamentedi sì.
Moro, Kennedy, Mattei, Mossadegh e quel fronte alternativo alla cerchia dei Rockefeller e delle sette sorelle, si stavano “organizzando”. Ecco il motivo di certe morti nel giro di qualche mese nella prima metà degli anni ’60, tra i quali qualcuno dei succitati. Comunque in libreria, volendo ci sono due tomi di un autore italiaoche al rguardo sono abbastanza esplicativi del contesto e della storia: sono incentrati sulla vicenda Mattei. Ma ora non faccio pubblicità in questa sede per rispetto del titolare del sito…
Cordiali saluti.
MarTino.
Retinger aveva le radici ebraiche.
Józef Retinger was born in Kraków, Poland (then part of Austria-Hungary), the youngest of five children: his father had a daughter, Aniela, from a first marriage to Helena Jawornicka.[4] His mother was Maria Krystyna Czyrniańska, daughter of a Greek Catholic Lemko professor of chemistry at the Jagiellonian University. His father, Józef Stanisław Retinger, was the personal legal counsel and successful adviser to French-born Count Władysław Zamoyski. Retinger’s great-grandfather, Filip Rettinger, was a Jewish tailor from Tarnów who with his family converted to Catholicism in 1827.[5] https://en.wikipedia.org/wiki/J%C3%B3zef_Retinger