di Cesare Sacchetti Questa storia si può definire senza timore di smentita come uno dei più grossi...
Il Financial Times, la Meloni latitante e la crisi irreversibile della Seconda Repubblica
di Cesare Sacchetti
Quando si legge il Financial Times si legge il quotidiano che trasmette delle direttive all’establishment politico europeo.
Questa testata è il simbolo di quegli ambienti della finanza anglosassone che dominano la politica internazionale da molti decenni.
Soprattutto dominano la politica italiana e per avere un esempio di come questo quotidiano sia il portavoce di determinati poteri che trasmettono determinati ordini si può ricordare il famoso articolo nel quale si intimava a Silvio Berlusconi nel 2011 di lasciare il governo “in nome di Dio”, non di certo però il Dio della Bibbia e della cristianità ma forse un altro agli antipodi di questo.
Lo stesso accadde quando negli anni successivi ci furono degli avvicendamenti a palazzo Chigi di una serie di presidenti del Consiglio che non avevano ricevuto nessuna legittimazione popolare quali Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni che condividono tutti e tre il fatto di essere membri del gruppo Bilderberg, una delle numerose società segrete dell’establishment internazionale.
In questa occasione, il quotidiano in questione è tornato a parlare per pubblicare un articolo dal titolo piuttosto esaustivo, ovvero “La luna di miele è finita: la manovra di Giorgia Meloni mette alla prova le difficili relazioni con gli investitori.”
In realtà, se la si dovesse dire tutta non c’è mai stata alcuna “luna di miele” tra la pasionaria di Fratelli d’Italia e le alte sfere della finanza internazionale.
Giorgia Meloni non era altro che la ruota di scorta della politica italiana e non è mai stata seriamente presa in considerazione per diventare presidente del Consiglio negli anni passati da questi poteri.
La mappa della politica italiana era stata designata per assegnare un ruolo di opposizione controllata alla Lega e al M5S che hanno assolto al ruolo dal 2010 al 2019, con il testimone del M5S passato alla Lega dopo il 2016 mentre al PD, era stato assegnato il ruolo di perno politico dello stato profondo in Italia.
Successivamente il testimone dell’opposizione controllata è stato passato a Fratelli d’Italia che però non ha mai raggiunto la popolarità degli altri due partiti perché la sua leader non ha mai assunto posizioni realmente sovraniste, a meno che non si voglia considerare come sovranista qualche uscita estemporanea in qualche talk show alla ricerca di facili consensi.
La Meloni negli anni passati si atteneva alle indicazioni che pervenivano da Londra e Bruxelles per quello che riguarda l’agenda, soprattutto economica, da seguire.
Il pareggio di bilancio introdotto da Mario Monti, sicario del gruppo Bilderberg e della Commissione Trilaterale, veniva da lei definito come un presupposto imprescindibile nella politica economica nazionale, e l’uscita dalla moneta unica non veniva minimamente messa in discussione.
Del resto, non poteva essere altrimenti. Fdi non è altro che un satellite della vecchia Alleanza Nazionale fondata da Gianfranco Fini che già nel lontano 1995 aveva iniziato a frequentare degli ambienti alquanto lontani dalla tradizione della cosiddetta destra sociale.
C’è un articolo a questo proposito di quell’anno del Corriere della Sera intitolato “Fini a Londra: polemica sul Times, Colazione alla Rothschild” nel quale si racconta di come Gianfranco Fini fosse andato in visita a Londra per incontrarsi con la famiglia di banchieri più potenti d’Europa e del mondo.
L’articolo del Corriere su Fini in visita dai Rothschild
E una volta che la ex destra sociale divenuta ormai destra neoliberale si era seduta al tavolo dei Rothschild ha finito con non l’alzarsi più da lì.
Giorgia Meloni è stata comunque chiamata negli ultimissimi anni per riempire, senza successo, l’enorme buco che si era creato con la dipartita di consensi di Lega e M5S. Mentre veniva allestita l’operazione di marketing della Lega sovranista nel 2013 per intercettare un bacino di consensi sempre più numeroso nei confronti della moneta unica, gli ambienti dello stato profondo italiano si tenevano la Meloni in panchina per provare a sostituire la precedente opposizione divenuta poi maggioranza controllata.
La irreversibile crisi della liberal-democrazia
Ora però c’è un sostanziale elemento di novità nel balletto della democrazia liberale e dei suoi “leader” telecomandati che non può essere trascurato e che ha fatto saltare tutti i precedenti equilibri.
