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Cesare Sacchetti

Il cancro alla prostata di Netanyahu: Israele prepara l’uscita di scena del premier dopo l’attacco Houthi?

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Categorie: Notizie

30/12/2024

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di Cesare Sacchetti

Il comunicato stampa dell’ufficio di Netanyahu appare quasi come un rebus.

Viene improvvisamente rilevato dai vari portavoce del premier israeliano che questi avrebbe avuto una infezione urinaria che avrebbe richiesto un trattamento a base di antibiotici che avrebbe avuto “successo”, secondo quanto scrive l’ufficio stampa del primo ministro.

Subito dopo però c’è una sorta di insanabile contraddizione quando viene detto che Netanyahu nonostante si sia liberato della presunta fastidiosa infezione dovrà subire un intervento chirurgico per la rimozione della prostata ingrossata, affetta da un tumore al terzo stadio, il penultimo prima del quarto, il più grave.

Gli addetti ai lavori hanno aggrottato le sopracciglia perché, sulla carta, se l’infezione urinaria è stata risolta non sarebbe necessario procedere ad una operazione così drastica e c’è più di qualcosa che non convince nella comunicazione che appare quantomeno pasticciata e contraddittoria.

Non che questo rappresenti una particolare novità per l’ufficio stampa di Netanyahu che negli ultimi 3 mesi ha sfornato una serie di immagini del premier che non sono affatto attuali e risalgono ai mesi passati come si vedrà a breve.

C’è un’aria di mistero sulle reali sorti del primo ministro del Likud e costatiamo che nessun media mainstream né tantomeno quelli alternativi, in larghissima parte protesi dei primi, abbiano scritto un solo rigo su quanto accaduto il 29 settembre, e sul fatto che gli ultimi 3 mesi siano stati il probabile risultato di una indecente farsa allestita dallo stato ebraico per insabbiare quanto accaduto quel giorno.

Si deve tornare per un attimo al 27 settembre, quando Netanyahu davanti al consesso delle Nazioni Unite apostrofava l’archetipo del governo mondiale come una “palude antisemita” perché evidentemente ormai i leader dello stato ebraico e del sionismo mondiale non riescono più ad uscire dal complesso delle “vittime” che li affligge da 80 anni, e anche oltre, e in tale condizione qualsiasi accusa, legittima o meno, venga mossa ad Israele viene immediatamente liquidata come “antisemita”.

Nel mondo sionista ed ebraico, non c’è un altro metro per misurare la realtà. O si è servi assoluti di Israele oppure si è inevitabilmente suoi nemici, ed è evidente che chiunque voglia contrastare il potere del sionismo e di Israele si ritroverà suo malgrado addosso l’etichetta di “antisemita” anche se in realtà non lo è affatto.

Una volta terminata la sua “reprimenda” contro i rappresentanti di quei Paesi che ormai sono sin troppo saturi dell’imperialismo sionista, Netanyahu si è trasferito nell’albergo di New York nel quale alloggiava, e da lì ha fatto ciò che gli riesce meglio.

Ha ordinato un attacco aereo contro il leader di Hezbollah, Nasrallah, che, secondo quanto riferiscono i media Occidentali, sarebbe riuscito e avrebbe ucciso lo storico capo del partito milizia libanese, anche se proprio dalla parti del Paese dei cedri alcune fonti di intelligence affermano che Nasrallah sarebbe scampato all’attentato e avrebbe fatto credere di essere stato ucciso, per operare ancora meglio dietro le quinte.

Netanyahu ordina l’attacco contro Nasrallah nel suo alberto a New York

Nel mondo dell’intelligence la realtà è spesso contornata da diverse sfumature che rendono più difficile capire effettivamente quando finisce il confine tra verità e menzogna, e se non si ha accesso a determinate informazioni dagli ambienti che operano in tale mondo e se non si hanno le necessarie capacità analitiche, è alquanto difficile districarsi e capire effettivamente cosa è accaduto.

A parte l’incertezza sulle sorti di Nasrallah, è quanto accaduto a Netanyahu che i media Occidentali non hanno mai spiegato, e anzi, nuovamente, l’intero apparato mediatico europeo si è esibito ancora una volta nell’esercizio del fare finta di nulla.

C’è una cappa di silenzio sulle ultime ore del ritorno di Netanyahu dagli Stati Uniti ed è ancora una volta da qui che occorre ripartire per ricostruire quanto realmente accaduto.

