di Cesare Sacchetti Qualcuno si aspettava forse che Emmanuel Macron tirasse fuori un coniglio dal...
La strana morte dei 5 israeliani in Marocco e il tentativo dei Rothschild di portare il patrimonio a Rabat
di Cesare Sacchetti
A leggere le cronache di alcuni giornali arabi e israeliani si sarebbe trattato di una disgrazia.
Cinque turisti israeliani che fanno una gita in Marocco su una strada di Ouarzazate, chiamata la “porta del deserto” per via del fatto di essere praticamente a due passi dalle vaste distese del deserto del Sahara.
I cinque si sarebbero capottati con la loro macchina e sono morti tutti all’istante, ma non sono stati forniti molti dettagli sulla dinamica di questo incidente.
Non è stato detto se erano coinvolti altri veicoli, e se eventualmente uno di questi abbia in qualche modo “propiziato” l’incidente e fatto sbandare la macchina.
I passeggeri non avevano proprio il profilo di “turisti” qualsiasi, visto che almeno due di essi erano dei rabbini, e se si pensa che soltanto qualche giorno prima, un altro rabbino della influente sette sionista di Chabad, tale Tvi Kagan, era morto in circostanze misteriose negli Emirati Arabi, la singolare coincidenza ha dato non poco da pensare, almeno a quelli che sono abituati ad osservare da più vicino gli eventi.
Kagan sarebbe stato rapito da presunti terroristi ancora non identificati per poi essere ucciso vicino Dubai, la Disneyland del Medio Oriente nota per i suoi sfavillanti palazzi, ma meno nota al grande pubblico per tutti i suoi traffici, a partire da quello di esseri umani, molto fervente nella città emiratina.
Non c’è stata nessuna rivendicazione ufficiale di questo omicidio e questo ha sollevato ancora più perplessità sul fatto che Kagan possa essere stato ucciso veramente da nemici di Israele.
Gli Emirati sono un posto dove gli israeliani si sentono a loro agio, e dove non sono affatto in pericolo, poiché il regno degli emiri non è ostile a Israele, come lo non è stato per molti anni la potenza dominante della regione, l’Arabia Saudita, che prende il nome dalla potente tribù dei Saud.
I Saud non hanno mai nutrito una vera ostilità per lo stato ebraico, soprattutto probabilmente perché questa famiglia non è realmente araba, ma ha origini ebraiche come aveva dimostrato un dissidente saudita, Al Saaed, che aveva anche scritto un libro nel quale documentava le vere origini genealogiche dei Saud, che nulla avevano a che vedere con Maometto.
A Riyad non devono aver troppo gradito le scottanti rivelazioni di Al Saeed, che fu rapito in Libano nel 1979 e scaraventato da un aereo per ordine dei regnanti sauditi, i quali sono stati per molti decenni al riparo dagli attacchi della stampa Occidentale, che non aveva difficoltà a definire l’Iran una “dittatura” mentre dava ai sauditi un lasciapassare per poter commettere qualsiasi tipo di omicidio, anche il più efferato.
Il parametro stabilito dall’Occidente liberale per definire i campi dei “buoni” e dei “cattivi” è sempre stato quello del culto dei diritti umani, ma questo si devono applicare alla lettera con i “nemici”, ovvero quegli attori politici scomodi all’anglosfera e ad Israele, mentre per quello che riguarda gli “amici”, allora le maglie interpretative si allargano e la severità si abbassa notevolmente perché non si vuole dare seccature a chi è gradito a Londra e Tel Aviv.
Nello scenario presente, le cose si fanno più complicate perché i Saud, da bravi doppiogiochisti, hanno compreso che i vecchi referenti anglosionisti non hanno più l’influenza di un tempo, e allora iniziano a mettere il piede in due staffe tanto da aver presentato una domanda di ammissione ai BRICS, per poi metterla nel congelatore, forse in attesa di capire se conviene o meno fare il salto definitivo.
Se un rabbino come Kagan quindi viene ucciso in Paesi come gli Emirati, altro Paese vicino a Riyad, è difficile che possa essere il risultato di una operazione messa in atto da agenti vicini, ad esempio, all’Iran perché in questi territori i servizi israeliani sono attivi e presenti, e generalmente riescono a sventare in anticipo le varie minacce.
Israele sembra essere attraversata da una profonda crisi intestina, non narrata dai media Occidentali che ancora oggi sono la grancassa della propaganda sionista che vuole far credere che lo stato ebraico avrebbe distrutto in due giorni le intere forze armate siriane.
Kagan non era proprio un rabbino qualunque. Era un rabbino di Chabad, la setta sionista più vicina a Netanyahu, che ha avuto per molti anni uno stretto rapporto di amicizia con il leader di tale gruppo, il rabbino Schneerson, considerato per molto tempo dai suoi seguaci come l’incarnazione del moschiach ebraico, tanto che alla sua morte, avvenuta nel 1994, si narra che diversi membri di Chabad abbiano atteso, invano, la sua resurrezione.
Chiunque abbia ucciso Kagan è il Likud di Netanyahu che voleva colpire e non è da escludersi che ad eseguire questo omicidio siano state proprio quelle frange del Mossad, più sensibili alle istanza del mondo secolare progressista ebraico, che a quelle del sionismo messianico che invece rincorrono il sogno della Grande Israele.
L’interesse dei Rothschild per il Marocco
Non può escludersi quindi che la morte dei cinque israeliani non sia “accidentale”, e che non sia in realtà un altro capitolo di questa guerra intestina che sembra essere iniziata da qualche mese a questa parte con la comparsa di strane sparatorie in Israele, i cui mandanti ancora non sono stati identificati.