Si è incrinato definitivamente quel rapporto di fiducia tra il popolo e ciò che c’è dentro le istituzioni e in questo ha giocato un ruolo del tutto decisivo la farsa pandemica.
La farsa pandemica ha rimosso ogni velo che era stata calato sulla politica. Se essa in un primo momento ha dimostrato la povertà di spirito delle masse raggirate da una enorme bugia, successivamente ha fatto emergere però una sempre più radicale presa di coscienza delle masse stesse sull’inganno alla base della liberal-democrazia.
Quando verso la fine del 2020 e soprattutto nel 2021 il popolo ha visto che qualunque esponente politico parlasse lo faceva per sostenere la farsa pandemica e per sostenere la visione autoritaria distopica di un altro dei numerosi club fondati dalla famiglia Rockefeller, quello di Davos, le persone sono giunte ad una semplice conclusione.
Il gioco della democrazia liberale è un gioco truccato. Esso è un gioco, per dirla con l’espressione dello storico canadese Allen Carr, di pedine nel gioco nel quale i veri poteri che stanno dietro tale forma di governo distribuiscono i ruoli e ognuno recita la parte assegnata.
Le massonerie si profondono in lodi per questo sistema non certo perché esso faccia gli interessi del popolo come ipocritamente dichiarano ma piuttosto perché è perfetto invece per fare i loro.
Ciò non vuol dire che a volte il gioco non possa saltare come accaduto negli Stati Uniti quando si presentò Trump che fece saltare il duopolio tra democratici e repubblicani gestito dal governo segreto di Washington.
Questo non è ancora accaduto in Italia ma ormai per chiunque dotato di effettive capacità analitiche in termini del funzionamento della politica è semplicemente chiaro che il gioco si è interrotto e gli equilibri del passato sono impossibili da mantenere.
La classe politica italiana si è spesa tutta negli anni precedenti per consegnare l’Italia al carnefice di Davos. Non c’è stato un solo politico o partito che si sia opposto realmente al piano di quei poteri massonici che volevano distruggere il Paese simbolo della tradizione cristiana e greco-romana.
Zaia lo disse chiaramente. C’è il Nuovo Ordine Mondiale da attuare e le persone debbono farsene una ragione.
I piani però non sono andati come previsto. L’establishment italiano si è risvegliato in un mondo che non va più nella direzione auspicata da Klaus Schwab.
Davos è persino decaduto e l’ultimo forum è stato disertato da quei potenti che un tempo invece facevano la fila per presenziare.
Non c’è stato il tanto agognato accentramento di poteri a livello globale. Si è messo in moto piuttosto il meccanismo inverso. Le nazioni tornano le protagoniste della storia e il disegno del Nuovo Ordine Mondiale appare completamente sfumato e rinviato molto più in là con il tempo.
La classe politica italiana è rimasta in tale guado. Convinta che ci sarebbe stata la manifestazione di una governance globale si ritrova invece come una foglia al vento in balia di eventi storici avversi per essa.
Giorgia Meloni: ultima spiaggia dello stato profondo italiano
Giorgia Meloni è stata chiamata come ultima “risorsa”. Non c’era più nessuno disponibile per andare a palazzo Chigi.
Se un tempo c’era la ressa e la rissa per baciare la pantofola di Londra e di Israele, passaggio necessario dal 92 in poi per diventare presidenti del Consiglio, oggi si verifica il curioso fenomeno del ciapa no.
Si fa a gara per non sedersi su quella poltrona e non bere l’amaro calice. Giorgia Meloni non aveva particolarmente voglia di assolvere a questo ruolo di presidente-kamikaze.
Già lo scorso anno si dimostrava in pubblico molto nervosa e con grossi occhiali scuri per nascondere le occhiaie provocate da una fila di notti insonni.
Quando è entrata a palazzo Chigi è iniziato un altro gioco. Quello di non stare dentro il palazzo. Ormai è semplicemente chiaro a tutti che le interminabili visite all’estero di Giorgia Meloni sono un pretesto per non occuparsi degli affari di governo e non dover mettere la faccia sui dossier più scottanti.
Quando non è possibile ricorrere ai viaggi all’estero, si mette invece in scena un’altra strategia, quella del marketing di basso profilo mutuato direttamente dalle televendite di materassi.