Il ritorno di Netanyahu dagli Stati Uniti

Il primo ministro israeliano ha lasciato New York a bordo del suo aereo, un Boeing 747 identificato dalla sigla 4X- ISR, la sera del 28 settembre alle 23:50 circa.

Il giorno dopo l’aereo del primo ministro entra nello spazio aereo israeliano e arriva nei pressi di un villaggio chiamato Ben Shemesh, non molto distante da Gerusalemme, e nulla di particolare si rileva fino a quel momento.

Negli attimi successivi, qualcosa di molto grave sembra accadere.

Improvvisamente si interrompe il tracciamento del volo su Flightradar come se il Boeing avesse spento il trasponder per motivi non precisati.

Il tracciamento del volo di Netanyahu si interrompe bruscamente nei pressi di Bet Shemesh

L’aereo riappare verso le 10:30 del mattino all’aeroporto di Tel Aviv per poi recarsi immediatamente verso Amman, capitale della Giordania, un Paese che può essere definito una sorta di stato satellite di Israele, sin da quando esso fu creato per espressa volontà della monarchia britannica che negli anni’20 stava già destabilizzando tutto il Medio Oriente pur di accontentare Lord Rothschild che voleva mettere le mani sulla Palestina e trasformarla nel futuro stato di Israele.

Dopo l’atterraggio a Tel Aviv, l’aereo del premier israeliano riparte subito verso Amman

In quel preciso frangente, è avvenuto qualcosa che non ha precedenti. Il governo degli Houthi nello Yemen da un’altra prova della sua audacia e lancia due missili balistici in concomitanza con l’arrivo dell’aereo del primo ministro di Israele.

L’attacco sembra avere avuto pienamente successo e uno dei due missili risulta aver colpito proprio il Boeing di Netanyahu.

E’ alquanto probabile che l’aereo dotato di alcune misure di sicurezza per provare a prevenire questo tipo di attacchi missilistici sia stato avvisato che c’era la possibilità di un attacco e abbia staccato di conseguenza i trasponder.

Gli Houthi sono però riusciti ad individuare la posizione esatta dell’aereo presidenziale sulla pista dell’aeroporto Ben Gurion e questo fa pensare che abbiano avuto un’assistenza tecnologica satellitare che soltanto la Russia e l’Iran sulla carta potevano fornirgli.

Le fonti di intelligence libanesi con le quali questo blog si è messo in contatto confermano che almeno un missile è andato a segno e l’aereo avrebbe subito sostanziali danni.

All’aeroporto di Tel Aviv i momenti successivi sono stati alquanto concitati. Diversi passeggeri sono scappati di gran carriera e sono anche trapelate delle immagini nelle quali si vedono le persone darsi alla fuga dopo l’esplosione del missile.

Netanyahu dopo l’attacco risulta essere stato gravemente ferito dalle schegge dello squarcio provocato dall’esplosione e il suo aereo è stato trasferito ad Amman per tenerlo probabilmente al riparo da occhi indiscreti a Tel Aviv.

La prova che l’aereo è decollato immediatamente da Tel Aviv ad Amman è anche nel tracciato di Flight Radar che registra uno spostamento che non ha senso, dato che ormai il primo ministro sulla carta non era a più bordo.

L’intelligence libanese afferma che l’aeromobile una volta giunto in Giordania sarebbe stato trasferito in un hangar protetto e coperto da diversi teli per nascondere i danni subiti e non destare troppi sospetti.

Netanyahu invece sarebbe stato trasportato d’urgenza all’ospedale Sourasky di Tel Aviv, nel quale sarebbe avvenuta una operazione d’emergenza dopo che il primo ministro sarebbe stato dichiarato “clinicamente morto” dai medici che lo hanno operato.

A rivelare per primo tale circostanza è stato il canale di informazione del Kuwait, Tolkarem News, e l’intelligence libanese conferma l’accuratezza di quanto affermato dai kuwaitiani.

Da quel momento in poi, il primo ministro israeliano non risulta più essere uscito dal coma indotto nel quale si trova e, ad oggi, non risulta che le macchine che lo tenevano artificialmente in vita siano state staccate.

Se questo scenario è corretto e le fonti di intelligence indicate hanno riportato il vero, allora è del tutto evidente che nei mesi successivi Israele non ha fatto altro che mentire al mondo intero.

