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Cesare Sacchetti

La Germania in recessione e la inevitabile fine dell’euro

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Categorie: Euro | Notizie

06/02/2024

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di Cesare Sacchetti

Le statistiche economiche della Germania uscite da poco sono alquanto impietose. -0,7%  il PIL dell’anno scorso.

La locomotiva tedesca è diventata d’un tratto un lentissimo carrozzone incapace persino di registrare livelli di crescita economica superiori allo zero.

Quello che occorre chiedersi è perché è accaduta questa metamorfosi e perché oggi la Germania, un tempo leader delle economie europee, è oggi il vero malato d’Europa.

La Germania ha sempre avuto una impostazione economica pensata per esportare. In economia, il tipo di strategia adottata dai teutonici è definita nel mondo dell’anglosfera con l’espressione “beggar thy neighbour”, che tradotto in italiano sta a significare “impoverisci il tuo vicino”.

Quando un Paese decide di esportare le sue merci e quando decide che le esportazioni devono essere il motore trainante della sua economia, il Paese in questione farà del tutto per rendere più competitive le sue merci a discapito degli altri.

Ed è stato così sin dal secondo dopoguerra quando la Germania ha fondato la sua economia su un’impostazione fortemente mercantilista, figlia della sua cultura protestante.

Ciò che teneva a freno in passato la Germania dal gonfiare troppo le sue esportazioni era il suo cambio, il noto marco pesante.

La Germania non ha mai potuto raggiungere i livelli desiderati delle sue esportazioni perché la sua moneta aveva un cambio troppo forte rispetto invece ad altre valute, quali, ad esempio, la lira italiana.

La classe politica tedesca ha per questa ragione sempre cercato dei modi per costruire delle unione monetarie e limitare la possibilità per gli altri Paesi di svalutare e rendere meno costose le sue merci.

I lettori un po’ più attempati ricorderanno a questo proposito che negli anni 70 e 80 nacque il famigerato SME, una unione di cambi fissi che si può definire l’antenato dell’euro.

I Paesi che appartenevano allo SME erano sottoposti ad un regime di cambi fissi. Questo sistema prevedeva una banda di flessibilità non superiore al 2,25% per tutti i membri, con l’eccezione di Italia, Gran Bretagna, Spagna e Portogallo che potevano invece svalutare la propria moneta fino al 6% rispetto alle altre valute europee, fino a quando ancora una volta l’ineffabile Ciampi da governatore di Bankitalia nel 1989 decide di passare alla banda stretta stringendo ancora di più il cappio monetario intorno al collo dell’Italia.

L’élite industriale tedesca voleva soffocare la crescita dell’Italia

Tenere in questa gabbia gli altri Paesi, soprattutto l’Italia, era stato sin dal principio l’obiettivo della Germania mercantilista che aveva bisogno in qualche modo di regole costruite su misure per poter vincere la partita.

Ed è stato effettivamente così soprattutto grazie all’aiuto di una classe dirigente, quella della Prima Repubblica, che portò in dote alla Germania la flessibilità della lira e l’indipendenza di Bankitalia dal Tesoro del 1981 quando Andreatta, ministro del Tesoro, e Ciampi, governatore della banca centrale italiana, attraverso un loro carteggio privato decisero di togliere allo Stato la possibilità di controllare la sua banca centrale.

Fu un “piccolo” golpe economico contro la sovranità dell’Italia e fu purtroppo solamente il primo di una lunga seria proseguita negli infausti anni 90, quando l’Italia venne deindustrializzata attraverso una manovra eversiva attuata da Mario Draghi, allora dirigente del Tesoro, e Giuliano Amato, presidente del Consiglio, che consegnarono alla finanza anglosassone tutto il patrimonio industriale pubblico dell’IRI.

La storia triste dell’Italia negli ultimi decenni è quella di una interminabile serie di tradimenti consumati da personaggi indegni di essere cittadini di questa nazione e che non hanno fatto altro che perorare la causa di interessi sovranazionali piuttosto che quelli del Paese.

I tradimenti però non erano finiti nel famigerato 1992, quando l’Italia uscì dallo SME troppo tardi, sempre grazie al contributo di quei nefasti personaggi di Ciampi e Amato.

Occorreva la gabbia definitiva. Occorreva trascinare l’Italia in una unione monetaria che annientasse del tutto la sua residua capacità di gestire la propria moneta.