Questo stile comunicazionale è po’ il leitmotiv di tutta la Seconda Repubblica nella quale uscita di scena la politica con la P maiuscola e gli interessi del Paese si è deciso di sostituire entrambi con artifici comunicativi per obnubilare e ipnotizzare le masse.
Le campagne pubblicitarie però sono come le bugie. Hanno le gambe corte e durano molto poco soprattutto quando queste vengono ripetute in continuazione nel corso degli anni.
Giorgia Meloni non può quindi pensare di cavarsela con delle passerelle a Lampedusa assieme alla Von der Leyen per raccontare ai lampedusani esasperati e sommersi di immigrati clandestini la favola dei confini “europei”.
Allo stesso modo però la Meloni non può pensare di ingannare per sempre anche i vecchi referenti di quel potere finanziario globale che attraversa una profonda crisi.
L’articolo del Financial Times è stato scritto per questo. È stato scritto per comunicare alla Meloni che gli ambienti della City vogliono che venga eseguita una manovra di austerità sulla falsariga di quelle precedenti e che non devono essere varati dei provvedimenti che mettano a rischio gli interessi di uno status quo che comunque non può più essere mantenuto.
Il paradosso attuale è proprio questo. C’è un sistema e degli equilibri che non possono essere più preservati perché la storia ha preso una piega del tutto inaspettata per questi signori.
Piuttosto che la manifestazione del Grande Reset e di tutto ciò che c’era dentro, si è messo in moto un processo che mette fine a quelle strutture e a quegli apparati che erano stati costruiti per garantire il potere della finanza e delle banche.
Nonostante questo passaggio decisivo che ha avviato una crisi dell’UE e della sua moneta artificiale, l’euro, sempre più profonda, ci sono ancora alcune forze dentro il precedente sistema che non vogliono mollare la presa.
Una di queste è il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che continua nella sua bolla quirinalizia a ripetere le vecchie frasi a favore della integrazione e dell’invasione di massa nonostante il Paese sia saturo da Nord a Sud e non ne possa più di vedere le proprie strade invasi da clandestini spesso usciti direttamente dalle patrie galere africane.
La probabile dissoluzione della Repubblica dell’anglosfera
A questo punto, la Meloni si ritroverà tra l’incudine del martello sovranazionale che le chiede di fare ciò che non può essere più fatto e che era stato già abbandonato da Draghi, ovvero l’esecuzione del PNRR, e il martello popolare stufo di un’agenda che ha portato il Paese alla rovina sociale, economica e culturale.
Viene da chiedersi quale sarà la strada che intraprenderà il presidente del Consiglio. A nostro avviso, sarà quella della terra di mezzo dove finirà per scontentare entrambe le parti fino a quando lei stessa non cercherà qualche incidente di governo per togliere il disturbo e tornare a fare o la leader di un piccolo partito, ammesso che sopravviva alla tempesta, oppure rifugiarsi a Bruxelles come vorrebbero fare molti di coloro che siedono sugli scranni di Montecitorio che sanno che la legislatura potrebbe finire da un momento all’altro.
L’Italia dovrà andrà in questa fase? Lo scenario che sembra più probabile è quello di un aggravamento della crisi delle istituzioni liberali fino ad un loro completo decadimento.
I partiti sono immersi fino al collo nei debiti e il vecchio referente del globalismo, il PD, viaggia sempre più spedito verso una scissione favorita anche dalla sua debole e inadeguata leader, Elly Schlein.
Questa fase è estremamente simile sotto certi aspetti a quella che portò alla fine del liberalismo in Italia nei primi anni 20 e a quella che portò alla fine della Russia oligarchica alla fine degli anni 90.
È una fase di transizione dove molti attori attuali spariranno e usciranno di scena sostituiti da nuovi interpreti che avranno poco in comune con la tradizione precedente e i suoi principi.
L’Italia sta attraversando un’altra di quelle sue fasi storiche che dopo molto patire potrebbero riportarla finalmente sulla strada della rinascita e della riscoperta della sua vera identità, calpestata e oppressa dalla Repubblica liberale creata dall’anglosfera nel 1946-48.
Un grandissimo cerchio storico si sta per chiudere e vivere in questa fase attuale fino a pochi anni fa sembrava un calvario, mentre adesso potrebbe essere un grande privilegio nel quale c’è un bivio storico unico per questa grande nazione.
Il vecchio sistema politico che era stato costruito per volontà dell’impero americano sta venendo meno perché l’impero stesso sta uscendo dalla storia.