I video e le immagini di archivio di Netanyahu dopo l’attentato

Dopo il 29 settembre infatti sono usciti dall’ufficio stampa del primo ministro diverse immagini che risultano essere di archivio come quelle, ad esempio, del 26 ottobre scorso dopo il cosiddetto “attacco” all’Iran.

In quell’occasione, i media israeliani mostrarono Netanyahu e il suo governo impegnati nel coordinamento della risposta all’Iran, ma le immagini mostrate risalivano in realtà al giugno del 2021, e la prova di ciò è in uno schermo che guarda Gallant, ex ministro della Difesa, nel quale si vede l’esplosione di una raffineria in Iran che risale in realtà al luglio del 2021.

Sopra, l’immagine di Gallant che Israele afferma essere del 26 ottobre scorso. Sotto, la prova che l’immagine riguarda una esplosione a Teheran del giugno 2021

Anche per la cerimonia del 28 ottobre dedicata agli israeliani tenuti in ostaggio da Hamas dal 7 ottobre, si è scoperto che queste risalgono al maggio scorso, e quindi, evidentemente, non sono di quel giorno come i media Occidentali hanno voluto far credere.

I video poi nei quali Netanyahu fa le sue comunicazioni in solitaria sono molto strani come quello, ad esempio, del 26 novembre nel quale le immagini sono tutte a scatti come se queste fossero il risultato di una qualche creazione fatta con l’infausta intelligenza artificiale.

Il caso si sarebbe potuto già considerare chiuso quando il ministro (sic) degli Esteri Tajani si è recato in visita a Tel Aviv dal premier israeliano il 21 ottobre, ma anche lì si è assistito ad un altro pasticcio.

Il titolare della Farnesina ha pubblicato un tweet nel quale si mostra a fianco di Netanyahu, ma indossa un abito però diverso da quello che portava un’ora prima e un’ora dopo con gli altri ufficiali governativi israeliani e palestinesi.

I “misteriosi” cambi di abito di Tajani

Non c’è, tra l’altro, un video dei due assieme e questo è certamente molto strano considerata l’importanza dell’incontro.

Nuovamente ci siamo messi in contatto con altre fonti di intelligence , libanesi e anche serbe in questo caso, le quali hanno riferito che dal giorno dell’attentato all’aereo presidenziale, le tre case di proprietà di Netanyahu risultano essere tutte vuote e i telefoni del presidente, tenuti sotto sorveglianza, risultano anch’essi inattivi.

La sequela di anomalie, già abbastanza lunga, non è si interrotta ed è proseguita quando la moglie del primo ministro israeliano si è recata da sola il 2 dicembre a Mar-a-Lago per chiedere di essere ricevuta da Trump, ed è apparso strano che Netanyahu non abbia deciso di partecipare anche lui all’incontro per rendere omaggio di persona al neo-eletto presidente degli Stati Uniti.

Netanyahu infatti non lascia il Paese proprio dall’ultima sua visita americana, e questo certamente, considerate le informazioni a disposizione, appare difficile essere soltanto come la sommatoria di una già incredibile serie di coincidenze.

Il mistero non si è nemmeno risolto dopo che il primo ministro avrebbe preso parte al suo processo lo scorso 10 dicembre perché la stessa CNN riferisce che le telecamere non erano ammesse nell’aula sotterranea nel quale sarebbe in corso il dibattimento e allora se ne deve necessariamente dedurre che le immagini passate sui media Occidentali sono vecchie, di archivio, ancora una volta.

La CNN il 10 dicembre spiega come le telecamere all’interno dell’aula non fossero ammesse

L’ultima parte di questo insabbiamento della verità sembra essere quella relativa proprio all’annuncio dell’operazione alla prostrata del premier, e questo lascia pensare che l’ufficio stampa del leader del Likud stia agendo attenendosi ad un copione già scritto, e che si concluderà con ogni probabilità con l’annuncio del ritiro del primo ministro per “malattia”, per poi comunicare in un secondo momento che Netanyahu è deceduto in seguito ad un tumore alla prostata.

Sui media israeliani con un tempismo pressoché “perfetto”, iniziano già ad uscire degli articoli che spiegano che cosa accade qualora il primo ministro dovesse morire nel corso del suo mandato, e vengono interpellati giuristi israeliani a tal proposito che chiariscono come in caso di morte del premier, l’effetto è pari a quello delle dimissioni.

La Knesset in questo scenario si dovrebbe riunire subito per nominare un nuovo primo ministro e se ciò non fosse possibile l’esito obbligato sarebbe quello delle elezioni anticipate.