Sono gli anni nei quali si lavora attivamente al cantiere dell’euro. Sono gli anni del centrosinistra di Romano Prodi, Massimo D’Alema e, ancora una volta, di Carlo Azeglio Ciampi che si assicurano di dare ai mercantilisti tedeschi tutto ciò che vogliono, e soprattutto la partecipazione dell’Italia nella moneta unica.

La Germania in quegli anni andava piuttosto a rilento. La sua economia non cresceva e l’Italia, libera dal cappio dello SME, aveva di nuovo iniziato a crescere, nonostante il bagno di sangue del 1992 eseguito da Draghi e Amato.

Gli uomini del centrosinistra, assistiti da quelli del centrodestra, preparano così il terreno per la cessione di sovranità monetaria definitiva attraverso l’ingresso nella moneta unica.

Si chiama euro ma non è null’altro che un marco tedesco mascherato.

Quando i Paesi entrano in questa nuova unione monetaria si verifica un meccanismo semplice. Ognuno perde la capacità di creare moneta e ognuno perde la capacità di svalutare.

A fare la differenza in questo caso sono i differenziali dei tassi di inflazione dei singoli Paesi, e non è un segreto che negli anni 2000, l’inflazione tedesca era molto più bassa di quella dell’Italia e della Grecia.

La partita così viene vinta a tavolino con delle regole truccate che abbassano artificialmente il costo delle merci tedesche a discapito di quelle di Paesi come l’Italia che ora si ritrovano persino privi della capacità di poter far fluttuare il proprio cambio per compensare tale gap, visto che tutti condividono l’euro.

Il malato tedesco degli anni 90 viene rinvigorito grazie a questa “cura” e più di qualcuno, ancora affetto dal male dell’autorazzismo, dovrebbe tenere a mente questa storia.

Il “virtuoso” Nord-Europa è quello che ha truccato il gioco per poter vincere la partita e poi è persino arrivato a chiamare PIIGS, ovvero maiali, i Paesi del Sud Europa vittime di quella che è a tutti gli effetti una truffa monetaria.

L’euro spinge verso l’alto le esportazioni tedesche e la Germania macina moltissimo terreno negli anni 2000 fino a quando negli ultimi anni non si è verificato un effetto collaterale.

L’euro ha esaurito la sua spinta propulsiva per la Germania

La politica del “beggar thy neighbour” della quale si diceva poco fa produce un effetto indesiderato. Se impoverisci il tuo concorrente, alla fine questo non sarà più in grado di comprare le merci che tu esporti, e per rendere sostenibile questo meccanismo, quei Paesi devono poter aumentare la spesa pubblica e fare deficit.

Una prospettiva che l’ottusità teutonica non contempla poiché il verbo della Germania è sempre stato quello di tenere in equilibrio i conti e si è prodotto il classico risultato del cane che morde la sua coda.

La Germania che aveva dominato l’economia europea ora si trova a dover far fronte ad un dissanguamento costante delle sue esportazioni con i numeri che sono lì a descrivere lo stato impietoso nel quale versa l’economia del Paese.

Soltanto lo scorso dicembre le esportazioni sono crollate del 5,5% rispetto al mese precedente e il trend negativo non solo non si arresta ma si aggrava.

Si è giunti al punto d’arrivo della storia dell’euro. Questa moneta era stata concepita espressamente per consentire alla Germania di poter avere una posizione dominante sui mercati ma quello che diversi osservatori negli anni passati non hanno colto è che non è il popolo tedesco il principale beneficiario di questo processo, ma l’élite industriale tedesca.

L’euro è una moneta che comprime i salari poiché se non si può svalutare il cambio, tutto il peso della competitività grava sugli stipendi dei lavoratori che sono le prime vittime di questo infernale meccanismo.

Questa regola è valsa anche per la Germania. E’ senz’altro vero che le merci tedesche hanno beneficiato di un cambio svalutato artificialmente, ma al tempo stesso la classe politica tedesca ha agito per abbassare i salari attraverso la precarizzazione del lavoro messa in atto attraverso le riforme Hartz.

In questo gioco, i vincitori, se ci sono, sono pochi e la vittoria è illusoria e temporanea. Adesso si è giunti a quello che soltanto fino a pochi anni era considerato un paradosso.

L’euro non è solo insostenibile per l’Italia ma per la Germania stessa. La moneta unica è diventata una gabbia per tutti poiché essa non consente di fare spesa pubblica a causa delle restrizioni imposte al deficit e per l’impossibilità di svalutare che scarica, come detto prima, tutto il peso della competitività sulle spalle dei salari dei lavoratori.