È in questa fase che ci sarà probabilmente la grandissima opportunità di tornare a vedere un’Italia finalmente sovrana e indipendente. Un’Italia che ricordano le vecchie generazioni e che quelle nuove non hanno nemmeno mai visto.
Si dovrà ripartire dai fondamentali storici e morali di questa nazione ma ciò che conta non è nemmeno questo.
Ciò che conta è che domani l’Italia potrebbe avere per le mani finalmente l’opportunità che attendeva da tanto e troppo tempo.
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A dire il vero Trump aveva una catena di alberghi sull’orlo del fallimento e fu “salvato” da Morgan Stanley, prima di intraprendere la carriera politica… La crisi Covid non a caso è cominciata in Cina, Bolsonaro è una creatura del Deep State USA… Insomma la recita delle parti da sovranista è stata orchestrata in modo tale da far sembrare vi sia ancora una scappatoia per i Popoli, ora Trump, poi Putin, quindi i Brics. Se Dio non fa incatenare Satana non usciremo da Matrix
Trump veramente non fu salvato da nessuno. Era uno degli uomini più ricchi d’America e ovviamente come tutti gli uomini d’affari doveva tenere delle relazioni e ricorrere a volte ai finanziamenti delle banche. Bolsonaro è letteralmente detestato dallo stato profondo americano che si schierò tutto dalla parte di Lula. Quindi no, non sono tutti agenti del mondialismo. A fare questa disinformazione sono principalmente i canali della falsa controinformazione.
Cesare sono con te. Ho conoscenze disponibili all’indipendenza dell’Italia, amici con tutti ma schiavi di nessuno.
Mi scusi, che senso ha per i politici italiani rifugiarsi in incarichi a Bruxelles se tanto poi anche l UE sara’ destinata a crollare? Attendo una Sua cortese risposta, complimenti per l’ articolo, questo e’ vero giornalismo.
Non hanno alternative, Gabriele. Scelgono le opzioni che hanno a disposizione anche se poi queste non risolveranno i loro problemi.
Grazie della risposta.
La meloni è l’ultima figurina delle èlite globaliste, come ben scrivi, e cosa rimane per il dopo? Tutto i partiti hanno svolto egregiamente il loro lavoro drenando voti da cittadini che ancora credevano al cambiamento e via via sempre più si rendono conto ora, soprattutto dopo il covid come hai sottolineato, l’enorme bluff alla base della nostra pseudo-democrazia. Ossia le genti si sono rese conto che è tutto finto, dalla campagna elettorale alle promesse, dalla rappresentatitivà e alla sovranità italiana, che c’è un percorso già scritto che tutti indistintamente devono seguire una volta seduti a palazzo chigi. Certo possono approvare decreti simbolo su temi di scarsa importanza (ed infatti nei tg non si parla mai dei temi reali del paese, ma di fesserie per riempire tv e giornali di nulla…). Si cerca di mantenere il popolo bue nel suo torpore post 1992 ma: il tesoretto di benessere delle famiglie è evaporato, il sogno (?) ue è finito, vent’anni di lacrime e sangue hanno convinto anche i più scettici che ogni politico fa il gioco delle 3 carte e che quindi è destinato sempre a perdere. Nemmeno il giochino del ‘ce lo chiede l’ue’ o ‘abbiamo un debito record’ serve più a placare le masse inferocite che pretendono ora la svolta sbandierata da questo o quel personaggio politico decine di volte.
Terminato il pd, terminata forza italia, terminato il 5s, terminata la lega e a breve fdi non ci sarà davvero più nessuno a poter raccogliere voti, ossia il sistema sarà morto. Credo che a quel punto l’ultimo baluardo del vecchio sistema, il quirinale, tirerà fuori l’ultimo asso nella manica: un governo di emergenza nazionale (immigrazione, crisi economica, guerra, inflazione, scarsità materie prime) per attuare il piano finale, ossia svuotare permanentemente la sovranità nazionale delegando i veri poteri decisionali ad altre istituzioni sovranazionali. E’ l’ultima chance che avranno prima del rovesciamento totale del paese contro di loro. Il sistema sta crollando velocemente e i paracadute stanno finendo per tutti…
E così credo si attiverà la legge marziale
Il governo di emergenza nazionale non è però fattibile in questa fase perché non ci sono più tecnici disponibili ad andare a palazzo Chigi. È venuto meno il sistema che gli assicurava la copertura necessaria per poter governare. Per quello che riguarda i politici non vedo affatto la fila per andare al governo. Vedo la fila per andare a Bruxelles.
