di Cesare Sacchetti Questa storia si può definire senza timore di smentita come uno dei più grossi...
Il decreto legge che può cambiare la storia del Brasile
di Cesare Sacchetti
Sono 36 pagine che stanno circolando negli ambienti dei patrioti brasiliani più vicini al presidente Bolsonaro.
Sono 36 pagine che se troveranno effettiva attuazione e si riveleranno essere autentiche potranno davvero cambiare la storia del Brasile.
Le 36 pagine in questione sono quelle di un documento in formato PDF che sembra essere trapelato da fonti istituzionali brasiliane.
Si tratta di un decreto legge che prevede l’istituzione di un tribunale speciale denominato Tribunale Costituzionale dell’Ordine Istituzionale (TCOI).
Il decreto inizia con una premessa piuttosto chiara che spiega la sua ratio. Il Brasile sta vivendo una situazione di “disordine istituzionale” che investe tutti i settori della Repubblica quali il potere esecutivo, giudiziario e legislativo.
È questo disordine che ha portato lo scorso 30 ottobre a mettere in atto quella che è stata una frode elettorale ai danni del presidente pari per portata probabilmente solamente a quella alla quale si era assistito due anni orsono negli Stati Uniti.
Il presidente Bolsonaro sembrava già allora, e probabilmente molto prima del giorno delle elezioni, essere perfettamente consapevole di essere la vittima di quello che si può definire a tutti gli effetti come un vero e proprio colpo di Stato elettorale.
Era per questa ragione che aveva fortemente contestato la scelta del Tribunale Supremo Elettorale (TSE) di procedere alle elezioni attraverso il voto elettronico. Il voto elettronico è il sistema attraverso il quale attuare un broglio è ancora più facile che attraverso il voto cartaceo.
Ciò di cui c’è bisogno è il controllo delle macchine elettroniche e dei server che contano i voti. Sono quelle macchine e i loro gestori a decidere chi effettivamente vince o perde una elezione.
Il presidente Bolsonaro però nel momento stesso in cui la frode ha avuto luogo si è messo subito messo in moto. Bolsonaro sin dai primi istanti è sembrato seguire un piano stabilito e studiato nei minimi dettagli per poter sventare il golpe che lo stato profondo brasiliano aveva attuato ai suoi danni.
A due giorni di distanza dal voto si è presentato davanti ai microfoni nella sala stampa del palazzo presidenziale dell’Alvorada nella quale non ha riconosciuto in nessun modo la “vittoria” del suo avversario, Lula, e si è impegnato sin da subito a seguire la Costituzione.
La frase chiave per comprendere la strategia del presidente è proprio quest’ultima. Dal momento che si erano consumate delle gravi irregolarità nel voto, il Capo dello Stato aveva e ha il diritto e il dovere di ricorrere agli strumenti che gli assegna la Costituzione per proteggere l’ordine democratico.
E a questo riguardo l’articolo 142 della Carta è piuttosto chiaro. Le forze armate sono chiamate a preservare la salvaguardia della Costituzione così come la legge e l’ordine. Sono il braccio esecutivo del presidente per poter assicurare tutto questo.
E qualora questo ordine dovesse essere violato dagli appartenenti alle istituzioni politiche e giudiziarie che si ritrovano a prendere parte ad atti eversivi ai danni del Comandante delle forze armate, il Comandante ha il diritto di utilizzare i poteri che la Costituzione gli attribuisce per ripristinare l’ordine violato.
Bolsonaro ha seguito tutto il percorso che era necessario seguire prima di giungere a questo decreto legge che appare essere autentico. Il presidente si è rivolto alle corti competenti per far valere le sue ragioni e ha portato ai togati del Tribunale Supremo Federale (TSF) presieduto da Alexandre de Moraes, le prove della frode perpetrata ai suoi danni.
I legami dello stato profondo brasiliano con quello USA
De Moraes non solo si è rifiutato di prendere in considerazione gli elementi probanti del broglio elettorale ma ha persino imposto a Bolsonaro e al suo partito una multa salatissima pari a 22,9 milioni di real che in euro corrispondono circa a 4 milioni.
Ed è proprio il presidente del TSF che sembra aver avuto un ruolo chiave nel creare il disordine costituzionale che aveva e ha come unico scopo quello di rovesciare il presidente brasiliano.