Sono i titoli di coda di una storia che era destinata a finire e adesso ci si chiede quale sarà l’ultimo atto che chiude questo capitolo della saga.

Il momento storico attuale oltre che a registrare una generale crisi economica dell’UE denota anche una irrilevanza assoluta della stessa Unione che ormai appare desueta e soprattutto svuotata dall’abbandono degli Stati Uniti che hanno messo fine al vecchio blocco Euro-Atlantico.

Sono troppe le situazioni di crisi che investono l’UE e l’euro perché esse possano sopravvivere ancora a lungo.

La moneta unica ormai ha esaurito il ciclo che aveva dato alla Germania la sua crescita industriale mentre l’UE si trova sempre più isolata in un contesto di ritorno agli Stati nazionali.

A questo punto, tutto l’edificio di Bruxelles appare come un enorme e fragile castello di carte dove si deve solo cercare di capire quale sarà il tassello che viene giù per primo provocando il crollo generale.

La Germania attraversa una profonda crisi economica e anche politica, dato che la sua classe politica ormai non è più chiaramente in grado di dare risposte al popolo tedesco, ormai sempre più insofferente per la recessione nella quale è piombato il Paese.

L’Italia, dal canto suo, attraversa la stessa crisi politica poiché anche la sua classe dirigente ormai è superata e ha esaurito il suo scopo che altro non era che quello di mantenere in piedi il precedente status quo.

Questo porta alla conclusione che né l’euro né l’UE sono destinate a sopravvivere e occorre soltanto capire quale sarà la scintilla che farà divampare l’incendio.

L’Italia, come già rilevato in passato, resta il candidato ideale ma vista la crisi tedesca non bisogna a questo punto trascurare nemmeno la Germania.

Quello che appare certo è che la fine di Maastricht e dell’eurocrazia non è più da tempo una questione di se, ma soltanto di quando, e il quando sembra sempre più vicino.

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39 Commenti

  1. Aurora Maria Marchesi

    Splendide notizie in uno splendido articolo! W l’Italia.

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    • Gabriele

      Un articolo che tira tanto su il morale, ben dettagliato. Una domanda: una volta usciti da UE ed Euro, come si risolve la questione disoccupazione,precariato, bassi salari eccetera?grazie

      Rispondi
      • La Cruna dell'Ago

        Attraverso politiche di spesa pubblica e la ricostruzione dell’IRI.

        Rispondi
  2. Rose Adelaide

    tipico, patetico piagnisteo italiota. Se aspettate che crolli la Germania state freschi con un “orrendo” 0.7 😂. Ammesso e non concesso che questi dati/percentuali siano veri.Tutti ricevono cio’ che si meritiano. La crescita infinita non esiste, siamo alla fine.

    Rispondi
      • Aragorn

        Purtroppo siamo attaccati alla Germania a causa delle nostre manifatture dell indotto della loro economia, ma abbiamo anche altre risorse…intanto i nostri giovani brillanti se ne vanno e perdiamo sia forza lavoro che forza intellettuale. Unica soluzione: scappare al piu presto, ma io credo sia possibile solo con un patto di ferro Italia nuove forze degli US, e con la stassa Inghilterra… siamo nati con i debiti e tali rimarremo, ma almeno sopravviveremo…dobbiamo approfittare al piu presto del ridisegno degli equilibri globali. La precedente classe politica e anche attuale vive nel ricatto delle reti a cui appartengono…ma forse il gancio a cui siamo appesi sta per sciogliersi…

        Rispondi
        • La Cruna dell'Ago

          Non abbiamo bisogno di esportare se usciamo dall’euro. Possiamo costruirci la nostra industria pubblica ed essere indipendenti. Lo abbiamo fatto per decenni e siamo diventati la quarta economia mondiale.

          Rispondi
          • Marco

            Dottor Sacchetti,

            La seguo con interesse da almeno due anni. Spero proprio in una nuova IRI e una nuova Costituzione, poiché ad oggi vivere nella mia amata NAZIONE è diventato quasi impossibile, una distopia burocratica e digitalizzata imposta da uno stato maestrina che controlla la vita di ognuno a livelli socialisti e abbandona ognuno a livelli iperliberisti.

            Anche gli stati confinanti con noi appartenenti alla UE li ho visti peggiorati.