Se veramente comunque quanto ci è stato riferito è corretto, tutto lascia pensare che sia questo l’esito già prestabilito, soprattutto se si considera che ormai l’insediamento ufficiale di Trump il prossimo 20 gennaio è alle porte, e Israele non può certo continuare con questa farsa.

Belazel Smotrich: l’erede di Netanyahu?

Ci si chiede allora chi sia stato in questo periodo il primo ministro occulto in pectore in questa situazione di interregno israeliano, e l’identikit più fedele sembra essere quello dell’attuale ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, delfino di Netanyahu, e sostenitore del progetto imperialista della Grande Israele, sempre più presente, “casualmente”, sui media Occidentali e israeliani come se questi avessero già ricevuto istruzioni precise sul prossimo personaggio politico israeliano da promuovere in sostituzione del precedente premier.

Smotrich assieme a Netanyahu nel gennaio del 2024

Non ci si può poi porre dei seri interrogativi sulla crescente difficoltà della distinzione del vero dal falso, come si accennava al principio, anche alla luce delle attuali tecnologie dell’intelligenza artificiale che consentono a determinati governi come quello israeliano di barare e di nascondere l’uscita di scena dei suoi leader.

Appare comunque quello dell’inganno tecnologico come un inganno miope che non risolverà i problemi dello stato ebraico.

Se Benjamin Netanyahu è stato davvero colpito lo scorso 29 settembre, Israele ha soltanto ritardato un annuncio che comunque dovrà prima o poi essere fatto.

E’ stata risparmiata l’umiliazione del non dover dire che il piccolo governo degli Houthi è stato in grado di eliminare il primo ministro israeliano, ma i risultati finali non cambiano e la polvere sotto il tappeto è ancora più grossa di quello che già non fosse a settembre.

Israele dovrà necessariamente affrontare una fase di grave instabilità, ancora maggiore di quella che si è trovata ad affrontare fino ad ora, tra strane sparatorie e incidenti che suggeriscono una resa dei conti interna tra gli ambienti governativi e l’intelligence israeliana.

A maggio del 2025 Israele compierà il suo 77° anno di esistenza in vita e il futuro non sembra per nulla garantire che lo stato ebraico arrivi tutto d’un pezzo all’appuntamento degli 80 anni.

La priorità per il futuro del sionismo non sarà certo quella della Grande Israele.

Sarà quella di provare a salvare lo stato concepito da Theodor Herzl che mai come oggi appare sull’orlo della guerra civile e della possibile dissoluzione.

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10 Commenti

  1. Massimo

    Buongiorno Cesare .Pochi , pochissimi ti hanno creduto.Io mi vanto di essere uno di quelli.A me sembra di vedere il solito copione cabalistico.Forse mi sbaglierò, ma vedo sempre e comunque dei tentativi di farci vedere delle controfigure.Vedi Biden.Vedi Bergoglio.

    Buon anno e grazie di tutto quello che fai.

    Rispondi
  2. Carmine andrea Caruso

    L’anno che verrà è la nostra agenda 2025, fonte certa di un cavaliere di un ordine Libanese ove lo scrivente è facente parte; Netanyahu è morto e l’agenda 2025 prevede che con lui se ne andranno tanti altri.

    Rispondi
  3. Alice

    Cesare, complimenti. Sei l’unico che ha saputo mettere tutte le tessere del domino in fila già da settembre. La debacle (presunta, ma molto presunta) in Siria di Assad come potrebbe essere tale senza considerare il disastro che è diventato Israele? Uno stato che deve lottare per colmare il vuoto di potere creatosi e che lotta per la sopravvivenza con pessimi risultati? Trovo nauseante l’allineamento di chi deve, in malafede, cercare di spargere terrore e disfattismo. Ad oggi è veramente impossibile escludere il tentativo di biscottone. Sul X americano il livello del dibattito è completamente diverso. Sto contando questi 20 giorni con la clessidra.

    Ho seguito il tuo consiglio e mi sto trovando benissimo con Yandex, mi consiglieresti una alternativa a Youtube?

    Sei il migliore, sia storicamente che giornalisticamente. Un grandissimo e stimato saluto,

    Alice

    Rispondi
    • La Cruna dell'Ago

      Grazie mille come sempre, Alice. Sono convinto che anche sulla Siria la strategia di Assad e Putin emergerà presto. Intanto il nuovo presunto governo ha detto che vuole che le basi russe restino. Non male per un governo sulla carta in mano a Israele.. Come alternative a yt, ti consiglierei Bitchute e Rumble.