De Moraes è un personaggio che ha legami profondi sia con lo stato profondo brasiliano ma sia anche con quello americano.
È proprio di pochissimo tempo fa una sua visita a New York, una delle città strategiche dei poteri finanziari internazionali.
È qui che l’alto magistrato si è recato a parlare presso la Camera di Commercio Brasiliana e Americana.
Questa Camera di Commercio cura i rapporti delle grandi imprese brasiliane e americane. Può essere definita il punto di contatto del potere economico brasiliano con quello americano. Nel suo direttivo siedono personaggi come Alessandre Siano, editorialista del Financial Times, e Alexandre Bettamio, esponente del colosso bancario Merrill Lynch.
È in questo contesto che De Moraes ha tenuto il suo discorso nel quale ha lanciato un durissimo attacco al presidente Bolsonaro e al popolo che lo sostiene accusandoli di aver messo a repentaglio “la libertà e la democrazia”.
Quando il magistrato ha lasciato la sala dove si è tenuto l’intervento è stato investito da una pioggia di insulti dei brasiliani che vivono a New York che, a quanto pare, erano piuttosto ansiosi di fargli sapere cosa ne pensavano della sua idea di democrazia.
Bolsonaro quindi ha rispettato pienamente il dettato costituzionale ma l’apparato giudiziario del Brasile che ha i suoi referenti, come si è visto, non a Brasilia ma a New York non ha agito per proteggere la Costituzione.
Ha agito per la sua palese e flagrante violazione. Il decreto legge sarebbe a questo punto l’ultimo necessario passo per ripristinare il vulnus inferto alla Carta.
All’articolo 5 del testo si esplicita chiaramente lo scopo del TCOI. Viene scritto che “compete al TCOI giudicare i crimini contro l’amministrazione pubblica definiti negli articoli 312 e 359 del Codice penale, crimini contro il funzionamento delle istituzioni democratiche nel processo elettorale.”
Il decreto in pratica trasferirebbe le prerogative che apparterebbero sulla carta al TSF presieduto da De Moraes ma che assieme ai suoi colleghi togati si è rifiutato di esercitare.
All’articolo 15 del decreto viene specificamente assegnato al TCOI il compito di processare i “membri del Congresso Nazionale, Senatori e Deputati Federali; Giudici del Supremo Tribunale Federale, del Tribunale Superiore di Giustizia, del Tribunale Superiore Militare e del Tribunale Superiore Elettorale.”
Se questo decreto dovesse entrare in vigore porterebbe inevitabilmente ad un vero e proprio repulisti dei massimi vertici politici e giudiziari della Repubblica brasiliana. Vertici che si sarebbero macchiati di alto tradimento e che avrebbero cospirato contro il Capo dello Stato.
La data in calce al testo è quella del 24 novembre. Non sembra essere apparentemente un falso perché è stato scritto da un rinomato giurista brasiliano quale Marcos David Figueiredo de Oliveira come indicato alla fine del testo. E’ possibile ipotizzare che questa bozza sia ancora allo studio dei consiglieri più stretti del presidente che prima di firmarlo si sta probabilmente riservando la facoltà di studiare e limare gli ultimi dettagli.
Qualora il Capo dello Stato prendesse questa decisione c’è un articolo, il 47, che prevede come questi possa fare un annuncio alla nazione attraverso i mezzi radiotelevisivi per spiegare al popolo brasiliano la decisione di aver firmato tale decreto e la conseguente creazione di un tribunale straordinario per processare i responsabili di un atto eversivo contro la Repubblica e la Costituzione.
Come reagirebbe la comunità internazionale?
Le reazioni della comunità internazionale sarebbero sicuramente piuttosto dure contro Bolsonaro. I media internazionali definirebbero immediatamente il presidente come un “golpista” nonostante sia chiaramente lui ad essere vittima di un golpe.
La scelta però alla quale sembra essere chiamato il Capo dello Stato sembra necessaria e inevitabile, e da un punto di vista geopolitico potrebbe provocare anche conseguenze sul piano internazionale non troppo pesanti e teoricamente gestibili per il Brasile.