            Saluti dottor Sacchetti

        • imperscrutabile nell'essenza dell'ESSERE

          Gli equilibri stanno cambiando….riusciremo a sistemare anche il debito pubblico , sappi che l’Italia è una posizione strategica per tutto l’occidente ,e l’oriente! le cose cambieranno e di molto tempo al tempo, un attimino ci siamo… Si ritornerà a grandi splendori…

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  3. shax

    Il punto è cosa farà la Germania. Considerando i politici che si ritrova (non molto dissimili dai nostri) credo che le sirene della guerra arrivino proprio al momento giusto per poter giustificare estremi cambi di rotta altrimenti intollerabili dalla società civile (e non è detto che comunque lo siano…).
    Temo quindi che la guerra (o i soli venti di guerra nell’ipotesi più prudente) sarà il vero reset e probabilmente nei prossimi mesi avremo obiettivi stringenti a livello europeo per destinare percentuali crescenti della spesa al riarmo, ovviamente sottraendoli sempre più al paese reale, al welfare e alla sanità. La risposta Ue sarà probabilmente l’economia di guerra, ultimo jolly a disposizione dell’èlite malata al comando. Siamo agli ultimi rantoli del sistema morente occidentale.

    Rispondi
  4. Sara

    Bellissimo articolo! Concreto, basato sulla relatà e non sul fumo che ci vendono gli scribacchini

    Grazie, Sara

    Rispondi
  5. gabrielevangelista62

    Impossibile per me leggere l’articolo poiché sia Google che Firefox me lo impediscono!

    Rispondi
  6. gabrielevangelista62

    Che fatica per riuscire a leggere questo articolo, visti gli ostacoli odierni frappostimi dalla rete, maledetta questa censura che la dice lunga sui tempi che viviamo, ma alla fine ce l’ho fatta! Quanto vorrei veramente che saltasse il tappo di questa società marcia fino al midollo, questa agonia mi sembra fin troppo lenta per i miei gusti!

    Rispondi
    • La Cruna dell'Ago

      Stavamo trasferendo il sito, Gabriele. Ora dovrebbe essere tutto a posto.

      Rispondi
  7. Marco Bracci

    Mi sorge un dubbio. Non è che tutto questo è stato architettato e fatto per spingere sempre piú verso le criptovalute? Ormai tutto il mondo è orientato verso queste ultime e il QFS sta per essere implementato in tutti e 209 gli Stati mondiali.

    Rispondi
  8. Claudio

    questa e’ l’unica strada da prendere in questo momento per fare qualcosa di concreto:andiamo
    nei comuni a dare la nostra firma per essere ammessi alle Europee e mandare gente nuova e sana a portare avanti l’uscita da UE,NATO,
    OMS.

    Rispondi
    • La Cruna dell'Ago

      Mi dispiace, ma i commenti di propaganda politica non sono ammessi tantomeno quelli a favore di Toscano, falso oppositore già smascherato decine di volte.

      Rispondi
      • Fabio

        Come è stato smascherato Toscano? Qualche dubbio ce l’avevo anch’io, ma non certezze..

        Rispondi
        • La Cruna dell'Ago

          Da un bel po’ direi..Tra annunci di aver preso il Covid, sostegno a Puzzer, uomo di Paragone che affossò i portuali, e senza dimenticare la celebre psy-op di Biscardi..

          Rispondi
  9. MB

    Buongiorno,

    lo scenario descritto ricalca una corrente di pensiero in voga nell’AfD prima maniera, secondo cui un Euro senza Germania avrebbe permesso ai Paesi periferici di ripagare parzialmente il Debito Pubblico. Benché io condivida l’articolo, continuo a pensare all’UE ed all’Euro come sistemi metastabili, ovvero che solo a causa di inerzia e timore non sono collassati in precedenza, stato che potrebbe protrarsi per lungo tempo. Concluderei aggiungendo che l’Europa vive una crisi ancora più profonda: in molti campi non è tecnologicamente indipendente e non ci sono i presupposti perché raggiunga un certo grado d’autonomia.

    Rispondi
    • La Cruna dell'Ago

      Un euro senza Germania non sarebbe nemmeno nato e il debito pubblico senza la capacità di emettere moneta sarebbe stato comunque un “problema”.

      Rispondi
      • MB

        Certamente. L’Euro avrebbe dovuto rappresentare l’emancipazione di Spagna ed Italia. Abbiamo visto come è finita.