      Rispondi
  4. Alice

    Ne approfitto velocemente per segnalarti 2 cose.

    Musk su X, rispondendo e ripubblicando uno dei tanti post sul suo profilo, a proposito del caso della donna bruciata viva nella metro di NY da un guatemalteco; ha condiviso l’opinione dell’utente che affermava che le spiegazione di questi casi non è da attribuire a casi psichiatrici ma nell’esistenza del male. In America c’è proprio aria di rivincita totale per i cristiani…

    Se cerchi :”Margot Robbie, Jamie Presley, Emma Mackey”, ma anche: “Erika Eleniak, Brooke Shields”; viene proprio da chiedersi come giocano con l’eugenetica ad Hollywood.

    Grazie dei consigli!

    Al prossimo articolo, Alice

    Rispondi
  5. Gabriele

    Sacchetti ottimo articolo.
    Per ciò che riguarda l ultimo post su telegram le volevo dire che anche se ci fossero realmente pochi o anche un solo caso di pedofilia nella Chiesa Cattolica ciò non vuol dire che bisogna non condannarlo, bisogna invece condannare a morte chiunque faccia cose simili, anche un solo caso. Sicuramente saprà delle scarpette rosse che usano in Vaticano come faceva Ratzinger, le scarpette rosse anche un significato satanico oltre che pedofilo, condanniamo a morte tutti i satanisti nella Chiesa Cattolica dei gesuiti ( almeno da quando questa ha cominciato ad appartenere ai poteri occulti negli ultimi 100 anni o forse anche prima non ha importanza ) e condanniamo l’ elite del talmud babilonese.
    Non e’ questione di Chiesa Cattolica o ebraismo, non e’ che se lo fa uno piuttosto che l’ altro ciò signitica che c’e’ differenza,si tratta di crimini contro l’ umanità,punto.
    Io ne farei un falo’ tutti insieme, altro che inquisizione, li getterei direttamente nel Vesuvio o nell’ Etnea arsi vivi.
    Saluti

    Rispondi
    • La Cruna dell'Ago

      Gabriele, non è la prima volta che mi metti in bocca cose che non ho detto. Non ho detto che non bisogna condannare la pedofilia. Ho detto che c’è una chiara disparità di trattamento da parte dei media per quello che riguarda i casi di pedofilia nel mondo sionista ed ebraico. Inoltre sí, è anche una questione di religione perché il cattolicesimo è contro la pedofilia mentre nel Talmud la si permette apertamente. Sono cose che ho spiegato nel pezzo. Questo commento che fai è superficiale e non va al cuore del problema.

      Rispondi
      • Gabriele

        Volvo solo dire che il problema e’ ovunque e riguarda tutto, che poi i Mass media mostrano ciò che vogliono loro vabè questo lo hanno sempre fatto e non cambierà da parte loro.

        Rispondi
  6. Veronica

    Questo articolo e’ scritto molto dettagliatamente come gli altri, complimenti. Però mi sfuggono dei particolari.
    Allora prima il caso Bergoglio che come piu’ volte citato su questo blog appare assolutamente un teatrino, ma siamo sicuri che Bergoglio sia vivo? E anche se fosse morto, quale sarebbe il senso di una controfigura?
    Più volte e’ stato sottolineato di come nel 2021 ci fu un evento epocale in Vaticano dove per giorni e giorni le luci erano spente, mezzi facevano via vai di continuo e la gente non poteva nemmeno riprendere ciò che di strano stava succedendo….ma lo scopo qual’era? Forse hanno eliminato il quella notte Bergoglio? E quale sarebbe lo scopo di tenere per altri tre anni una controfigura che dice più o meno le stesse cose?
    Forse hanno ripreso l’ oro dai tunnel del Vaticano? Forse hanno preso dei libri che si trovano il luoghi e librerie inaccessibili in quella sede? O forse per altri motivi? Quali? Perché tutta questa operazione in Vaticano?
    Poi adesso con Netanyau, poi forse toccherà a Mattarella…..ma che senso abbia non si capisce, succedono cose e poi ad un tratto cala un silenzio assoluto e non si riesce a fare chiarezza……
    Perché non dire le cose come stanno? Almeno da parte dei buoni.

    Rispondi

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