Cosa pensi succederà secondo te?
A mio avviso uno sciacallo alla monti o draghi lo possono trovare…anche un amato per dirne una…no?
Che alternative hanno?
No, quelli sono i primi a tenersi lontani. Io credo che andremo incontro ad uno scenario come quello che ho descritto nell’articolo. Un crollo generalizzato dello status quo e di questa classe politica.
Il pallino è comunque in mano al quirinale che è ormai divinizzato in Italia, manco fosse un dio dell’antica Grecia…potrebbero fare un governo di minoranza, un governo senza politici ma solo di tecnici, potrebbero in emergenza (soprattutto se l’italia dovesse entrare in guerra contro la Russia, cosa impensabile fino a poco fa ma con percentuali crescenti secondo me data la disastrosa situazione dell’esercito ucraino sul campo…) magari invendosi governi diretti al pdr anche se mai esistiti nella storia del paese.
Ora si giocheranno il tutto per tutto, questa è l’ultima classe politica poi c’è il nulla di un sistema che è crollato come un castello di carte.
In realtà occorre considerare anche altri aspetti non secondari.
1) Dopo la Meloni non hanno più nessuno ma di certo il potere non può rimanere vacante. La Meloni potrebbe approfittare di ciò sapendo proprio che dopo c’è il nulla, e quindi rimanere perennemente in uno stadio di galleggiamento senza prendere mai nessuna decisione importante (mi riferisco al MES che potrebbe rinviare all’infinito e cose di questo genere). Certo possono disarcionarla, ma poi chi ci mettono? E se in Italia c’è un rovesciamento che ci porta fuori dalla UE, anche il posto per svernare a Bruxelles svanirebbe e quindi è inutile quella strada… O cmq, troppo aleatoria.
2) C’è una seconda strada che secondo me è possibile: Il golpe militare! Ultimamente ci sono troppi generali alla ribalta (Figliololo, Vannacci, e altri che di tanto in tanto sono intervistati dalla stampa). E se per continuare i politici iscenino o favoriscano un golpe militare in modo da fare delle scelte senza assumersene la responsabilità diretta (stile colonnelli Greci)?
Nell’opzione militare occorre poi vedere che strada intraprendono: vanno verso la UE? Ma teoricamente non potrebbero accettare in UE un governo non eletto e frutto di un golpe (potrebbe essere emulato da altri). Quindi andrebbero giù di sanzioni “mortali”. Quindi i militari non potrebbero certamente fare i filo europei. Tuttavia non ci sono problemi per rimanere nella NATO anche se dittatura…
D’altro canto, come detto nell’articolo, siamo in una situazione molto simile agli eventi che portarono al fascismo.
E se si decidesse di uscire dalla UE mediante golpe militare? Cioè, se tutto va bene la nazione si ritrova fuori e poi si vedrà come ristabilire la demicrazia ma da liberi. Se invece l’operazione va male si da la colpa ai militari e i politici ne escono “vergini”.
Secondo me nel prossimo futuro un Italia che soccombe non è lo scenario più probabile ma qualche colpo di scena clamoroso potrebbe comunque avvenire!
Come sempre complimenti per l’analisi storica che condivido pienamente ma mi sorge una domanda….ora che con la Sig.ra Meloni lo stato profondo ha messo a terra tutte le carte disponibili e ha costretto ogni figurina a fare la propria parte per obbedire ai piani di dissolvimento dell’attuale ordine mondiale e di deprivazione delle ulteriori sovranità nazionali ancora esistenti mi chiedo se davvero la partita stia realmente giungendo al termine a vantaggio del ns paese e di noi cittadini o se, secondo il tuo parere, si potrebbe presentare la prospettiva di un periodo storico di non breve durata durante il quale queste losche figure cercheranno miseramente di tirare a campare a colpi di governi tecnici che senza troppi scrupoli potrebbero definitivamente demolire quello che resta del Paese…grazie mille per l’attenzione!
I governi tecnici sono da escludersi, Anna, perché i tecnici sono andati tutti via per le ragioni spiegate nell’articolo. Non c’è più il sistema che gli garantiva la copertura necessaria.
Grazie per l’articolo, un faro nel buio come sempre.
Certo dobbiamo prepararci a tempi ballerini, dobbiamo restare presenti a noi stessi e lucidi.
Buonasera Cesare,
ho una domanda, chi sono per lei i ‘nuovi interpreti’ della politica che potranno riportare l’Italia all’antica gloria?