        Rispondi
  10. Rino Amedoro

    Buongiorno, uno spaccato delle dinamiche egemoniche all’interno dell’area Euro può essere visto attraverso la cronistoria delle tecnologie motoristiche più in auge. Parallelamente alla svalutazione del marco grazie all’introduzione dell’euro ci fu l’ascesa dei motori diesel a scapito dei benzina di cui fiat era grande produttore (ma anche i giapponesi erano forti). La risposta italiana fu all’altezza ma i volumi di produzione del motore diesel alla fine avvantaggiarono i tedeschi. Tutta questa storia ebbe la nemesi nello scandalo dieselgate, di cui se non erro fu proprio lei a parlare.
    In sostanza ogni volta il potere politico ci mostra degli obiettivi condivisibili che non sono mai gli obiettivi reali (come adesso con la tecnologia dei motori elettrici).

    Rispondi
    • MB

      Direi di no. Il Common Rail con iniettori a controllo elettronico nasce in casa Magneti Marelli, ma FIAT, con l’acqua alla gola, decide di venderlo a Bosch. Il Diesel-Gate è stato un gentile omaggio dell’amministrazione USA contro Angela Merkel. Quindi l’ascesa dei motori Diesel è stata, nonostante tutto, una boccata d’aria per FIAT.

      Rispondi
      • La Cruna dell'Ago

        FIAT non aveva nessun’acqua alla gola. Fu Agnelli a fare un regalo ai tedeschi. Lavorò per la concorrenza straniera. Del resto, ha fatto solo quello nel corso della sua vita.

        Rispondi
        • MB

          Agnelli avrebbe voluto liberarsi dell’auto da tempo, semplicemente la famiglia Agnelli preferiva apparire come la più importante dinastia industriale Italiana piuttosto che finanzieri dalla fortune alquanto discutibili; tuttavia non era possibile nemmeno un’uscita rapida, che avrebbe segnanto la dinastia con l’onta del fallimento. Industrialmente parlando la FIAT galleggiava quando bastava costruire auto piuttosto scarse ma economiche, appena la clientela ha aumentato le richieste, i nodi sono venuti al pettine. Un tempo gli acquisti erano dettati dalla disponibilità, in seguito contrarre debiti anche per l’auto è stato considerato accettabile, a tal punto le opzioni sul mercato si sono moltiplicate.

          Buona giornata

          Rispondi
          • La Cruna dell'Ago

            No, non è questo il punto. Intanto dimostri poca competenza in termini di auto perché le auto della FIAT negli anni 70 erano le migliori in Europa e al mondo. I motori FIAT erano invidiati da tutte le altre case automobilistiche europee, soprattutto VW, che si mise a sviluppare la Golf prendendo spunto dalla 127 e risoscendone le straordinarie doti meccaniche. Agnelli era iscritto al Bilderberg e al Club di Roma. Era molto amico di Kissinger. Aveva come obiettivo quello di deindutrializzare l’Italia ed ecco perché sabotò la FIAT mandando via ingegneri di prim’ordine fino poi a consegnarla agli Elkann che l’hanno uccisa del tutto.

          • MB

            Parliamo di veicoli di fascia bassa, che effettivamente hanno avuto successo mondiale (la 127 Brasiliana, ad esempio). Possiamo aggiungere anche la Panda prima maniera, robusta e costruita su misura di un’economia con inflazione pari al 20%, tant’è che si risparmiava su tutto; indimenticabili le cerniere a vista. Ma dopo basta, eccetto i successi dell’epoca Ghidella, cacciato per ragioni politiche da Romiti. In ogni caso Ghidella eredita una situazione pregressa di crisi, crisi che riscoppia al suo allontanamento.

        • Rino

          Anche la storia della famiglia Agnelli è uno spaccato della storia nazionale. La triste fine che hanno fatto Giovanni Alberto ed Edoardo la dice lunga. Mi piacerebbe sapere se ha scritto qualcosa in merito perché io qualche idea me la sono fatta ma non credo sia il caso di trattarla qui.

          Rispondi
    • imperscrutabile nell'essenza dell'ESSERE

      Infatti i motori elettrici sono una BUFALA…non è il futuro…e l’energia pulita è altra!!! Non ritengo parlare in questa sede di ciò perchè porterei fuori tema

      Rispondi
    • Marco Bracci

      Fatto quello che doveva fare e raggiunto quindi l’obiettivo che doveva raggiungere, ogni malcapitato deve essere eliminato, che sia una simgola persona o una nazione intera è la stessa cosa.Evidentemente, anche la Germania ha fatto il suo tempo e, come già l’Italia e prima ancora l’Iraq e simili, deve uscire dalla scena politica mondiale.Da quanto ho capito leggendo resoconti e parlando con dei meccanici, le auto diesel hanno un rapporto prezzo/prestazioni/durata migliore di tutte le altre. Sarà perché hanno favorito la Germania, in liquidazione, che ora devono essere eliminate?