Se Bolsonaro firma questo decreto e ne dà annuncio al popolo brasiliano, è probabile aspettarsi durissime condanne da quelle istituzioni che più di tutte sono espressione del potere globalista, quali l’Unione europea e l’ONU.
È altrettanto probabile che al coro di condanne si aggiunga Washington, ma come si è visto in diverse occasioni alla Casa Bianca c’è una situazione anomala, una sorta di limbo nel quale lo stato profondo americano non sembra avere il controllo della cosiddetta amministrazione Biden.
Questo potrebbe rivelarsi un enorme vantaggio per Bolsonaro. Esclusi gli Stati Uniti, non ci sono altri Paesi in grado di imporre pesanti sanzioni tali da creare una pesante recessione nel Paese.
Per ciò che riguarda invece la sfera dei BRICS, Bolsonaro troverebbe soltanto alleati a partire dalla Russia che non ha nessuna intenzione di interferire negli affari interni del Brasile dal momento che le linee di politica estera del Cremlino sono fondate su un ferreo principio di non ingerenza.
A Mar-a-Lago, c’è poi un altro potente alleato del presidente, ovvero Donald Trump che sembra aver incontrato recentemente il figlio di Bolsonaro, Eduardo. Trump avrebbe in quest’occasione ribadito tutto il suo sostegno al presidente come già avrebbe fatto alcune settimane prima quando in una videochiamata aveva fatto sapere a Bolsonaro di essere pronto a fargli avere tutto ciò di cui aveva bisogno per respingere il colpo di Stato ai suoi danni.
Tra i nemici più ostili di Bolsonaro nelle scacchiere internazionale resterebbe soltanto l’Unione europea che si trova già a dover pagare un prezzo pesantissimo per le sanzioni imposte alla Russia e che non ha certo a sua disposizione gli strumenti per poter creare seri danni al Brasile.
Il momento appare unico e praticamente irripetibile. Il presidente gode del sostegno delle forze armate e sembra anche aver rimosso quegli elementi che avrebbero potuto creargli dei problemi. Il popolo brasiliano è massicciamente dalla sua parte per salvare il Brasile dalla deriva di stampo liberal-marxista nella quale piomberebbe se Lula salisse effettivamente al potere.
Lula sulle cui sorti sembra comunque esserci un alone di mistero dal momento che pare abbia subito un’operazione alla gola ma i media brasiliani nel riportare il fatto hanno utilizzato stranamente una foto di un precedente intervento chirurgico che risale al 2011.
La cosiddetta transizione dei poteri che dovrebbe prevedere il passaggio di consegne istituzionale dal presidente uscente a quello “eletto” di fatto non è mai iniziata.
Ciò non cambia un dato incontrovertibile.
Se Bolsonaro firmerà quel decreto la storia del Brasile cambierà per sempre e l’assalto delle forze che vogliono distruggerlo sarà respinto.
È un momento importante per questo Paese ma anche per il resto del mondo. Se il Brasile non cadrà in mano alle forze del globalismo, il Nuovo Ordine Mondiale avrà subito una sconfitta epocale. Una di quelle in grado di creare un effetto domino anche in altri Paesi del mondo.
Il Brasile può essere il Paese in grado di dimostrare al mondo come preservare la propria libertà, sovranità e indipendenza.
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Caro Cesare disamina perfetta. Ho vissuto in Brasile per 5 anni e conosco il portoghese benissimo, pertanto aggiungo al tuo articolo una ulteriore informazione. Subito dopo la vittoria ( frode) del PT di Lula, il presidente del Cile ha dichiarato che non avrebbe accettato un golpe bolsonarista. A seguito delle predette dichiarazioni, l’esercito Brasiliano si è schierato ai propri confini per evitare ingerenze esterne. Ciò dovrebbe far riflettere tutti noi . Di fatti allo stato attuale, pur il Cile non confinando con il Brasile , vi sono stati, come l’Argentina , Bolivia e Colombia, che mirano in unione con il foro di San Paolo, alla realizzazione dell’Unione delle repubbliche socialiste dell’America latina.
Saluti
Preg.mo Presidente il colonnello Olinto ti può aiutare davvero.
Siamo tutti brasiliani in questo momento, speriamo che il Presidente Bolsonaro sventi questo furto elettorale!