Sono pienamente d’accordo quando dice che, se inizialmente eravamo impauriti, confusi e tristi per dover vivere in un momento così buio, ora dobbiamo ringraziare Dio per averci dato la possibilità di esserci e di fare la differenza.
Mi chiedo però, chi porà avere il ruolo di Leader che abbia l’onestà d’animo e la forza per tirar fuori dalla melma la nostra Italia?
C’è chi ancora punta sulla Meloni che, sotto una falsa maschera da burattino del deep state, dovrebbe, a parer loro, lavorare per la rinascita del Paese.
Lei cosa ne pensa di questa versione?
Ancora le chiedo, se possibile, un cenno sul QFS (Quantum Financial System)
grazie per il lavoro svolto
Salve Mariella, grazie per gli apprezzamenti. Non ci sono ancora i nuovi interpreti sulla scena pubblica perché ancora non hanno avuto l’opportunità di mostrarsi e diventare loro la nuova classe politica. Credo che non appena i partiti attuali spariranno del tutto, inizieremo a vedere quelle persone che possono aiutare davvero il Paese. Il QFS è in realtà un’invenzione di alcuni canali della falsa controinformazione. I BRICS puntano all’uso delle monete nazionali e ad una possibile valuta alternativa ma non di certo nei termini nei quali è stato imposto il dollaro. L’idea è quella di costruire un sistema monetario dove non esista il dominio di un Paese sopra su un altro.
Grazie Cesare.
Mi fa piacere leggere il suo commento.
Buon lavoro
Mariella Cannarozzo: “Mi chiedo però, chi potrà avere il ruolo di Leader che abbia l’onestà d’animo
………………………………e la forza per tirar fuori dalla melma la nostra Italia?”
Senza voler in alcun modo, gentile signora Cannarozzo, pormi in una posizione di contrasto con il nostro eccellente Padrone di casa a cui Lei ha rivolto la Sua domanda, vorrei porre alla Sua attenzione lo scenario seguente: sempre un maggior numero di elettori – profondamente consapevoli dell’inutilità del loro voto – scelgono la strada dell’astensione, istintivamente consapevoli, tuttavia, che la loro astensione non sarà infruttuosa come dai presenti partiti politici, vecchi e nuovi, strombazzato, ma, al contrario, porterà alla luce un “Monarca” mandato dal Cielo, come già avvenuto negli ultimi anni con l’oltre ottantenne Mons. Carlo Maria Viganò che – invece di andarsene in pensione – si è dato alla latitanza pur di far giungere al popolo di Dio, ridotto alla confusione più totale dalle forze del male, la voce e la guida di nostro Signore Gesù Cristo.
Un Monarca mandato dal Cielo, gentile Signora, equivale all’abolizione di tutti i partiti politici, all’abolizione delle due Camere rimaste senza parassiti di ogni sorta, all’abolizione della cosiddetta “democrazia” che altro non è stata la forma di governo più cuccagna in esistenza per quei parassiti che stanno dietro al Nuovo Ordine Mondiale caduto, per volontà di Dio, in irreparabile disgrazia. Equivale anche al recupero della Chiesa di Gesù Cristo fino ad oggi occupata – sin dal 1958 – dalle forze massoniche. Equivale parimenti al recupero dello Stato anch’esso occupato dalle stesse forze sataniche schierate contro il Papato, invece di essere con quest’ultimo in piena armonia al servizio del benessere del Popolo di Dio.
Ritornare alla Monarchia, gentile Signora, equivale a ritornare alla volontà inalterabile di Dio Creatore che mai intese il Suo popolo governare se stesso, ma, al contrario, essere governato da Monarchi da Dio medesimo designati allo scopo, non diversamente come i Papi furono voluti alla guida spirituale del Suo Popolo. Ritornare alla Monarchia significa, in estrema sintesi, ritornare a fare la volontà di DIO CREATORE! Così sia!
Il Dio della Bibbia è lo stesso della cabala, non confondere il cristianesimo vero, combattuto dal Sistema e che ha Crocifisso un suo Figlio che cercava di svegliare l’umanità con la religione creata dalla Bibbia di un Dio assassino e geloso a chi non si allinea!
Forse dovresti smetterla di leggere il pattume di Icke e Biglino..Queste menzogne, facilmente smentite in numerose occasioni, vengono chiaramente da loro..
Cioè? Le menzogne sarebbero… quali.
Quelle che hai scritto…