      Rispondi
  11. Nic

    Se il North Stream fosse in funzione la Germania continuerebbe a macinare record. Si son tagliati le palle per obbedire agli USA (e getta) ? Gli USA (e gettta) hanno ottenuto quello che avevano programmato dopo la fine della seconda guerra mondiale.
    “[…]gli americani avevano già pianificato tutto, infatti l’autorevole
    rivista mensile “Mercury”, già l’8 ottobre 1943, a firma del giornalista
    Kingsbury Smith, così riepilogava il programma del governo USA:
    «…deve essere imposta una completa incorporazione dell’Italia vinta
    nella sfera degli interessi economici americani. Innanzitutto l’Italia si
    deve dichiarare disposta a sottoporre la sua produzione e la sua esportazione
    alle decisioni di un Consiglio Economico straniero. Ogni tentativo dell’Italia
    per realizzare l’autarchia in qualsiasi campo deve essere stroncato.
    Prima di tutto l’Italia deve rinunziare all’aspirazione di raggiungere una
    sufficiente produzione italiana di grano».[…]
    Già dall’aprile 1907 un presidente degli States: Thomas Woodrow Wilson
    era stato stupefacentemente esplicito e sfacciato in una serie di lezioni
    tenute alla Columbia University: «Dal momento che il commercio ignora i confini
    nazionali e il produttore preme per avere il mondo come mercato, la bandiera
    della sua nazione deve seguirlo, e le porte delle nazioni chiuse devono
    essere abbattute… Le concessioni ottenute dai finanzieri devono essere
    salvaguardate dai ministri dello stato, anche se in questo venisse violata la sovranità
    delle nazioni recalcitranti… Vanno conquistate o impiantate colonie, affinché al
    mondo non resti un solo angolo utile trascurato o inutilizzato».[…]”

    Rispondi
    • La Cruna dell'Ago

      In realtà non è così. Il rifornimento di gas non si è mai interrotto. Il problema della crisi della Germania è strutturale e risiede nelle caratteristiche dell’euro.

      Rispondi
  12. Nic

    Come mai non è stato pubblicato il mio commento che conteneva quanto segue ?
    “[…]gli americani avevano già pianificato tutto, infatti l’autorevole
    rivista mensile “Mercury”, già l’8 ottobre 1943, a firma del giornalista
    Kingsbury Smith, così riepilogava il programma del governo USA:
    «…deve essere imposta una completa incorporazione dell’Italia vinta
    nella sfera degli interessi economici americani. Innanzitutto l’Italia si
    deve dichiarare disposta a sottoporre la sua produzione e la sua esportazione
    alle decisioni di un Consiglio Economico straniero. Ogni tentativo dell’Italia
    per realizzare l’autarchia in qualsiasi campo deve essere stroncato.
    Prima di tutto l’Italia deve rinunziare all’aspirazione di raggiungere una
    sufficiente produzione italiana di grano».[…]
    Già dall’aprile 1907 un presidente degli States: Thomas Woodrow Wilson
    era stato stupefacentemente esplicito e sfacciato in una serie di lezioni
    tenute alla Columbia University: «Dal momento che il commercio ignora i confini
    nazionali e il produttore preme per avere il mondo come mercato, la bandiera
    della sua nazione deve seguirlo, e le porte delle nazioni chiuse devono
    essere abbattute… Le concessioni ottenute dai finanzieri devono essere
    salvaguardate dai ministri dello stato, anche se in questo venisse violata la sovranità
    delle nazioni recalcitranti… Vanno conquistate o impiantate colonie, affinché al
    mondo non resti un solo angolo utile trascurato o inutilizzato».[…]”

    Rispondi
    • La Cruna dell'Ago

      Vedo solo ora il tuo commento che è stato pubblicato poco fa.

      Rispondi
  13. Marco Bracci

    Il caro-gas è stata una mossa truffaldina dei distributori del medesimo. In realtà, come tutti gli altri prodotti petroliferi, arriva dalla russia tramite nazioni che non hanno accettato di fare l’embargo e che non sono nella black list della NATO. Ad es., molto del gasolio ecc. che arriva in Italia proviene dal Kazachistan, ma per la maggior parte è russo.

    Rispondi

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