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I minibot porterebbero l’Italia fuori dall’euro
di Cesare Sacchetti
Se fino a questo momento, le minacce di Bruxelles nei confronti dell’Italia riuscivano a destabilizzare i mercati, spingendo verso l’alto i rendimenti dei titoli di Stato italiani, ora lo scenario sembra essere radicalmente cambiato.
Se si dà uno sguardo al grafico recentemente pubblicato da Bloomberg, si ha la sensazione che l’arma dello spread si sia inceppata.
I rendimenti dei btp italiani non stanno salendo, al contrario scendono.
I rendimenti dei titoli di Stato decennali italiani in calo
I mercati sembrano aver fiutato un mutato scenario nello scontro tra Roma e Bruxelles, che in questo momento sembra aver rafforzato di più il ruolo dell’Italia.
L’elemento di novità in questa fase sembra essere dato soprattutto dal ruolo dei minibot.
Osteggiati praticamente da tutto l’establishment europeo ed italiano, con siluri lanciati prima da Mario Draghi e poi dalla stessa Bankitalia, i minibot sembrano essere l’opzione nucleare che ha in mano il governo giallo-verde per spostare l’ago della bilancia dalla sua parte.
Munchau:”con i minibot l’Italia detta le sue condizioni all’UE”
Per capire meglio il loro funzionamento, è estremamente interessante ascoltare le parole pronunciate dall’editorialista del Financial Times, Wolfgang Munchau, alla trasmissione tv “Piazzapulita”.
Munchau a Piazzapulita
Secondo il giornalista tedesco, questo metodo di pagamento potrebbe rivelarsi “uno strumento straordinario per abbassare le tasse e aumentare la spesa pubblica.”
Non solo. Munchau, posto di fronte alla domanda su che cosa farebbe se lui fosse al governo e gli venisse chiesto di uscire dall’euro, risponde con una semplicità disarmante. “Non usciamo, facciamo i minibot.”
Il minibot, così come elaborato dal governo giallo-verde, è formalmente un titolo di Stato, quando invece le caratteristiche sostanziali ne fanno quello di una vera e propria moneta.
Emesso in pezzi di piccoli taglio da 5, 10, 20 e 50, questo metodo alternativo di pagamento diventerebbe una sorta di minibot-moneta.
Una volta che il minibot-moneta entrerebbe in circolo nel sistema si potrebbe nel frattempo “iniziare il lavoro dietro le quinte” per farli accettare dalle banche, spiega il giornalista del Financial Times, una mossa che “nel giro di un paio di anni” aprirebbe le porte ad un vero e proprio sistema di liquidità parallela.
In questo modo, formalmente l’Italia avrebbe rispettato la legalità dei trattati europei, poiché non avrebbe emesso una moneta vera e propria nel circuito economico, ma un titolo del debito che avrebbe però sostanzialmente la stessa funzione.
Una volta che il minibot si troverebbe già in circolazione, l’Italia avrebbe tutti gli strumenti per preparare una uscita dall’eurozona non traumatica e avendo già emesso una moneta de facto che in caso di abbandono dell’euro, sarebbe già nelle tasche dei cittadini.
In questo scenario, il passaggio da euro a minibot-moneta, sarebbe estremamente fluido e privo di contraccolpi maggiori come non lo sarebbe se invece non ci fosse già in circolazione uno strumento alternativo di pagamento.
L’Italia può sfruttare l’isolamento e la debolezza dell’UE
Questo scenario sposta radicalmente i rapporti di forza in favore di Roma, perchè Bruxelles sa perfettamente che se i minibot entrano in circolazione nel sistema, l’Italia avrebbe la possibilità di sganciarsi dall’euro senza andare incontro a gravi shock.
Il tentativo di ammansire il governo giallo-verde con la minaccia di una procedura d’infrazione, sarebbe sostanzialmente un colpo di Bruxelles con le polveri bagnate, tale da rivelarsi potenzialmente un boomerang.
Allo stesso tempo, l’Italia potrebbe sedersi ai tavoli europei dettando le sue condizioni e chiedendo maggiore flessibilità in tema di deficit, che se non dovesse essere concessa, spingerebbe Roma all’emissione dei mini-titoli di Stato.
In altre parole, sarebbe il governo italiano a dettare le sue condizioni all’UE e non viceversa.