Il Marocco è, ad ogni modo, un altro posto dove la comunità ebraica si sente a suo agio, e dove già da qualche anno si erano posati con più attenzione gli occhi dei Rothschild.
Già nel 2020 la famigerata famiglia di banchieri ebrei di Francoforte aveva iniziato ad interessarsi a questo Paese per fare tutta una serie di investimenti che avrebbero dovuto essere eseguiti attraverso il fondo Edmond de Rothschild che ha sede a Ginevra.
A ritardare il piano di far affluire capitali in Marocco già 4 anni addietro sarebbe stata il dispiegarsi della farsa pandemica, ma oggi la famiglia Rothschild sembra essere tornata per mettere Rabat al centro dei suoi piani.
Non si tratta però soltanto di un piano di investimenti perché si crede nelle generali potenzialità di crescita del Marocco, ma di qualcos’altro.
A spiegare quello che starebbe davvero accadendo, sono state fonti diplomatiche e di intelligence serbe che hanno riferito che in realtà la dinastia di banchieri stia cercando un rifugio per mettere i propri capitali al riparo dalle perdite che starebbero subendo altrove.
Gli affari non vanno più a gonfie vele come un tempo. Il potere immenso che questa famiglia esercitava sulla finanza mondiale ha iniziato ad erodersi sempre di più, tanto che i Rothschild sono stati costretti ad una mossa senza precedenti, quale quella di mettere all’asta la loro collezione d’arte privata, della quale erano molto gelosi, e della quale mai prima d’ora avevano pensato di privarsi.
Si è combattuta una guerra non solo nel campo della geopolitica tra quelle forze più vicine ad istanze sovraniste, quali la Russia di Putin e gli Stati Uniti di Trump, e quei poteri globalisti che hanno concepito la farsa pandemica per arrivare alla definitiva manifestazione del tanto agognato Nuovo Ordine Mondiale.
Non è andata troppo bene per i secondi. Oltre ad aver visto sfumata la possibilità di inaugurare il Grande Reset, è iniziata una progressiva crisi dei “grandi” fondi di investimento dell’alta finanza mondiale come BlackRock, che nel 2022 ha fatto registrare il record di perdite e che adesso vede una costante fuga dei suoi specialisti di mercato che stanno lasciando la compagnia.
Sono stati in molti a pensare, correttamente, per decenni che il vero potere di questa famiglia era quello di avere la facoltà di creare moneta in quantità virtualmente illimitata attraverso la loro partecipazione alle banche centrali, che non sono realmente statali, ma private e nelle mani appunto di istituti bancari non pubblici.
Banca d’Italia è uno degli esempi più vicini per il caso dell’Italia se si pensa che l’istituto è partecipato in larga parte da banche private, ma anche quello della famosa Federal Reserve Bank risulta ancora più calzante.
La FED è stata per molti anni nell’assoluta disponibilità delle famiglie bancarie più potenti del mondo quali i Warburg, i Morgan, i Rockefeller e gli stessi Rothschild.
A scoprire per primo che queste famiglie erano i veri proprietari della FED è stato Eustace Mullins che nella sua opera “I segreti della FED” spiegava come queste dinastie bancarie erano in realtà le vere azioniste di maggioranze di questo istituto che non è pubblico né federale, come vuole far credere il nome.
Se si guarda, ad esempio, ad una delle 12 banche federali che compongono la FED, la New York FED District Bank si vedrà che essa è controllata da banche quali First National Bank of New York, la Chase National Bank, la Hanover National Bank N.Y, e l’analisi degli azionisti che governano queste banche fu spiegata persino di fronte alla commissione bancaria della Camera dei Rappresentanti americana nel 1976.
Ad avere il controllo reale della FED sono i nomi dei banchieri che sono stati citati prima, ma negli ultimi anni, dopo l’avvento dell’amministrazione di Trump, sembra che i signori della finanza non abbiano più il controllo della macchina che stampa soldi come un tempo, tanto che diverse importanti banche americane sono fallite negli ultimi anni, e la FED non è andata in loro soccorso come accaduto, ad esempio, nel 2009, ai tempi dell’amministrazione Obama, che nulla fece per impedire il salvataggio di Wall Street.
Non è più tempo del potere assoluto evidentemente.
Non è più il tempo dell’abbondanza e allora persino questa famiglia che ha tenuto nascosta la sua immensa ricchezza per secoli, va alla ricerca di qualche Paese rifugio per ripararsi dalla tempesta. I Rothschild hanno quindi individuato nella banca centrale del Marocco, presieduta dal 2003 dal governatore Abdellatif Jouahri.
Sembra comunque apparire chiaro un fatto. La famiglia che ha avuto per 200 anni in mano le sorti della politica mondiale oggi si scopre più debole e in crisi, e il futuro non è più quello che essi hanno avuto in mente per tanto tempo.
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il Marocco è da sempre un crocevia, fisico e virtuale, attualmente molto meno rischioso dei paesi della penisola araba, in forte rottura con il mondo anglofono. Nel paese africano sono presenti, in diversi modi, tutte le potenze mondiali ma, soprattutto, è un canale indiretto per arrivare all’emiro del Qatar, il quale ha una residenza lussuosa sui monti Atlas ad Ifrane, che utilizza principalmente, ma non solo, per andare a sciare. Qatar e Marocco sono paesi molto vicini, non geograficamente naturalmente
Chiaro e conciso ma sempre dettagliato e comprensibile
Un articolo importante, grazie
Sara
Grazie Sara.