O si cambiano definitivamente regole soffocanti e applicate arbitrariamente nei confronti di alcuni e di altri no, o l’Italia premerebbe il tasto di autodistruzione dell’eurozona, senza però andare incontro ai danni dell’implosione.
I mercati quindi potrebbero aver fiutato questo cambio di rapporti di forza e sembrano scommettere su una tenuta del governo piuttosto che su una sua caduta.
In tutto questo, oggi Salvini è già negli Stati Uniti per chiedere un probabile sostegno all’alleato americano in vista di un possibile ed imminente redde rationem contro l’UE.
Salvini giunto oggi a Washington
Non è un segreto che Washington dall’inizio dell’amministrazione Trump giudichi inaccettabile il livello di surplus commerciale accumulato dall’UE, in massima parte dalla Germania, attraverso l’euro una “moneta svalutata nei confronti del dollaro”, come l’ha definita recentemente lo stesso Trump su Twitter.
L’arma alla quale potrebbero ricorrere gli Stati Uniti sono i dazi che si abbatterebbero nell’eurozona, provocando una probabile recessione soprattutto nella stessa Germania, il Paese che ha fatto delle esportazioni la sua forza economica.
La campana questa volta non sembra suonare tanto per l’Italia, quanto più nei confronti di un establishment europeo sempre più arroccato a Bruxelles che chiude la porta a qualsiasi ipotesi di cambiamento.
Non è più dunque il contesto di una Italia isolata sui media come descritto erroneamente dai media, ma piuttosto quello di una UE sempre più sola e snobbata dalle potenze che contano, su tutti USA, Russia e Cina.
Mentre quindi si indebolisce la posizione di Bruxelles, allo stesso tempo si indebolisce anche il partito del Colle che si è proposto come garante delle élite europee.
Lo scandalo CSM getta delle ombre inquietanti su Mattarella, il quale ancora oggi non ha chiarito se sapeva oppure delle nomine pilotate dei membri togati.
Il governo giallo-verde sembra avere quindi la forza e le sponde necessarie per imporre le sue condizioni. Non è più Bruxelles che intima degli ultimatum a Roma. E’ Roma che intima degli ultimatum a Bruxelles.
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ORA NON BISOGNA AVERE PAURA DI ANDARE AVANTI, DEVE ESSERE CHIARO A TUTTI CHE NON E’ PIU’ TEMPO DI CALARE LA TESTA. PER TROPPO TEMPO ABBIAMO SUBITO PER IL VANTAGGIO DI POCHI.
Io non sono un esperto in materia ma le argomentazioni di Cesare Sacchetti mi sembrano convincenti, per cui sono disposto a sostenere l’emissione dei minibot e ad assumermene la responsabilità nel caso che l’operazione non dovesse andare a buon fine. Non posso aggiungere altro poiché, pur essendo perfettamente lucido, la mia età avanzata mi impedisce di essere più brillante. Spero che questa iniziativa concorra a mettere fine o almeno ad attenuare l’incubo nel quale stiamo vivendo da vent’anni .
ma perché stampare titoli appositi. Decidiamo che gli strappi del rotolo di carta igienica (solo se 4 veli però) valgono 1 € e cominciamo a spenderli in giro, ci ritroveremo prima potenza economica mondiale in men che non si dica.
Cominci l’esimio articolista ad essere pagato in carta straccia
Con il minibot, sarà l’euro a diventare carta igienica. Se la tenga stretta, mi raccomando.
?????
è una bella partita a scacchi con un pregiato giocatore (Savona), di cui nutro grande stima e mi aspetto un grande risultato.
Se l’emissione dei minibot è l’inizio dall’uscita dell’euro per quindi creare un nuovo metodo di pagamento parallelo all’euro che non ci renderebbe più schiavi dell’Europa e della loro moneta fallimentare ben venga.
So soltanto che l’Inghilterra esce e vedrete senza colpo ferire. Si sono tenuti la sterlina e la possibilità secondo le loro riserve airifere di stampare monete e hanno fatto bene. Noi dobbiamo fare un passo in più purtroppo abbiamo grazie a quel porco di Prodi bruciato la lira! In fondo cosa abbiamo da perdere peggio di così?
Anch’io sono convinto che i miniBOT sarebbero un’arma geopolitica, prima che economica, da rivolgere contro la UE. Ma sembra che Salvini, dopo la infelici battute di Tria e Giorgetti, non abbia più la volontà di preseguire su questo percorso.